“vajetzé izchaq lasuach ba sadé lifnot ‘arev – e Isacco uscì nel campo sul far della sera”.
Da qui si impara che Isacco istituì la tefillà del pomeriggio: minchà.
Si è soliti pensare che minchà essendo una brevissima preghiera, rispetto a tutte le altre, abbia meno valore. In realtà essa, insieme a quella di Shachrit sono contemplate dalla Torà stessa con un vero e proprio sacrificio da offrire al Bet ha Miqdash, quando esisteva.
La peculiarità di questa tefillà è quella di avere un lasso di tempo, molto più limitato rispetto alle altre proprio perché è quella più importante rispetto alle altre.
Il momento della Tefillà è definito dalla letteratura biblica ed in seguito da quella Rabbinica, “‘et razon – momento della gratitudine” ossia, in quel momento della giornata, il Signore è più disposto e ben disposto ad ascoltare le nostre preghiere. Essi – i chakhamim, consigliano, nel caso in cui si debba fare una particolare preghiera, (come ad esempio la tefillat cholim – la preghiera per una persona ammalata) è bene farla proprio durante questo momento della giornata, durante questa tefillà.
Possa il Signore gradire le nostre preghiere ed ascoltarci proprio durante la minchà di questa giornata, alla vigilia dello Shabbat, portandoci e portando a coloro che soffrono una guarigione completa – guarigione dell’anima, guarigione del corpo.
Shabbat Shalom