“Conterete per voi stessi …. sette settimane complet
te” (Vayikrà 23, 15). Secondo il Maharàl di Praga,
il verso in questione, che menziona la mitzvà della sefiràt
ha’òmer, cioè contare d’anno in anno 49 giorni, dal giorno
in cui era offerto il manipolo d’orzo fino a Shavu’òt, ha
un insegnamento morale di vita quotidiana. L’unire insieme
farina e Torà, va visto come la fusione tra materialità e
spiritualità. Questo stesso concetto è evidenziato da Rabbì
Elazar ben Azarià nel Trattato di Avòt (3, 21): “Senza Torà
non c’è farina, ma senza farina non c’è Torà…”. I maestri
sottolineano più volte l’importanza di questo insegnamento
secondo il quale la Torà deve accompagnarci in ogni
momento della nostra vita quotidiana, così da aggiungere
ad ogni momento spiritualità.