Quando sorge un nuovo problema di hahakhà si fa una sheelà (domanda) a un esperto che abbia non solo ampie conoscenze nel campo della Halakhà, ma sia anche capace di elaborarle. Il Sinedrio, il massimo ente legiferante, era composto da esperti in tutte le materie e le scienze e quindi poteva emettere una sentenza senza rivolgersi ad esperti esterni. Oggi, per quanto una persona possa considerarsi esperta, non avrà la possibilità di spaziare in tutti i campi della scienza umana, specie quando questi campi sorgono come funghi ed è necessario informarsi bene per avere una conoscenza approfondita della materia.
Ora, il paradosso è che l’Intelligenza Artificiale (IA) sembrerebbe risolvere tutti i problemi e poter dare una risposta a questo problema, ma vediamo come stanno le cose e se possiamo affidare all’IA il compito di scrivere una sentenza halakhika.
Cosa si intende per una sentenza halachica e come si arriva a stabilire la halakhà?
L’esperto ha a disposizione da una parte i codici fondamentali su cui basare la sua sentenza (Maimonide e Shulchan Arukh) dove si trovano le norme in tutti i campi di cui si è occupata la halakhà. Ma non tutte le domande hanno una risposta diretta nei codici: è necessario analizzare se l’argomento è stato trattato da altri Maestri nella enorme raccolta di Shut, i Responsa dati dalla chiusura del Talmud in poi, cioè dal sesto secolo fino ai giorni nostri.
È chiaro che un argomento come quello dell’IA non è mai stato affrontato e si tratta di ragionare se c’è qualcosa che gli possa essere paragonato. Possiamo anche ipotizzare che, anche se oggi l’IA non è arrivata al massimo della sua capacità, domani potrebbe anche andare oltre e potremmo trovarci di fronte a una sentenza elaborata da un programma basato dall’ IA tale da potersi confondere con una sentenza stabilita da un importante esperto di Halakhà o un Tribunale rabbinico. Già oggi, un po’ per scherzo e un po’ per davvero, quando si pone un problema qualcuno dice. “vediamo cosa dice “Rav Google”: quindi qualcuno potrebbe dire “chiediamo direttamente all’IA.
Il problema è che la sentenza della Halakhà non è solo correlata al suo contenuto, ma anche a un aspetto “istituzionale”, secondo il quale solo un rabbino è qualificato a pronunciarsi per stabilire una nuova Halakhà. Se questa è la posizione che verrà accettata da chi osserva le mitzvot, i vari strumenti dell’intelligenza artificiale formeranno un database che servirà a conoscere e analizzare le sentenze dei rabbini, ma la sentenza elaborata dall’IA non avrà alcun rilevanza halachica. Secondo questo approccio, la sentenza halachica non è solo un processo per trarre conclusioni dalle fonti, ma piuttosto acquista valore solo se applicata da un Posek, un giudice riconosciuto con capacità di stabilire la legge. Il giudice può utilizzare le capacità dell’IA per trovare fonti per discutere la questione, per confrontare la sua posizione con quella di altri rabbini e per apprendere qual è la posizione accettata sull’argomento, ma alla fine la sentenza halachica deve essere formata e firmata da un Posèk con il suo intelletto accademico, il suo mondo spirituale e la sua interpretazione delle fonti e della realtà.
Cos’è un’opinione halachica “corretta”?
Questa posizione può incontrare due sfide fondamentali. La prima delle quali è la necessità che venga accettata dal pubblico: in effetti, da un punto di vista pratico, il campo dell’halacha è radicato nelle parole dei Poskim, da Moshè rabbenu in poi: se il pubblico non agisce alla luce della decisione espressa dall’IA, la sentenza rimarrà sullo scaffale o negli archivi del computer e non avrà alcun effetto nella realtà.
Esiste spesso un divario tra ciò che i Posekim hanno stabilito e ciò che viene effettivamente fatto, ma non si può negare che a volte accade che alcune cose vengono fatte non per una decisione dei Maestri, ma per una scelta del pubblico.
L’IA opera sulla base di un enorme database di sentenze rabbiniche che sono state fatte in passato, e non solo nel campo dell’halacha: sono oggi disponibili compilazioni in cui vengono sintetizzate sentenze passate, ma che non contengono nulla d creativo. Perché, allora, rinunciare alle “sentenze” dell’IA, che pure svolge le medesime funzioni di un Maestro e usa sentenze decise dai rabbini e quindi già rispondenti al criterio di essere espressione del sistema della Halakhà?
Mi sembra che esistano tre argomenti per rifiutare l’accettazione di una sentenza prodotta dall’IA:
- Nessun Posèk ha fatto uso dell’intelligenza artificiale e ha inserito le sue decisioni nel novero di quelle già esistenti.
- La sentenza dell’IA non include in sé mondi di emozione, inclusione, educazione, sguardo al futuro, visione del mondo sia del Maestro che della persona che pone la domanda, anche se in futuro imparerà come funziona l’emozione e sarà capace di usarla, e certamente non di tutte le emozioni e i sentimenti.
