” Jehudà, te loderanno i tuoi fratelli; la tua mano sarà sulla cervice dei tuoi nemici, si inchineranno ai figli di tuo padre” (Genesi 48;8).
La parte fondamentale della parashà con cui si conclude il libro di Bereshit, è la “benedizione” o “profezia” che Giacobbe prima di morire, rivolge a suoi figli.
Dopo aver fortemente redarguito e ammonito Reuven, Shim’on e Levì per il comportamento scorretto, si rivolge a Jehudà con parole di incoraggiamento e lode.
In effetti Jehudà è l’unico dei figli di Giacobbe che ad oggi è resistito, dando il nome ai figli del nostro popolo: Jehudim.
Jehudim sono tutti coloro che dalla deportazione in Babilonia al ritorno in Israele, fino ai giorni nostri, hanno mantenuto vivo il ricordo di Giacobbe – Israel, osservando i suoi principi, ribaditi in seguito dalla Torà.
Due sono i concetti fondamentali della nostra appartenenza:
- · Tutti coloro che appartengono al popolo ebraico, sia dalla nascita che per aver abbracciato l’ebraismo attraverso il ghiur, sono Jehudim; senza alcuna graduatoria. Non esistono Jehudim più o meno importanti.
- · Essere Jehudim significa riconoscere il proprio fratello appartenente al proprio popolo attraverso due cose fondamentali:
Shalom – Pace: fra ebrei non deve esserci né guerra né odio.
Todà – Riconoscenza e Ringraziamento: è fondamentale essere riconoscenti al nostro fratello ebreo per il suo operato e ringraziarlo per ciò che fa per l’ebraismo. Il termine stesso “todà” deriva dal nome Jehudà.
“Jehudà attà jodukha achekha – Jehudà, te loderanno (ringrazieranno) i tuoi fratelli”
Ogni ebreo è degno di lode e ringraziamento. Non facendo così D-o non voglia, infrangeremmo oltre che un fondamento dei patriarchi, anche il cardine dell’ebraismo, provocando un grave danno al nostro popolo.
Shabbat Shalom