“… L’Eterno gli apparve e gli disse: Io sono Iddio Onnipotente, procedi dinnanzi a Me e sii integro.” (Bereshìt 1, 17).
Il grande commentatore italiano Rabbì Ovadià Sforno commenta questo verso dicendo: “e sii integro” acquisisci la perfezione possibile al genere umano, che è capire e conoscere Me attraverso la conoscenza delle mie vie e imitandomi per quanto puoi. Infatti l’attività di ogni essere indica la forma che gli è propria, come è scritto: “Indicami le tue vie, così che io ti conosca” (Shemòt 33, 13). Questa è la perfezione ultima per il genere umano e lo scopo voluto dal Santo Benedetto Egli Sia, quando disse nella creazione: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza” (Bereshìt 1, 26).
Halakhà
Dalla parola Bereshìt Rav Chaim Yosef David Azulai (noto come Chida), trae un acronimo che egli definisce assolutamente basilare e che è per noi un importante insegnamento quotidiano.
Egli legge le lettere che compongono la parola in ebraico in questo modo: Bekol Ram Avarech Shemò Itbarach Tamid che significa “ a voce alta benedirò il Suo Nome Benedetto sempre”. Da qui si impara che è molto importante dire una benedizione ad alta voce affinchè gli astanti possano a loro volta rispondere Amen.
È tuttavia altrettanto importante in questo caso assicurarsi che effettivamente chi ascolta la Berachah abbia la possibilità tecnica di rispondere Amen e non si trovi ad esempio in mezzo alla lettura dello Shemà o della Amidà o che anche non si sia accorto della nostra berachah e quindi non possa rispondere, poiché in questo caso alcuni posekim ritengono che la berachah rischia di essere vana (berachà levatalà).
È anche per questo motivo che è obbligatorio rispondere ad ogni berachah della Amidah quando il Chazan legge la ripetizione della stessa.
Dalla newsletter Hashavua del Rabbinato Centrale Milano