Da domenica sera leggiamo la versione invernale della benedizione “degli anni”: Un’analisi
Giorgio Foà
Premessa
Nella lettura della Amidà (parte centrale delle preghiere ebraiche), c’è un particolare che mi ha sempre incuriosito, infatti la nona Berachà (benedizione) nota come Birkat HaShanim, (“Benedizione per gli anni [buoni]”), presenta due versioni diverse in relazione al fatto che venga letta nel periodo estivo, o in quello invernale, essendo la versione invernale arricchita della she’eilat geshamim (invocazione delle piogge). Fin qui nulla di strano in quanto questa preghiera chiede a Dio di benedire i prodotti della terra che dipendono a loro volta dalle stagioni.
A suscitare invece la mia attenzione era il momento indicato per il passaggio dalla versione estiva a quella invernale, che in galuth (in diaspora) corrisponde alla notte del 4 Dicembre (alla notte del 5 Dicembre se l’anno precede un anno bisestile). Infatti mi chiedevo cosa potesse legare una Tefillà (preghiera) della tradizione ebraica alla data di un calendario che io ritenevo ad essa assolutamente estraneo. Mi chiedevo anche come fosse stata determinata questa data proprio nella sera 4 (sera 5 negli anni che precedono quelli bisestili) Dicembre.
Breve storia del calendario gregoriano
Per poter capire il motivo in base al quale la versione invernale della Birkat HaShanim parte proprio dalla notte del 4 (5) Dicembre, è necessario fare una piccola storia del calendario civile (calendario gregoriano) oggi in uso nella maggior parte del mondo.
Il calendario Giuliano
Nel 46 a.e.v. fu introdotto a Roma da Giulio Cesare il calendario giuliano. Tale calendario è basato sulla durata dell’ anno di 365 giorni e 6 ore.
Tale durata implica che anno dopo anno si accumulano 6 ore dopo la fine del 365° giorno per un totale di 24 ore in 4 anni.
Ecco il motivo per cui si è stabilito di lasciare la durata dell’anno a 365 giorni per 3 anni e fissare la durata del quarto anno (anno bisestile – sono bisestili tutti gli anni divisibili per quattro) a 366, giorni recuperando in una volta sola tutte le eccedenze di 6 ore.
Il vantaggio è quello di poter fissare la durata dell’anno sempre in base a un numero intero di giorni.
Limiti del calendario Giuliano
In realtà oggi sappiamo che la terra per compiere un giro completo intorno al sole impiega 11 minuti e alcuni secondi in meno rispetto ai 365 giorni e 6 ore del calendario giuliano.
Se la durata fissata per il periodo di rivoluzione della terra intorno al sole non coincide esattamente con quella reale, il fluire delle stagioni e in particolare i suoi momenti cardine (equinozi e solstizi) non possono verificarsi sempre esattamente alla stessa data.
In particolare la differenza di 11 minuti e rotti di cui sopra, accumulandosi anno dopo anno produce uno sfasamento di circa un giorno ogni 128 anni.
Questo significa che adottando il calendario giuliano la data di equinozi e solstizi retrocede di un giorno ogni 128 anni (cioè circa di 3 giorni ogni 400 anni).
Se al tempo dell’istituzione del calendario giuliano (46 a.e.v.) l’equinozio di primavera cadeva il 24 marzo, già al tempo del concilio di Nicea (325 e.v.) (*) cadeva il 21 Marzo e nel 1582, al tempo del papa Gregorio XIII° cadeva l’11 Marzo.
Tra il 325 e.v. al 1582 e.v. ci sono poco più di 1200 anni e per quanto detto (3 giorni ogni 400 anni) l’equinozio di primavera si spostò in quell’anno all’11 Marzo.
(*) Il concilio di Nicea fu il primo concilio ecumenico cristiano in occasione del quale furono fissate le regole per la promulgazione della Pasqua Cattolica.
Il calendario Gregoriano
Il papa Gregorio XIII° volle ripristinare come data dell’equinozio di primavera il 21 Marzo e cioè la data in cui tale equinozio cadde nel 325 e.v., al tempo del concilio di Nicea.
Per fare questo il 24 Febbraio del 1582 emanò una bolla papale “Inter gravissimas” con la quale si abolivano 10 giorni dal calendario di quell’anno e in effetti le persone che si coricarono la sera di Giovedì 4 Ottobre 1582 si svegliarono la mattina dopo in data Venerdì 15 Ottobre 1582.
Se qualcuno vi domanda cosa è successo il 9 Ottobre 1582, la risposta è: “non è successo nulla”, in quanto tale data è una di quelle dieci che non sono mai esistite.
In tale modo le date reali di equinozi e solstizi sono ritornate a essere le stesse in vigore al tempo del concilio di Nicea e le cui date approssimative ancora oggi sono le seguenti:
Equinozio di primavera: 21 Marzo
Solstizio di estate: 21 Giugno
Equinozio d’autunno: 23 Settembre
Solstizio di inverno: 21 Dicembre
A questo punto era necessario mettere a punto un sistema che evitasse nel futuro il ripetersi di quegli stessi slittamenti che nei secoli hanno spostato le date delle stagioni (l’inizio della primavera è passato dal 24 Marzo nel 46 a.e.v. all’11 Marzo nel 1582).
Abbiamo già detto che il calendario giuliano generava uno sfasamento di circa 3 giorni ogni 400 anni, così per recuperare tale slittamento è stato deciso che tutti gli anni centenari eccetto quelli divisibili per 400 non avrebbero dovuto essere bisestili.
