“Al tishlakh jadekhà el ha na’ar ve al ta’as lo meumma – Non mandare la tua mano verso il ragazzo e non fargli nulla..”
Così si conclude, felicemente, la ‘akedat izchak – la legatura di Isacco, episodio in cui D-o, per mettere alla prova Abramo se aveva fiducia in Lui o meno, gli chiede di immolare suo figlio.
“Al tishlakh jadekhà el ha na’ar – non mandare la tua mano contro il ragazzo” D-o non gradisce sacrifici umani e non vuole che, in Suo nome, si sparga sangue umano.
Mai così tanto come in questo periodo ci sentiamo catapultati indietro nella storia, a quando esseri umani in nome di D-o e di una religione – che si definiva superiore ad un’altra – spargevano sangue e seminavano morte.
Se soltanto pensiamo a cosa furono le Crociate, l’Inquisizione, od ancora a cosa siamo costretti ad assistere ai giorni nostri ad opera dell’Integralismo islamico, ci accorgiamo della grandezza e dell’universalità della Torà.
L’ebraismo attraverso la Torà, con il racconto della “legatura di Isacco” ci ha imposto, in un’epoca dove la maggior parte dei popoli praticava sacrifici umani, di astenerci da quelle barbare pratiche religiose, che rappresentavano la superiorità di un uomo riguardo ad un altro.
“Ki varekh avarekhkhà ve harbà harbè et zar’akhà che khokhevè ha shamaim – Per questo ti benedirò e farò sì che la tua discendenza sarà numerosa come le stelle del cielo”: la nostra pratica è la vita e la sacralità di essa.
Tutto è in funzione della vita e della discendenza delle nostre famiglie.
Shabbat shalom