“Lo Ja’aqov jeamer ‘od shimkhà ki im Israel – Non sarà più Giacobbe il tuo nome ma Israel” (Bereshit 32;28)
In questa parashà leggiamo il cambiamento di nome che il Signore opera in Giacobbe, chiamandolo Israel.
Nel nome Israel vi è espressa tutta la grandezza di un uomo con grandi virtù e signorilità: “ki sarita ‘im Elo-him ve im anashim va tukhal – poiché hai combattuto con D-o e con gli uomini e ce l’ha fatta”.
In questo nome troviamo l’espressione “sar – principe” e “El – D-o”.
Ja’aqov viene posto a dei livelli altissimi rispetto i suoi predecessori; sarà il capostipite del popolo che da lui ne prenderà il nome.
Per essere ebrei, non basta appartenere al popolo ebraico, ma bisogna combattere con tutte le nostre forze, per evitare che un qualsiasi Esaù possa sopraffarci.
All’invito di Esaù di percorrere la strada insieme, Giacobbe risponde di voler invece mantenere il passo dei bambini. È con loro che noi dobbiamo andare, con loro che dobbiamo condividere le nostre tradizioni. Ogni popolo ha le sue tradizioni, le sue regole ed è bene che le preservi gelosamente: noi ebrei abbiamo le nostre regole e, per mantenerle dobbiamo combattere chi vuole che ci unissimo ad essi.
Combattere non con le armi ma con due cose: fratellanza fra noi , cultura e conoscenza.
Il nome Israel è l’iniziale dei nomi dei nostri patriarchi e delle nostre matriarche:
I – Itzchaq e Ia’aqov
S – Sarà
R – Rivqà e Rachel
A(e) – Avraham
L – Leà
Shabbat Shalom