Alla fine della parashà la Torà prescrive le mitzvòt da osservare in occasione della festa di Sukkòt, quando le stagioni dei raccolti sono terminate. In questa occasione nella Torà è scritto: “… ti rallegrerai in questa tua festa (ve-samachtà be-chaghèkha), tu, tuo figlio e tua figlia, il tuo servo e la tua serva, e il levita, lo straniero, l’orfano e la vedova che saranno entro le tue porte” (Devarìm, 16:14). La mitzvà di rallegrarsi (simchà) vale quindi per tutti: uomini e donne.
R. David Abudarham (Siviglia, XIV sec.) nella sua opera nella quale commenta le berakhòt e le tefillòt, scrive che tutto Israele è obbligato a osservare sia le mitzvòt prescrittive (di fare) sia quelle proscrittive (di non fare). Per quanto riguarda le donne, esse sono esentate da tre mitzvòt proscrittive, che riguardano solo gli uomini. Si tratta della mitzvà di non rendersi impuri avvicinandosi ai morti, che incombe solo sui kohanìm maschi e non sulle moglie o sulle figlie (Vaykrà, 21: 1-4) e quelle di non rasare gli angoli della capigliatura e della barba (ibid., 19:27).
Le donne sono anche esentate dall’osservare le mitzvòt prescrittive che sono legate a dei tempi specifici. Vi sono però sette eccezioni. La mitzvà della simchà è legata a un tempo specifico, cioè la festa di Sukkòt. È tuttavia obbligatoria anche per le donne perché nel succitato versetto della Torà è specificato che l’obbligo della simchà vale per tutti.
Vi sono altre sei eccezioni. La seconda è quella dello “Hakhèl” come è scritto: “Alla fine d’ogni settennio, al tempo dell’anno di remissione, durante la festa di Sukkòt, quando tutto Israele verrà a presentarsi davanti all’Eterno, al tuo Dio, nel luogo ch’egli avrà scelto, leggerai questa legge dinanzi a tutto Israele, in modo che la sentano. Radunerai (Hakhèl) il popolo, uomini, donne, bambini, con lo straniero che sarà entro le tue porte, affinché sentano, imparino e abbiano timore dell’Eterno, vostro Dio, e abbiano cura di mettere in pratica tutte le parole di questa legge (Devarìm, 31:10-12).
La terza eccezione è quella di fare il kiddùsh di Shabbàt. Poiché le donne sono obbligate a osservare (shamòr) lo Shabbàt sono anche obbligate a ricordarlo (zakhòr) facendo il kiddùsh.
La quarta eccezione è la mitzvà di mangiare la matzà nella sera del sèder di Pèsach. E questo perché le mitzvòt di non mangiare cibi lievitati e quella di mangiare matzà sono collegate: “Non mangerai con questo sacrificio (il korbàn Pèsach) nessuna cosa lievitata; per sette giorni mangerai matzòt …” (Devarìm, 16:3).
Le altre tre mitzvòt legate a tempi specifici che anche le donne sono obbligate a osservare sono la lettura della meghillà di Purìm, che celebra il miracolo della salvezza degli ebrei dell’impero persiano dall’editto di Hamàn che voleva fare un genocidio; l’accensione dei lumi di Chanukkà che celebra la vittoria degli Asmonei nei confronti dei greci seleucidi che volevano uniformare le leggi di Eretz Israel a quelle del resto dell’Impero e in questo modo impedire agli ebrei lo studio della Torà e l’osservanza delle mitzvòt; e la mitzvà di bere i quattro bicchieri di vino durante la sera del sèder di Pèsach per celebrare i miracoli che l’Eterno ci fece nel liberarci dalla schiavitù in Egitto. Il motivo di queste ultime tre eccezioni è che anche le donne beneficiarono dei miracoli che portarono la salvezza a tutto Israele.