Con questa parashà che ci narra la fine di un periodo della storia del nostro popolo, la vita dei Patriarchi, si conclude il libro di Bereshit.
Sul punto di morte, Giacobbe fa giurare a Giuseppe di seppellirlo nella Grotta di Machpelà, dove sono sepolti Abramo e Sara, Isacco e Rebecca e Lea sua moglie.
In quella occasione Giacobbe rasserena i suoi figli dicendogli che Giuseppe non si vendicherà di ciò che essi gli fecero quando era giovane. In realtà, nel brano in questione, non troviamo scritto esplicitamente questa profezia, ma si deduce da ciò che è invece scritto, riguardo la sepoltura che doveva essere fatta “tutti insieme”. Ciò che viene fatto da “tutti insieme”, prevede che fra “tutti insieme” non preveda contrasti.
La stessa cosa accade quando Giuseppe sta per morire; dopo aver radunato i suoi fratelli gli predice la schiavitù e la conseguente liberazione e gli fa giurare di portare con loro le sue ossa.
Ci si chiede il motivo per cui Giacobbe si rivolge ai figli, mentre Giuseppe ai suoi fratelli.
Nel rivolgersi ai figli Giacobbe li incita ad andare d’accordo fra di loro ed essere uniti, per far di una famiglia, un grande popolo. Allo stesso modo si comporta Giuseppe il quale, profetizzando la liberazione dalla schiavitù, sottintende anche che, il popolo che nascerà dalla schiavitù egizia, sia un popolo unito, senza rancori o vendette – proprio come lui si comportò con i suoi fratelli.
L’insegnamento si avvererà alle pendici del Monte Sinai, quando la Torà, descrivendoci la condizione del popolo in quel momento, ci racconterà che “Israel si accampò di fronte al monte”. Rashì, commenta quel passo dicendo “si accampò come un solo uomo con un solo cuore”.
Quando il popolo diverrà un “solo uomo con solo cuore” per sempre, saremo sicuri che le profezie dei nostri Padri si saranno avverate.
Shabbat shalom