“Allora Yitrò, suocero di Moshè…” (Shemòt 18, 2). I Maestri fanno notare che Yitrò era un uomo molto importante: egli era discendente di grandi personaggi ed era insignito di grandi onorificenze tra cui quella di sacerdote di Midiàn. L’Or ha-Chayìm ha-Kadòsh fa notare che qui Yitrò viene chiamato suocero di Moshè per sottolineare che per lui l’onorificenza più grande è quella di essere imparentato con Moshè. Possiamo renderci conto dell’importanza che Yitrò attribuisce a Moshè dal suo comportamento all’inizio della parashà: Yitrò abbandona Midiàn e si va ad unire al popolo ebraico. Quando giunge nei pressi dell’accampamento si fa annunciare chiedendo a Moshè di venirgli incontro. Yitrò non vuole semplicemente essere onorato da Moshè ma vuole la dimostrazione della sua stima e della sua approvazione. Yitrò ha intrapreso un lungo viaggio materiale e spirituale che lo porterà ad avvicinarsi al popolo e al Dio d’Israele e chiede all’uomo che considera modello spirituale di approvare il cammino da lui intrapreso.