Non c’è dubbio che nella parashà di questo shabbat si abbondi di racconti relativi ai sogni.
Può tranquillamente essere definita insieme all’inizio della prossima, la parashà dei sogni.
Sogna due volte Giuseppe, sogna il capo dei coppieri e il capo dei panettieri; per ognuno di essi vi è una spiegazione che influenzerà fortemente la vita e le azioni di Giuseppe.
Nonostante i Profeti di Israele insegnano dicendo che:”Chalomot shav jedabberu – I sogni parlano di cose vane”, la loro influenza non e irrilevante sugli esseri umani.
Il sogno, secondo il talmud, vuole esesre un messaggio da parte delle “Alte Sfere” che c’è chi si occupa e preoccupa di noi.
La halakhà prevede (anche se si tende a non permetterlo più) un digiuno, che in casi particolari si può fare anche di shabbat.
A prescindere da quello che può considerarsi oggi l’interpretazione di un sogno e il suo valore, la vita di Giuseppe cambia anche grazie ai vari sogni.
Giuseppe “figlio viziato” dal padre, diverrà colui che consentirà all’Egitto di superare i sette anni di carestia con dignità. Per questo verrà riconosciuto come salvatore della patria.
“Vahì À et Josef vahì ish mazliach – E il Signore fu con Giuseppe e divenne un uomo prosperoso”.
La fortuna di Giuseppe non sta nel potere dei sogni, ma nella volontà e nel disegno divino di indirizzare la storia in quel senso. Lo stesso versetto, noi ebrei lo recitiamo a Rosh ha shanà e a Kippur, al termine della “tefillà al parnasà – la preghiera per gli alimenti” ripetendolo per sette volte e ogni volta leggendolo anche in senso contrario.
Anche se i Maestri della cabalà vedono in questo tipo di pratica una forma augurale, i Maestri più razionalisti interpretano dicendo che l’aiuto divino e la Sua volontà, nell’aiutare l’essere umano.
Shabbat shalom