- Una sentenza dettata dall’IA può non essere accettata dal pubblico: ricordiamo che l’approvazione del pubblico è importante per la validità di una sentenza. Questo si evince anche da quanto scritto nella Meghillat Ester: gli ebrei misero in pratica ciò che avevano già ricevuto, cioè accettarono volontariamente la legge che avevano accettato contro la propria volontà: l’autorità dei Maestri ha bisogno di essere confermata dall’accettazione delpubblico: En gozrim ghezerà al hatzibur ella im ken rov hatzibur yekholin l’amod ba. (Avodà zarà 36a)
- Non tutte le sentenze rabbiniche includono nel loro testo riferimenti ad aspetti sentimentali, anche se sono sottintesi, e l’IA non saprebbe dove andarli a cercare e, quand’anche li trovasse, non sapremmo se l’emozione viene dal mondo del giudice o dal database.
Al di là degli aspetti formali, quale potrebbe essere una risposta legata all’essenza, potremmo dire allo spirito della Torà?
Qui ci possono venire in aiuto due racconti tratti dalla Torà e dal Talmud.
Dalla Torà, la risposta di Moshè ad Itrò quando questo chiede perché il popolo viene continuamente a interpellarlo per chiedere giustizia: Moshè risponde che le persone vengono “Lidròsh et haElokim” – a cercare Dio – e quindi non solo per chiedere giustizia, ma molto di più!
Dal Talmud, “Tannur shel ‘Akhnai” ( Bavà Metzià 59b) un racconto molto noto che qui assume un significato ancora più profondo:
Quel giorno, quando discussero la questione, Rabbi Eliezer rispose a tutte le possibili risposte del mondo per sostenere la sua opinione, ma i Rabbini non accettarono le sue spiegazioni.
Dopo aver fallito nel convincere logicamente i rabbini, Rabbì Eliezer disse loro: Se la Halakhah è conforme alla mia opinione, questo carrubo lo dimostrerà. Il carrubo si sradicò dal suo posto per cento cubiti, e alcuni dicono quattrocento cubiti. I rabbini gli dissero: Non si porta la prova halakhica dal carrubo.
Rabbi Eliezer disse loro: Se la Halakhah è conforme alla mia opinione, il canale d’acqua lo dimostrerà. L’acqua del canale si voltò all’indietro e cominciò a scorrere nella direzione opposta. Gli dissero: Non si porta una prova halakhica da un canale d’acqua.
Rabbi Eliezer disse loro: Se la Halakhah è conforme alla mia opinione, le pareti della Casa di studio lo dimostreranno. Le pareti della sala studio si inclinarono verso l’interno e cominciarono a cadere. Rabbi Yehoshua rimproverò le mura e disse loro: Se gli studiosi della Torah stanno litigando tra loro in materia di Halakhah, qual è la natura del vostro coinvolgimento in questa disputa? La Ghemara riferisce: Le mura non caddero a causa della deferenza dovuta a Rabbi Yehoshua, ma non si raddrizzarono a causa della deferenza dovuta a Rabbi Eliezer, e rimangono ancora inclinate.
Rabbi Eliezer allora disse loro: Se la Halakhah è secondo la mia opinione, il Cielo lo dimostrerà. Una Voce Divina emerse dal Cielo e disse: Che avete a che fare voi con Rabbi Eliezer, quando la Halakhah è in accordo con la sua opinione in ogni luogo (in cui egli esprime un’opinione)?
Rabbi Yehoshua si alzò in piedi e disse: È scritto: “Non è nei cieli” (Deuteronomio 30:12). La Ghemara chiede: Qual è l’importanza della frase “Non è in cielo” in questo contesto? Rabbi Yirmeyà dice: Poiché la Torah era già stata data sul Monte Sinai, e non si tiene conto di una Voce Divina, in quanto Tu hai già scritto al Monte Sinai, nella Torah: “Seguire l’opinione della maggioranza ” (Esodo 23:2). Poiché la maggior parte dei rabbini non era d’accordo con l’opinione di Rabbi Eliezer, la Halakhah non è stabilita secondo la sua opinione. La Ghemara riferisce: Anni dopo, Rabbi Natan incontrò il profeta Elia e gli disse: Che cosa fece il Santo, Benedetto, in quel momento, quando Rabbi Yehoshua espresse la sua dichiarazione? Elia gli disse: Il Santo, Benedetto sia, sorrise e disse: I miei figli hanno trionfato su di Me; i miei figli hanno trionfato su di Me.
Per concludere, se una voce celeste non è stata accettata, tanto più non potrà esserlo la sentenza di una macchina, per quanto “divina”.
Quindi: l’intelligenza artificiale potrebbe mettere a disposizione del posèk ulteriori strumenti per stabilire l’Halacha, per sfidarla, per offrire le sue “posizioni”, che potranno essere utilizzate come base per arrivare a una decisione. Lo scopo di una domanda è quello di creare una relazione tra Maestri e allievi perché si incontrino nello studio della Torà, che ha la funzione di portare l’insegnamento divino nel Mondo.
Ma ogni momento creativo aspetta sempre il contributo dell’azione dell’uomo, per collegare le anime insieme e per servire il Signore, questo per quanto è scritto nella Torà: Dio ha creato perché l’uomo completi la sua opera, asher barà Elokim la’asoth.
Coloro che cercano il Signore non si aspettano una risposta che venga da una macchina, per quanto perfetta, ma desiderano stabilire una relazione attiva con un Maestro.
Scialom Bahbout