“E scriverà per sé questo libro della Torà, davanti ai Cohanim” (Deuteronomio 18). L’elezione di un re in mezzo al popolo, non viene vista di buon occhio da D-o, perché, se il popolo osservasse ciò che è scritto nella Torà, non avrebbe bisogno di una guida.
Comunque, fra le prime cose che egli doveva fare in caso di elezione era quella di scrivere un sefer Torà – o soltanto il libro di Devarìm (chiamato Mishné Torà) – da cui attingere insegnamenti, anche per il suo ruolo.
La caratteristica di un organo di potere – come anche quello supremo – è diversa fra quella ebraica e le altre.
Gli ebrei non hanno bisogno di un “capo” che indichi loro la “strada da percorrere” essendo stati definiti “mamlekhet kohanim – reame di sacerdoti”, ma di un “madrikh – una guida”. Anche nel moderno Stato di Israele, chi comanda l’esercito è colui che deve trovarsi, in caso di guerra, in prima linea e non nella “stanza dei bottoni”. È colui che attraverso le sue gesta deve assumersi tutta la responsabilità delle sue azioni e di ciò che succede fra i suoi subalterni.
Il re quindi doveva essere “uno dei nostri” disposto a mettere in vista la sua faccia per tutto ciò che avveniva…
Non è semplice trovare chi è disposto ad accettare oneri e non solo onori.
Shabbat Shalom