Parla lo spericolato Marek Halter, sostenitore e censore del sionismo
Abbiamo incontrato lo scrittore Marek Halter, in Italia per pubblicizzare la sua nuova fatica letteraria «La regina di Saba» dedicata all’affascinante quanto mitica regnante. Cosa dire di Halter? La sua vita è paragonabile ad una pagina dei suoi romanzi. Nato in Polonia nel 1936 da una poetessa yiddish e da un tipografo ebreo, scappa rocambolescamente dal ghetto di Varsavia devastata dalla follia nazista. Si rifugia con la famiglia in Uzbekistan, in una Russia soggiogata dalla pazzia del comunismo imperante di Stalin. Superstite dei due totalitarismi del XX secolo, nel 1950 arriva in Francia e diventa pittore, romanziere, leader dell’ebraismo e dell’antirazzismo mondiale, fondatore, con Bernard-Henri Lévy, del Movimento «SOS Razzismo», illustre firma di Libèration, perchè, bisogna dirlo, l’anima di Halter è sempre stata di sinistra, quella vera, tenace, militante.
La scelta della regina di Saba come soggetto per questo suo romanzo si innesta ancora una volta sul rapporto fra ebrei e non ebrei?
«Non sbaglia. La regina di Saba è una figura enigmatica, eppure affascinante: lei nera, straniera, riesce a penetrare nel cuore di Salomone e forzare il pantheon dei bianchi; mette alla prova la stessa saggezza del re ebraico e infine torna nel suo regno portando nel grembo il frutto dell’amore di Salomone, un bambino, Menelik, che poi sarebbe diventato il capostipite di tutti i re d’Etiopia fino a Hailé Selassié I»
Quel Selassié?
«Si proprio l’imperatore scacciato da Mussolini nel 1935 con una guerra crudele in cui si fece largo uso di armi chimiche. Una guerra che inaugurò la lunga scia di sangue culminata nel fatidico 1939 con l’invasione della Polonia da parte di Hitler. Quale simbolo di vittoria sulla terra di Saba Mussolini portò in Italia il famoso obelisco di Axum, fatto erigere proprio da Menelik. Un monumento solo recentemente restituito all’Etiopia dal presidente Berlusconi. Come vede la storia è sempre attuale». Lei dice della mitica regina: “Meravigliosa nella sua diversità”. Oggi la diversità come è percepita?. «Vorrei raccontarle una storia. Dall’amore tra Salomone e la regina di Saba nacque non solo un bambino, ma anche quel meraviglioso testo poetico che nella Bibbia è chiamato Cantico dei Cantici. In esso la sovrana dice: “Io sono bella e nera, una figlia di Gerusalemme”. Quando nel IV sec. d. C. San Girolamo traduce la Bibbia dal greco in latino, la cosiddetta Vulgata, altera quella frase scrivendo: “Io sono bella, ma nera e figlia di Gerusalemme”. Una modifica non da poco, si può vedere come il razzismo sia serpeggiante, subdolo, tanto da mutare persino la parola di Dio!»
Vorrei provocarla. Se così fosse allora gli ebrei sono anch’essi un po’ razzisti. Non rivendicano di essere il solo popolo eletto da Dio?
«Ha ragione, e tolga il “po'”. Io combatto l’antisemitismo come una delle tante forme del razzismo. Gli ebrei stessi sono razzisti come possono esserlo tanti altri popoli. È un male da cui nessuno può essere immune. Io non difendo gli ebrei perchè sono speciali o superiori, ma perchè svanisca l’idea stessa che un popolo non abbia diritto ad esistere. Poi bisogna sfatare questo mito del popolo eletto!» Per quale ragione, non lo dice la Bibbia? «Lo dice la Bibbia cristiana, quella che fu tradotta dall’aramaico in greco già nel III sec. a. C., ad Alessandria d’Egitto. Gli ebrei si definiscono popolo “scelto” e non “eletto”. Dire eletto significa ammettere automaticamente la superiorità di una razza. Questo fraintendimento è stato la causa di tanti mali. Quando il Nazismo definì il popolo germanico “eletto” ciò segnò la condanna a morte degli ebrei perché due popoli “eletti” non potevano esistere contemporaneamente».
Lei ha eluso la seconda parte della mia prima domanda!
«Affatto. Io non parlo di razzismo, ma di razzismi. In America esso non tocca picchi così assoluti come in Europa poiché la società americana è di per se stessa multietnica. La stessa elezione di Obama la dice lunga. La Francia, l’Italia sono delle nazioni nate dalla volontà di un solo popolo e non di tanti, pertanto esse non accettano l’integrazione, ma soltanto l’assimilazione. Pensi a quello che accadde subito dopo la Rivoluzione francese, quando si soffocò nel sangue la rivolta della Vandea. Similmente all’atto dell’Unità d’Italia con il Meridione della vostra Penisola oggetto di conquiste e repressioni sanguinose»
Lei è uno dei maggiori intellettuali della Sinistra francese. Eppure è stato vicino all’attuale Presidente Sarkozy. Come pensa che stia affrontando la crisi?
«Vede, le persone comuni, quelle che di alta finanza, di borse, di titoli non capiscono o sanno niente, andranno a cercare presto o tardi il responsabile delle loro sciagure, del posto di lavoro perduto. Per prima cosa si scaglieranno contro gli stranieri. In Italia accade con i romeni, in Russia con gli ebrei, si parla già di una congiura sionista, in Francia con gli africani. La crisi e i suoi sviluppi sono imprevedibili e i governi non stanno facendo a sufficienza, la crisi è soltanto agli inizi e porterà nuove forme di intolleranza verso il diverso, lo straniero».
Spero che non voglia essere profetico con questa considerazione.
«Questa è un’altra deformazione dei termini ebraici. I greci nel tradurre la parola “profeta” le attribuirono un significato oracolare perchè loro pensavano a Delfi, ad Apollo, ma non è così. Per l’ebreo il profeta è “colui che grida”, che scuote le coscienze, che alza la voce contro re o sacerdoti per il popolo. Pertanto io grido, grido, quando non è possibile altra forma di linguaggio per far udire alla gente un messaggio nuovo e di speranza. Grido anche in ciò che scrivo perchè la letteratura è sempre stata la vera patria degli ebrei nel loro errare per il mondo».
10/04/2009 Il Tempo