Puntata di inizio anno dedicata al pensiero di uno dei grandi filosofi del Novecento. Pensiero facilmente foriero di buoni propositi e di buone azioni
Davide Palazzetti
Günther Anders, pseudonimo di Günther Siegmund Stern, cognome troppo da ebreo per fare carriera nella prima metà del ‘900, è stato un filosofo e uno scrittore tedesco. Scappato in America all’arrivo del nazismo si è strenuamente impegnato contro la violenza del potere e particolarmente contro il riarmo atomico. Gli anni erano i primi della guerra fredda e uno dei maggiori filosofi contemporanei sale agli onori della cronaca come saggista del movimento anti-nucleare. Tornato in Europa all’inizio degli anni ‘50, muore novantenne a Vienna nel 1992.
Qui scrive, scrive e scrive, nella convinzione che la rinuncia ad agire è un agire insufficiente. La sua produzione letteraria e filosofica è quindi vastissima: libri e innumerevoli articoli, pubblicati sulle riviste più disparate. Il suo pensiero, che definì filosofia della discrepanza, evidenzia l’inadeguatezza della condizione e dei sentimenti umani nei confronti di ciò che la tecnica rende possibile e dei rischi di un’umanità sempre più povera di libertà e di vera felicità.
Non posso certo definirlo un positivo. Lui stesso ammetteva che il suo pessimismo fosse difficile da sopportare, tanto da comprenderlo nelle motivazioni di divorzio della prima moglie. Tra il tanto scritto da Anders,L’uomo è antiquato è libro e fil rouge di tutta una serie di sue successive considerazioni e moniti. Ne riporto, paro, paro, qualcuno, così tanto profetico e così attuale da sperare possa stimolare pensiero e portare buoni propositi e buone azioni.
L’ideale sarebbe formattare gli individui fin dalla nascita limitando le loro abilità biologiche innate. In secondo luogo, si prosegue il condizionamento riducendo drasticamente l’istruzione, per riportarla ad una forma di inserimento professionale. Un individuo ignorante ha solo un orizzonte di pensiero limitato e più il suo pensiero è limitato a preoccupazioni mediocri, meno può ribellarsi. Occorre garantire che l’accesso alla conoscenza diventi sempre più difficile ed elitario. Che il divario si aggravi tra il popolo e la scienza, che le informazioni destinate al grande pubblico siano anestetizzate da qualsiasi contenuto sovversivo.
Soprattutto niente filosofia. Anche in questo caso bisogna usare la persuasione e non la violenza diretta: diffonderemo massicciamente, attraverso la televisione, intrattenimento lusinghiero sempre l’emotivo o l’istintivo. Faremo gli spiriti con ciò che è inutile e divertente. È buono, in una chiacchierata e in una musica incessante, evitare che lo spirito pensi. Metteremo la sessualità in prima fila negli interessi umani. Come tranquillante sociale, non c’è niente di meglio
In generale si farà in modo di bandire la serietà dell’esistenza, di trasformare in derisione tutto ciò che ha un valore elevato, di mantenere una costante apologia della leggerezza; in modo che l’euforia della pubblicità diventi lo standard felicità umana e modello di libertà. Il condizionamento produrrà così da sé una tale integrazione, che l’unica paura – da mantenere – sarà quella di essere esclusi dal sistema e quindi di non poter più accedere alle condizioni necessarie alla felicità.