Funerali e opportunità
Il funerale della Regina Elisabetta offre vari motivi di riflessione. Innanzi tutto la presenza di molti re era l’occasione per pronunciare la benedizione che si dice quando si vedono dei re. La benedizione è la seguente:
“Chi vede un re d’Israele dice: Benedetto Tu Signore re del Mondo che ha distribuito del suo onore a coloro che lo temono; chi vede un re delle altre genti dice: Benedetto … colui che ha dato del suo onore a una essere di carne e sangue”.
Che caratteristiche deve avere un re per potere pronunciare una benedizione? Deve avere potere di vita e di morte, emanare sentenze di morte, dichiarare guerre, senza che possa essere contraddetto. E’ chiaro che oggi sono assai pochi coloro che rispondono a queste caratteristiche, e in ogni caso una benedizione può essere detta e apprezzata se la persona a cui viene rivolta non usa il potere per fare azioni malvage e violente, ma per il bene della società.
In base alla definizione che si dà del potere che deve poter esercitare un re, la parola “Mèlekh (re)” si deve intendere propriamente solo re oppure governatore: un presidente eletto a suffragio universale (USA, Francia) potrebbe essere considerato effettivamente come un re per i poteri di cui può fare uso. In passato alcuni rabbini importanti hanno detto questa benedizione quando si sono incontrati con un presidente degli USA e della Francia; anche l’incontro con la regina Elisabetta II, il cui regno è durato così a lungo, ha richiesto l’uso della benedizione. Rav Ovadia Yosef stabilì che bisognava dire la benedizione per l’incontro con il presidente Obama.
Vi sono dei Maestri che sostengono che in questi casi bisogna dire la benedizione senza pronunciare il nome di Dio (Belì shem umalkhùt). Per la cronaca, Shmuel Yosef Agnon quando vinse il Nobel per la letteratura non ha detto questa benedizione quando ha incontrato il Re di Svezia. Anche il prof. Israel Aumann, vincitore del premio Nobel per l’economia, non ha detto la benedizione quando ha incontrato il Re di Svezia, ma l’ha detta quando ha incontrato il Re Abdallah II di Giordania, un re che ha un potere effettivo e non solo rappresentativo.
L’idea fondamentale che sta dietro questa benedizione è che l’uomo – quale che sia il potere di cui gode – specie se si tratta di una persona che ha un potere effettivo, esso derivava il suo potere solo dalla Regalità che gli proviene da Dio e non soltanto dal riconoscimento dell’uomo: in ogni caso non può esercitare questo potere contro, ma a favore della società.
A margine di questo importante evento non deve sfuggire che sia stato fatto uno “strappo” diplomatico che stupisce sia per la sua inutilità, sia per la mancanza di avere colto un’opportunità. Qualsiasi funerale deve essere un’occasione di riflessione, specie quando si possono incontrare i capi di centinaia di nazioni. Anche chi ritiene che la Russia abbia la responsabilità del conflitto in corso tra la Federazione Russa e l’Ucraina, dovrebbe riconoscere che il funerale per la Regina Elisabetta era un’occasione per fare incontrare (a qualsiasi titolo) i protagonisti di una guerra in una situazione di pace che, diciamo, avrebbe potuto essere contagiosa.
Inoltre ricordiamo che le radici sia ebraiche che cristiane avrebbero dovuto convincere i protagonisti ad applicare il principio biblico del Vecchio Testamento “Non vendicarti e non serbare rancore … ama il prossimo tuo come te stesso (Levitico 19, 19)”.
Ogni evento può essere trasformato in un’occasione di incontro e di pace: il migliore modo per vincere un nemico è quello di trasformarlo in un proprio amico.