In altre parole il 1700, il 1800 e il 1900 non sarebbero stati bisestili anche se divisibili per 4, invece il 1600 e il 2000 lo sarebbero stati perché divisibili per 400. Nel futuro il 2100, il 2200 e 2300 non saranno bisestili e il 2400 lo sarà.
Diffusione del calendario Gregoriano
Tale riforma entrò subito in vigore in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Polonia-Lituania e Belgio-Paesi Bassi-Lussemburgo. Negli altri paesi cattolici fu adottato in date diverse nell’arco dei cinque anni successivi (Austria a fine 1583, Boemia e Moravia e cantoni cattolici della Svizzera a inizio 1584).
I paesi protestanti resistettero inizialmente al nuovo calendario “papista” e vi si uniformarono solo in epoche successive: gli stati luterani e calvinisti nel 1700, quelli anglicani nel 1752, quelli ortodossi ancora più tardi.
Le Chiese ortodosse russa, serba e di Gerusalemme continuano a seguire il calendario giuliano: da ciò nasce la differenza di 13 giorni tra le festività religiose “fisse” ortodosse e quelle delle altre confessioni cristiane. (L’insurrezione, avviata nella notte tra il 6 e il 7 novembre 1917 dell’odierno calendario gregoriano (24 e 25 ottobre del calendario giuliano) a Pietrogrado e nota in tutto il mondo come rivoluzione d’Ottobre è quindi avvenuta in realtà a Novembre)
Per quanto riguarda i paesi non cristiani, in Giappone fu adottato nel 1873, in Egitto nel 1875, in Cina nel 1912 e in Turchia nel 1924.
Neanche a dirlo presso gli ebrei questa riforma non è mai stata nemmeno presa in considerazione !
Alcune informazioni sul calendario ebraico
Il calendario ebraico è un calendario lunisolare e cioè si basa sia sul moto di rivoluzione della Terra intorno al Sole, che su quello di rotazione della Luna intorno alla Terra.
Il funzionamento di tale calendario non è di facile comprensione e neanche è necessario approfondirlo per l’argomento che ci riguarda, se non per quello che concerne un aspetto esclusivamente legato alla sua componente solare, che ora vado a precisare.
Ancora oggi la tradizione ebraica segue gli insegnamenti di Mar Samuel, commentatore babilonese a capo di un’importante scuola rabbinica tra la fine del II° secolo e l’inizio del III° secolo dell’e.v. Mar Samuel fu medico e astronomo.
Come astronomo fu tra i primi a occuparsi di determinare i giorni di inizio delle stagioni (che ricordiamo dipendono solo dal reale movimento di rivoluzione della terra intorno al sole).
Mar Samuel stabilì per l’anno solare una durata di 365 giorni e 6 ore identica a quella già vista dell’anno giuliano (ecco tra l’altro il motivo per cui nella tradizione ebraica ogni 28 anni si compie un ciclo solare al quale è associata una apposita berachà; infatti in 28 anni le 6 ore si cumulano in una settimana intera facendo si che al termine di ogni ciclo si ritoni alla stessa ora dello stesso giorno della settimana di quel famoso quarto giorno della creazione in cui Ha-Scem creò il Sole, la Luna e le stelle).
Determinazione della data per l’inizio della she’eilat geshamim
Ora abbiamo tutti gli elementi per capire il motivo per il quale per tutto il XX° secolo e anche per il XXI°, l’inizio della she’eilat geshamim è fissato per la notte del 4 (5) Dicembre.
- Come già visto, al tempo del concilio di Nicea (325 e.v.) l’equinozio d’autunno (reale) cadeva il 23 Settembre, per cui al tempo di Mar Samuel (vissuto circa un secolo prima), tale equinozio cadeva il 24 (25) Settembre.
- Tale data – 24 (25) Settembre – è rimasta la stessa fino al 1582 anno della riforma gregoriana, nonostante che a causa della poca precisione del calendario di Mar Samuel (*) la data reale dell’equinozio si fosse a quel tempo (1582) anticipata di 11 giorni.
- In occasione della riforma gregoriana i maestri del tempo, che continuavano a far riferimento al calendario di Mar Samuel, rimediarono all’abolizione dei 10 giorni di calendario civile, spostando l’inizio della stagione autunnale (Tecufà di Tishrì) alla sera del 4 Ottobre (10 giorni dopo il 24 Settembre).
- Tale data si spostò poi nel 1700, nel 1800 e nel 1900 (anni non bisestili per il calendario gregoriano, ma bisestili per quello di Mar Samuel (giuliano)) di altri 3 giorni in totale.
- In questo secolo (e anche in quello precedente) l’inizio della stagione autunnale è fissata quindi alla sera del 7 (8) Ottobre.
- Poiché nel talmud babilonese è stabilito che la she’eilat geshamim deve avere inizio il 60° giorno della stagione autunnale (Tecufà di Tishrì) ecco che arriviamo alla sera del 4 (5) Dicembre.
(*)
Secondo il Meir Ibn Ezra (Commentatore, Filosofo, Astronomo, Grammatico Spagnolo (1092 – 1167)) lo stesso Mar Samuel riconosceva i limiti del suo calendario, ma una trattazione più precisa avrebbe richiesto come presupposto una conoscenza approfondita delle frazioni e delle frazioni di frazioni argomento che nel III° sec. non era sicuramente alla portata di tutti (Sefer Ha-Ibbur; daf 8a e 8b).
Come ultima curiosità il cratere lunare Abenezra è stato così denominato proprio in onore di questo commentatore.
Giorgio Foà nuovanevet@gmail.com