E’ dal 1948, anno della proclamazione dell’Indipendenza dello Stato di Israele, che tutto il mondo arabo e buona parte del resto del mondo, ci accusa di aver derubato la Terra ai palestinesi.
In realtà, attraverso soltanto la lettura del testo delle parashot che stiamo leggendo in queste ultime settimane, ci accorgiamo che la volontà divina è quella di attribuire al nostro popolo, la Terra di Israele.
Abramo, che vive nella terra di Canaan, tornando con Isacco dal sacrificio – non sacrificio – trova Sara morta e, immediatamente si rivolge agli abitanti e ai capi del popolo, per seppellirla.
Nonostante le ripetute garanzie da parte di D-o di dare ai suoi posteri quella terra, egli si presenta come uno straniero e manifesta la volontà di acquistare un pezzo di terra, per seppellirci sua moglie.
La parola Chevron (nome della località dove Abramo acquista il terreno) deriverebbe, secondo un’interpretazione esegetica, dal verbo “chibber – unito”.
Infatti, con quell’acquisto, Abramo si preoccupa di avere un luogo dove, oltre a sua moglie, verranno seppelliti il figlio, i nipoti e le loro mogli.
La grotta di Machpelà – luogo della sepoltura – vede raccolte le spoglie dei patriarchi e delle matriarche, insieme a coloro che furono i progenitori dell’Umanità – Adam e Chavà.
Adamo ed Eva, Abramo e Sara, Isacco e Rebecca e Giacobbe con Lea, sono seppelliti in quel luogo, quasi come se, oltre al vincolo di parentela in vita, ci fosse anche dopo la morte.
La parola Machpelà infatti, avrebbe come origine il termine “caful – doppio” proprio perché in quel luogo sono seppellite le “coppie” dei nostri Patriarchi.
Abramo, non riceve in regalo quel terreno; tutt’altro! Egli lo paga 400 sicli d’argento, valuta allora pregiata e rivalutabile nel tempo.
Non siamo noi, allora, i ladri poiché nonostante le promesse divine di dare alla sua discendenza, in retaggio quella Terra, il signore Abramo, il “principe di D-o” la acquista, pagandola profumatamente.
Shabbat shalom