Rav Shlomo Riskin – Efrat, Israele – 5763 (2002-2003) – Tradotto da Dany e Giulio Barki
Quest’ultimo Shabbat di Hanukkah – quest’anno abbiamo il piacere di avere due Shabbatot di Hanukkah – è particolarmente bello e festoso; le otto luci della menorah di Hanukkah, unite a quelle delle candele normali di Sabbath arricchiscono il pasto della sera di venerdì con il calore del fuoco e delle luci aggiuntive. Vorrei cogliere questa opportunità speciale per analizzare più profondamente l’importanza del fuoco e della luce, tentando di capire il significato reale di Hanukkah nel contesto della sua relazione con le parashiot su Giuseppe ed i suoi fratelli.
La domanda più importante che ci dobbiamo porre riguarda la vera natura del miracolo di Hanukkah – cosa è stato e perché è stato! La preghiera “Al haNissim” (letteralmente “per i miracoli”), che si recita come aggiunta alla benedizione di Modim (ringraziamento) della Amidà durante la festa di Hanukkah, spiega: “nei giorni di Mattatià, figlio dell’alto sacerdote Yohanan l’Asmoneo, e dei suoi figli, quando il cattivo re dei greco-siriani si è scagliato contro la Tua nazione Israele per indurla a dimenticare la Tua Torah ed abrogare le leggi della Tua volontà, Tu, nella Tua tanta misericordia, ti sei alzato in piedi per loro nel momento del loro dolore; Tu hai combattuto la loro battaglia…’ Hai dato i forti nelle mani dei deboli, i tanti nelle mani dei pochi… . A quel tempo per la Tua nazione Israele hai realizzato una grande salvezza e una grande redenzione…” È indubbiamente chiaro dalla prospettiva di questa preghiera – e degli Uomini della Grande Assemblea che presumibilmente l’hanno redatta – che il miracolo di Hanukkah rappresenta la vittoria militare dei pochi, scarsi Ebrei contro il grande numero di crudeli greco-siriani.
C’è, tuttavia, un’altra fonte, trovata prima nella tarda Megillat Taanit e citata poi dal Talmud Bavlì, che dà risalto ad un miracolo totalmente differente – neppure menzionato nella preghiera di “Al HaNissim”: “che cos’è Hanukkah? Come i nostri saggi hanno insegnato,… quando i greco-siriani sono entrati nel Tempio, hanno portato via tutto l’olio. E quando il regno della Casa Asmonea è diventato grande e li ha conquistati, hanno cercato e trovato una sola ampolla d’olio che era stata lasciata con il sigillo dell’alto sacerdote; (nell’ampolla) c’era olio sufficiente per accendere (la menorah) per un solo giorno. È avvenuto un miracolo ed hanno acceso le luci da quell’ampolla per otto giorni” (B.T. Shabbat 21b). Evidentemente i Saggi di questo documento hanno interpretato che il miracolo sia stato nella possibilità soprannaturale di un’ampolla d’olio, sufficiente per un solo giorno, di durare otto giorni – il tempo necessario per produrre olio più puro, secondo Maimonide. Qual’è stato il vero miracolo di Hanukkah? E se lo sono entrambi, perchè l’Onnipotente ne ha dovuto fare un secondo? La vittoria militare era sufficiente per ristabilire la sovranità israeliana e gli Asmonei avrebbero pur potuto aspettare otto giorni per assicurarsi il nuovo olio e per poi cominciare ad illuminare la menorah! Inoltre, era tecnicamente ammissibile usare l’olio “contaminato” se non si fosse presentata nessun’altra opportunità, dal momento che i goyim non hanno il potere di rendere proibiti per l’uso i nostri oggetti sacri (Rabbenu Zerahai HaLevi, il Baal HaMaOr – B.T Avodah Zarah 52b, Rit 24a).
