“Se il Signore sarà con me e mi custodirà in questa strada che sto percorrendo e mi concederà pane per mangiare e abiti per vestire; mi farà tornare in pace a casa di mio padre, il Signore sarà per me D-o….
E per tutto ciò che mi concederai , io riconoscerò a Te la decima parte.” (bereshit 28; 20,21)
L’istituzione della decima viene introdotta da Giacobbe nostro padre, come forma di riconoscenza nei confronti del Signore che lo accompagnerà per tutta la strada che percorrerà durante i vent’anni di permanenza da suo zio Labano.
Rashì commenta il primo versetto della nostra parashà, chiedendosi il motivo per cui è detto
“E uscì Giacobbe da Beer Sheva e andò verso Charan” (bereshit 28;10), quando sarebbe bastato dire: E Giacobbe andò a Charan.
A questo, Rashì spiega che quando uno zaddik lascia il suo luogo di residenza, per recarsi in un altro, tutti gli abitanti di quel luogo risentono della sua mancanza.
Il Kelì Yakkar invece pone a Rashì una domanda cercando di rendere ancor più difficile il problema, chiedendogli: “perché ciò che è detto a proposito di Giacobbe, non è detto anche per gli altri Patriarchi? Non erano forse zaddikim come lui?”.
A questo punto egli spiega dicendo che mentre i Patriarchi lasciavano un luogo per non farvici più ritorno, Giacobbe pone una condizione a D-o, che è proprio quella di tornare nella terra da cui è fuggito; quella terra sarà Eretz Israel.
Giacobbe sarà Israele e gli anni che egli vivrà da Labano sono anni di Golà, che gli serviranno per formare il personaggio che darà il nome al popolo ebraico. Tutto ciò differisce da ciò che Abramo e Isacco fanno; essi lasciano Paesi pieni di malvagi e di malvagità per iniziare un percorso verso luoghi, dove essi stessi dovranno impostare una forma di vita all’insegna dei valori del monoteismo.
Giacobbe dopo la dura esperienza della Golà, è pronto per vivere nella terra che sarà dei suoi discendenti, ma soprattutto sarà per i suoi discendenti una terra sacra.
Shabbat Shalom