Inizieremo questo Shabbat il secondo libro della Torà, SHEMOT.
Il libro è anche conosciuto con l’appellativo di Sefer ha Gheullà, in quanto narra della gheullà – la redenzione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana e del ricevimento delle Tavole della Legge, necessarie a tutelare e guidare il popolo nel suo percorso storico, politico e religioso.
Nel libro viene descritto il passaggio dalla condizione di schiavitù a quella di popolo finalmente libero ed indipendente.
Una delle interpretazioni della parola SheMoT data dai nostri Maestri è stata quella di attribuire un significato ad ognuna delle lettere che la compongono:
Sh = shabbat
M= milà
T = tefillin
Queste mizvot fanno riconoscere ad un ebreo l’appartenenza al proprio popolo. Esse sono chiamate dalla Torà “ot – segno” ed erano le stesse che, nonostante i divieti derivanti dalla schiavitù egiziana, venivano osservate anche a repentaglio della vita.
Un’altra interpretazione è: “Shemòt – I Nomi“. L’aver fatto sì fatto che gli ebrei avessero continuato a mantenere “I Nomi” secondo le tradizioni abramitiche fu il merito che li rese degni di essere liberati e di essere un popolo particolarmente caro al Signore.
Chi ha la forza di osservare le proprie tradizioni senza vergognarsi è degno di avere una propria identità.
Shabbat Shalom