Nella spiegazione della parashà della scorsa settimana si parlava dell’educazione ebraica che ogni genitore ha il dovere di dare ai propri figli, istruendoli e facendoli crescere con l’amore per l’osservanza della Torà e delle sue mizvot.
Nella parashà che leggeremo questo shabbat, prima che il popolo esca dall’Egitto e si accinga ad assaporare il piacere della libertà come popolo, la Torà comanda loro alcune fra le mizvot più importanti che ci accompagnano ancora oggi, a distanza di circa tremila anni: la scansione del Tempo, il Korban Pesach con la celebrazione di quella festa e il dovere di indossare i Tefillin.
Tutte e tre queste mizvot hanno il fine di insegnare il fondamento della nostra tradizione ai propri figli.
Per quanto riguarda la scansione del tempo, ogni padre ha il dovere di insegnare ai propri figli come gestire il proprio tempo, sapendo trarre da ciò il beneficio di goderne positivamente, conoscendo quando è il momento di lavorare e quello in cui ci si deve fermare “santificandolo” attraverso l’osservanza delle festività.
La festa di Pesach è considerata il momento culminante per l’educazione; il figlio, protagonista principale della cena del seder, rivolge le domande di rito al fine di conoscere i criteri fondamentali di questo grande evento. Il padre ha il dovere assoluto di far in modo che attraverso la narrazione dell’evento egli si senta coinvolto in prima persona.
Nella mizvà dei Tefillin è raccolto tutto lo scibile ebraico, ma soprattutto il dovere di ogni padre, maestro o educatore ad insegnare a suo figlio, alunno o discepolo, le parole della Torà e le sue mizvot.
Dunque se non c’è studio, non c’è cultura e non c’è osservanza delle mizvot; ma se non c’è l’osservanza delle mizvot, non può esserci LIBERTA’.
Shabbat shalom