Ghila Lascar
Alex Woz, artista ebreo emergente di Los Angeles, a soli 24 anni conta oltre 16 mila follower sulla sua pagina Instagram @woz_art, nella quale mette in mostra le sue opere. Queste lo hanno reso un esponente dell’arte ebraica contemporanea grazie a stampe uniche nel loro genere, che esaltano la cultura, la storia e la tradizione ebraica con un pizzico di ironia e di divertimento. HaTikwa lo ha intervistato per conoscere meglio lui e la sua arte.
Come ti sei avvicinato all’arte?
Mi sono avvicinato all’arte abbracciando le diverse culture che ho incontrato nella mia vita. Da bambino la mia famiglia si è spostata molto a causa del lavoro di mio padre spostandoci dalla Svezia all’Italia, passando per la Francia, l’Argentina, il Messico e infine gli Stati Uniti. Oltre a questo, entrambi i rami della mia famiglia sono fuggiti in Argentina: la famiglia di mio padre ha origini ashkenazite, con mio nonno che è stato uno dei pochi sopravvissuti alla Shoah, mentre la famiglia di mia madre ha origini siciliane. La mia vena artistica proviene proprio dalla famiglia materna. Infatti, mia madre, mia nonna e la mia bisnonna hanno dovuto rinunciare a diventare delle artiste, nonostante fosse la loro vocazione. Io fin da quando ero bambino non facevo altro che disegnare e, quando ho deciso di intraprendere la carriera di artista, mia madre mi ha sostenuto in tutto e per tutto. Sono il primo, dopo tante generazioni, a poter essere ciò che voglio essere. Mi ritengo molto fortunato.
L’ebraismo ha influito in qualche modo nel tuo essere artista?
Credo che sia stata proprio l’arte ad avermi portato all’ebraismo. Mi sono sempre dedicato all’ebraismo, ma ho cominciato a definirmi ebreo solo più avanti. Sono cresciuto in una zona non ebraica, ero uno dei pochi ragazzi ebrei nel mio liceo e questo mi ha esposto a tanto antisemitismo. Inizialmente, quando venivo attaccato, la mia difesa era la risata e pensavo che inserendomi in questa dinamica sarei stato protetto e non sarei diventato un bersaglio. Questo ha funzionato per tanto tempo, ma poi, crescendo, ho realizzato che non era giusto: la mia identità ha molto più valore di quelle persone. Quindi ho iniziato a studiare e ciò mi ha condotto ad essere chi sono oggi. Adesso è impossibile separare la mia identità ebraica da ciò che faccio. L’arte è diventata la mia voce, per questo sento una grande responsabilità verso gli altri.
Sulla tua pagina Instagram hai scritto: “Aiutare ad amare sé stessi attraverso l’arte”. È il tuo motto?
La comprensione della mia identità ebraica è avvenuta tramite l’antisemitismo e questo mi ha portato ad esplorare diversi temi ebraici nella mia arte. Non solo: mi ha anche permesso di connettermi a D-o e con me stesso, migliorandomi. Io voglio aiutare i miei fratelli a rafforzare ciò che sono e riprendere il controllo della loro storia tramite le immagini.
In generale l’arte e le illustrazioni hanno il grande potere di far cambiare prospettiva alle persone. Un esempio è la propaganda. Voglio far cambiare la relazione che le persone hanno con loro stesse. Per tanto tempo ho basato la mia identità ebraica sull’antisemitismo, però non è giusto, perché c’è tanto altro. Nonostante l’antisemitismo faccia paura, è necessario ricordare cosa dicono i nostri Maestri: “Dobbiamo essere reattivi o proattivi?”. Per ora vedo le persone essere reattive, io ho deciso di essere proattivo: una cosa che faccio quando vedo tanto odio verso gli ebrei è fare una Mitzvà o della Tzedakà. Questo perché mi ricorda quanto è bello essere ciò che sono, anziché pensare a quanto le persone mi odino per il mio essere ebreo.
