“Ha azinu ha shamaim va adabbera ve tishmà ha aretz imré fi – Porgete orecchi o cieli e parlerò e ascolta oh terra i detti della mia bocca” Così inizia l’ultimo discorso, o forse la fine del lungo discorso che Mosè rivolge al popolo prima di morire. Fanno notare i commentatori che Mosè chiama a testimoni del suo importante discorso ammonitivo, il cielo e la terra, poiché sono le uniche due realtà esistenti al momento della creazione dell’uomo.
La ghemarà, nel trattato di ‘avodà zarà, riporta un midrash nel quale si dice che quando le Nazioni della terra verranno convocate a giudizio divino, per poter giustificare il loro comportamento, obietteranno dicendo: “Tu hai dato la Torà al popolo ebraico; ma essi hanno realmente osservato le sue mizvot?”
Allora il Santo Benedetto Egli sia, dirà di far venire a testimonianza il cielo e la terra. Allora esse avranno da obiettare e diranno: “Il cielo e la terra sono parte in causa con il popolo ebraico” in base a ciò che è scritto: “se il mio patto non venisse osservato giorno e notte, il cielo e la terra non esisteranno più” (Geremia 33).
Al che il Santo Benedetto Egli sia risponderà: “porterò per voi testimoni da mezzo a Voi”.
Le tosafot, commentano il brano della ghemarà: “dato che il cielo e la terra esistono ancora, vuol dire che il popolo ebraico ha sempre osservato le mizvot”.
Appena trascorso kippur, in un periodo dell’anno in cui ci accingiamo a gioire nella festa di Succot, tutto non può che essere un buon auspicio e un buon inizio per il nuovo anno.
Shabbat shalom ve Moadim le simchà