Una parte sostanziale della parashà di questa settimana narra della benedizione che Isacco impartisce a Giacobbe, il quale erediterà oltre che la benedizione (ossia ricchezza economica) anche la primogenitura, avendola sottratta a suo fratello, il quale l’ha “venduta” per un piatto di lenticchie.E’ però narrato, prima di questi fatti, un episodio in cui Isacco ha a che fare con i Filistei che all’epoca abitavano la terra di Canaan.Al cap. 26, v.17, si racconta di Isacco che riprende l’opera di suo padre Abramo, dopo essersi conteso con i Filistei dei pozzi d’acqua.
Nel testo è scritto: “e tutti i pozzi che avevano scavato i servi di suo padre Abramo, li avevano chiusi i Filistei riempendoli di terra”.Nella parashà che abbiamo letto due sabati orsono, la parashà di va jerà, viene narrato che ai tempi di Abramo, i Filistei, servi di Avimelekh, rubarono l’acqua da quei pozzi, riempendoli di terra, causando così un grosso danno ai loro nemici nel caso in cui avessero avuto bisogno di acqua.Isacco tornò a scavare quei pozzi, proprio come aveva fatto suo padre, chiamandoli con lo stesso nome datogli da Abramo, molti anni prima.Da questo breve passo della Torà si impara una cosa che è considerata dall’ebraismo alla base di esso, cioè il mantenimento della tradizione e del minhag.Ogni uomo, insegnano i nostri Maestri, ha il dovere di comportarsi allo stesso modo dei suoi avi, senza mai allontanarsi dalle loro tradizioni.E’ fondamentale per l’identità ebraica non distaccarsi mai dalle tradizioni dei nostri avi: “minhag avotenu Torà hi – la tradizione dei nostri padri è Torà”. Nello Shulchan ‘arukh (Yorè de’à 366-4), i Rabbini ammoniscono tutti coloro che si distaccano dalle tradizioni vigenti nel luogo e introdotte dai nostri padri.Nel Talmud (chullin 18b) è detto: “ogni fiume ha il suo letto” così come ogni Comunità ha il proprio minhag.E’ ancora raccontato, che quando vi era un dubbio nell’osservare una halakhà, i Rabbini dicevano: “uscite e guardate il comportamento della gente per la strada” (Berakhot 45a e Pesachim 66a) “non allontanatevi mai dal minhag dei vostri Padri”.Tutti i legislatori della halakhà sostengono che è tanta la forza del minhag, che c’è l’obbligo di recitare una berakhà per una mizvà originata da esso, con la formula “asher kiddeshanu be-mizvotav ve zivvanu – che ci ha santificato con i Suoi precetti e ci ha comandato…”.Forse Isacco non sapeva di aver scatenato una simile dissertazione da parte dei Rabbini dell’esegesi e del Talmud, ma noi grazie a lui abbiamo imparato molto sul comportamento da seguire.
Shabbat shalom