Con questo shabbat iniziamo la lettura del terzo libro della Torà: il libro di Vaikrà, chiamato anche Torat ha cohanim (la legge dei sacerdoti ) o Torat ha korbanot (la legge dei sacrifici), poiché in esso si tratta delle regole che vigevano al tempo in cui esisteva il tempio e i sacrifici.
Il libro di Vaikrà contempla anche una serie di regole che riguardano la terra di Israele e la vita da svolgersi su di essa.
Alcune di queste mizvot, chiamate “mizvot telujot ba aretz- regole che dipendono dalla Terra”, sono sospese in quanto vigono esclusivamente in funzione del Tempio di Gerusalemme, come quelle sui sacrifici e quelle riguardanti l’anno sabbatico e quello giubileo.
Questo è uno shabbat particolare, è il secondo di quelli chiamati “mejuchadot – segnalati” e che, prende il nome dalla prima parola del brano che leggeremo sul secondo sefer Torà: “Zachor-Ricorda”; ossia ricorda ciò che ti fece Amalek”.
Questo infatti è lo shabbat che precede la festa di Purim, ed Amalek, nemico storico del popolo ebraico è collegato ad Aman, sia per discendenza famigliare Hagag, sia per il modo di odiare e combattere gli ebrei.
La halakhà insegna che, tutti hanno il dovere di ascoltare il brano della parashà (uomini, donne e bambini) e, chiunque non ascolti quel brano, non esce dall’obbligo di tutta la festa di Purim.
La mizvà di ricordare, non è solo una cosa teorica ma deve avere lo scopo di trasmettere alle generazioni successive, le esperienze del passato.
La Torà inizia infatti, il brano in questione con la parola “zachor et asher asà lekhà Amalek…..lo tishkach – Ricorda ciò che ti fece Amalek. ….non dimenticarlo”.
Rashì commenta dicendo che “lo tishkach”, non è sinonimo di “zachor” bensì, dice Rashì, zachor ba pè, lo tishkach min ha lev – ricorda attraverso la bocca, non dimenticare in cuor tuo” cioè attraverso il racconto hai il dovere di coinvolgere tuo figlio a ricordare ciò che è serbato in cuor tuo.
Shabbat shalom e Chag purim sameach.