Parliamo della tua arte nel dettaglio. Qual è il tuo quadro preferito? Ce ne è uno che ti ha ispirato o che in qualche modo ti rappresenta?
La crocifissione di Marc Chagall, uno degli artisti ebrei più famosi di sempre. Il quadro che ho citato rappresenta Gesù sulla croce con talled e tefillin. È una forte affermazione verso il mondo cristiano: se uccidete gli ebrei, uccidete Gesù. Trasmettere questo tipo di messaggio vivendo in uno shtetl in Russia è stato un grande atto di coraggio.
Ci sono altri artisti che ti hanno ispirato?
Assolutamente. La mia più grande ispirazione è Herbert Pagani, un fiero difensore del popolo ebraico, che è riuscito a fondere insieme l’attivismo e l’arte in un modo mai visto prima.
Come hai conosciuto le sue opere?
Sai, come figlio di immigrati italiani, Herbert Pagani fa parte del mio bagaglio culturale. Credo che la prima volta che ho sentito parlare di lui sia stato attraverso “Arringa per la mia terra”. Poi ho cominciato a scoprire tutta la sua produzione artistica, i suoi disegni e la sua musica. Era un vero e proprio prodigio. Oltre a dedicarmi all’arte, anche io sono un musicista e uno scrittore, e credo che ciò caratterizzi il mio attivismo ebraico. Sento di condividere molto con Herbert Pagani, a partire dal suo pensiero.
Una delle mie grafiche è dedicata proprio a Pagani. In questa stampa ho citato un verso di “Arringa per la mia terra”. In generale però sento di condividere molto con tutti i grandi artisti ebrei. Quando creo, penso di essere circondato da loro. Pagani e Chagall su tutti.
Come crei le tue grafiche?
Nel 2017, quando ho aperto la pagina Instagram, pubblicavo disegni, ma dopo aver definito il mio stile, ho cancellato tutto e ho ricominciato. Al momento utilizzo la tecnica del collage. A maggio 2021, quando ho visto le persone essere così discriminate e vittime di attacchi di antisemitismo, ho preso le forbici e ho cominciato a tagliare immagini di ebrei da tutto il mondo dal libro “Portrait of Israel”. Ho preso le immagini, le ho scannerizzate e ho cominciato a lavorarci su Photoshop, insieme a paesaggi presi da vecchie riviste della National Geographic. Una volta fatto questo, aggiungo le tipografie.
Hai cominciato a pubblicare le tue opere nel bel mezzo del conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza. Queste generalmente trasmettono gioia, come sei riuscito a trasmetterla in un periodo del genere?
Nel 2021 la situazione era tesa e ho pensato di usare colori per esprimere gioia. Mi ha permesso di “accendere una candela in una stanza buia”, pensando ad un importante insegnamento ebraico. Ho cercato di aiutare gli altri a guarire dai propri traumi attraverso una rappresentazione positiva della nostra cultura e del nostro Popolo. E nel far ciò penso che alla fine abbia guarito anche me stesso.
Per concludere, hai progetti per il futuro? Vuoi condividere qualcosa con noi?
Ho tanti progetti per il futuro: sto lavorando a qualcosa che non ho mai fatto prima e sono molto emozionato al riguardo. Non ne posso parlare, ma spero di farlo presto. Coinvolgerà altri artisti ebrei. Sono convinto che il fenomeno degli artisti ebrei sia nuovo, perché per tanto tempo ci è stato privato di esprimerci. Quindi è necessario capire che il movimento dell’arte ebraica è una novità ed è necessario dargli rilevanza.
Hatikvà – Organo ufficiale di stampa dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia. Fondato nel 1949, dal 2010 è una testata online e inserto mensile di Pagine Ebraiche.
https://www.ugei.it/larte-mi-ha-avvicinato-allebraismo-intervista-allartista-americano-alex-woz