Tempio di via Eupili – Milano
Yaakov è in fuga da suo fratello Esav. I suoi genitori lo hanno mandato a nascondersi da suo zio, Lavan, a Padan-Aram e da lì prendere moglie. Arrivato a Padan-Aram, Yaakov si trova vicino ad un pozzo [Bereshit 29:2-3]: “Egli vide e c’era un pozzo nel campo. Lì erano radunati tre greggi di pecore, perché le greggi si abbeveravano da quel pozzo. La pietra sulla bocca del pozzo era grande”. Una volta radunate tutte le greggi, la pietra sarebbe stata rotolata dalla bocca del pozzo e le pecore sarebbero state abbeverate, per poi rimettere la pietra al suo posto. Yaakov chiede ai pastori se conoscono Lavan e loro rispondono affermativamente, aggiungendo che sua figlia, Rachel, è appena arrivata al pozzo. Notando che la giornata è quasi finita, Yaakov chiede ai pastori perché stiano sprecando il loro tempo oziando vicino al pozzo e non badando alle loro pecore: [Bereshit 29:8] “Non possiamo, finché tutte le greggi non saranno radunate; Poi rotoleremo la pietra dall’imboccatura del pozzo e abbevereremo le pecore”. Yaakov vede Rachel e, sopraffatto dall’emozione, da solo rimuove la pietra dal pozzo e abbevera il gregge dello zio.
Ci sono alcune anomalie in questa storia. Innanzitutto la forza di Yaakov che la Torà descrive come “uomo mite che rimaneva nelle tende” [Bereshit 25:27]. In che modo questo “uomo mite” è stato in grado di sollevare una pietra che di solito veniva mossa solo da un folto gruppo di pastori? Perché Yaakov rimprovera i pastori locali per non aver badato alle loro pecore? Lo Sforno spiega che Yaakov sentiva che i pastori si stavano sottraendo ai loro doveri. Come persona retta, era quindi turbato dall’ingiustizia anche se non ne era vittima lui stesso. Una terza domanda viene posta da Rav Asher Wassertil, vissuto in Israele nel secolo scorso. Nel suo libro “Birkat Asher”, Rav Wassertil chiede: “È comprensibile che la Torà menzioni che Yaakov vide un pozzo nel campo. Ma perché menzionare la pietra sul pozzo e come i pastori l’avrebbero rimossa per poi ripetere il concetto quanto i pastori lo raccontano a Yaakov?
La Torà descrive la pietra usando un articolo determinativo, definendola la grande pietra (haeven ghedola), invece che semplicemente una grande pietra (even ghedola). In genere, l’articolo determinativo viene utilizzato per descrivere una cosa già nota. Nell’episodio in esame, tuttavia, la pietra che ricopre il pozzo non è stata precedentemente introdotta. Perché, allora, la Torà usa questa locuzione? L’Or Hachaim suggerisce che questa pietra fosse eccezionalmente grande. Perché il pozzo era coperto da una pietra così grande? Shadal ipotizza che il motivo era per impedire a qualsiasi pastore di abbeverare da solo le sue greggi. Se fosse stata utilizzata una roccia più piccola, i singoli pastori potevano rubare clandestinamente l’acqua che apparteneva all’intero paese. Shadal suggerisce che la roccia che copriva il pozzo non richiedeva la forza muscolare di ogni singolo pastore per rimuoverla, ma poiché un pastore non poteva rimuoverla da solo, tutti i pastori capirono che non doveva essere rimossa finché ognuno dei pastori si fosse radunato intorno al pozzo.
La spiegazione di Shadal si adatta molto bene a Padan-Aram, località nota per la mancanza di etica dei suoi abitanti. Erano imbroglioni di fama mondiale e il più grande di tutti era Lavan (cfr Rashi in Bereshit 25:20). Non era quindi del tutto sorprendente che l’abbeveratoio di Padan-Aram fosse coperto da una pietra la cui ragion d’essere era impedire il furto d’acqua. Yaakov vedendo il pozzo e la roccia, sa esattamente quale sia il motivo per il quale il pozzo è coperto. Eppure, Yaakov non era sicuro. Il fatto che i pastori avrebbero aspettato che tutti fossero riuniti prima di rimuovere la pietra dal pozzo poteva essere utilitaristico: Se un sottogruppo di pastori avesse rimosso la pietra, poteva essere accusato di illecito. Per mantenere la presunzione di innocenza di tutti, tutti i pastori dovevano essere presenti quando la roccia veniva rimossa. Il motivo per l’attesa avrebbe anche potuto dipendere dal fatto che l’inganno era così saldamente radicato nel loro comportamento che l’attesa di tutti era diventata un rituale.
La frase usata dai pastori fornisce una risposta: “Non possiamo (lo nuchal), finché tutte le greggi non saranno radunate”. Non possiamo non significa non siamo in grado, ma, piuttosto, non ci è permesso. Questo significato può essere dedotto da quando Yosef invita i fratelli a cenare con lui, facendoli sedere ad un’estremità della sala con i suoi ospiti egiziani dall’altra parte. La Torà scrive: “Poiché gli egiziani non potevano (lo yuchlun) cenare con gli ebrei poiché era per loro ripugnante” [Bereshit 43:32]. Un altro esempio lo troviamo nella mitzvà di portare la decima a Yerushalaim. La Torà scrive: “Non potrai (lo tuchal) consumare nei tuoi insediamenti dalle decime del tuo nuovo grano o vino o olio…” [Devarim 12:17]. Rashi spiega che il termine lo tuchal non significa non essere fisicamente in grado ma che è proibito farlo. Yaakov quindi capisce che nella società e nel luogo nel quale è giunto il male è molto radicato: La sua risposta nel rimuovere la roccia da solo, non è un’impresa di forza sovrumana, ma rappresenta un’impresa e un tentativo di insegnare la moralità. Yaakov stesso usa precedentemente una pietra per creare le basi per una “casa di D-o”, quello che diventerà il Bet haMikdash, un edificio il cui scopo era insegnare all’umanità che può e deve vivere la sua vita guidata dall’etica eterna di D-o. Tramite il suo vissuto e le sue azioni, Yaakov ci insegna ad impegnarci nell’osservare le mitzvot, fare atti di chesed e costruire una società etica.