Per capire il significato di entrambi i miracoli, rivisitiamo una disputa fondamentale relativa a quale sia il modo corretto per accendere la hanukkiah: Beit Shamai ritiene che dobbiamo cominciare con otto lumi la prima sera e decrementare di un lume al giorno fino ad arrivare ad uno l’ultima sera, mentre Beit Hillel sostiene che cominciamo con uno ed arriviamo a otto. Rav Yosef Zevin zt”l, saggio di Gerusalemme, suggerisce che alla base del disaccordo c’è la disputa su quello che stiamo accendendo, ur, fuoco, o ohr, luce: secondo Beit Shammai la lotta principale – e la vittoria miracolosa – fu contro un nemico implacable che desiderava distruggerci, abbiamo dovuto ricambiare il fuoco con il fuoco (“distruggerai con il fuoco la malvagità che c’è in te”)”: è la natura del fuoco, di cominciare con una grande fiammata e poi di diminuire una volta divorato tutto ciò che sta in mezzo (quindi da otto a una). Secondo Beit Hillel, la lotta principale – e la miracolosa vittoria – fu contro la falsa ideologia dell’ellenismo e le idee pagane possono essere combattute solo attraverso la luce della conoscenza della Torah (“una candela è un comandamento e la Torah è luce”)” ; la conoscenza è cumulativa si evolve e, come un testo è legata ad un testo, come un’idea si sviluppa su un’idea (quindi da una a otto).
Aggiungerei che forse la vera divergenza di opinione fra i “giganti” delle accademie, non sia basata così tanto sul cosa stiamo accendendo, quanto su contro chi stiamo accendendo – perché gli Asmonei – i Maccabei stavano combattendo contro due nemici distruttivi. Secondo i libri degli Apocrifi sui Maccabei e lo storico Giuseppe Flavio, la battaglia di Hanukkah inizialmente è stata intrapresa dai Kohanim-sacerdoti più tradizionali, raggiunti poi dalle masse di ebrei pii, contro gli ellenisti, assimilati, sacerdoti di alto ceto, che desideravano trasformare Gerusalemme in una “polis” greca (città – stato), e il Tempio in un centro culturale pagano. In realtà è cominciata come guerra civile dell’ebreo contro gli ebrei – un fenomeno che le generazioni successive hanno voluto minimizzare e perfino “stendere un velo,” temendo che una tale guerra religiosa interna avrebbe potuto trasformarsi in un modello per le generazioni future. Le parashiot di Hanukkah, che raccontano la tragedia di odio fraterno fra i figli di Israele, servono solo per evidenziare quale sia la forza distruttiva di una disputa interna fra ebrei! Quindi il miracolo dell’unica ampolla di olio strappata da tutte le altre fiale che erano state contaminate dai sacerdoti ellenisti, dà risalto al simbolo religioso della menorah come l’oggetto sacro della commemorazione della festa e “mette in luce” la luce dell’educazione piuttosto che il fuoco della distruzione. Quando l’ebreo tenta di influenzare l’ebreo, deve usare Torah piuttosto che terrore, (“una candela è comandamento e la Torah è luce”), educazione piuttosto che coercizione, illuminazione piuttosto che legislazione.
Storicamente parlando, quando la crema, assimilata, degli ebrei ellenisti ha visto che stava perdendo sul campo la battaglia contro gli stessi pii Maccabei, ha invitato i Greco-Siriani, con tutta la forza del loro esercito potente e numeroso, a venire in suo aiuto – promettendo che una Giudea epurata dai primitivi rituali monoteisti si sarebbe poi trasformata in una satrapia della Grecia-Siria utile nella sua rivalità con la Grecia-Egitto. Miracolosamente, i Maccabei hanno anche vinto contro i greco-siriani – e questo miracolo e questa vittoria sono commemorati “nella preghiera di “Al HaNissim”. Quando combattiamo contro un nemico straniero determinato nella nostra distruzione fisica, dobbiamo utilizzare qualsiasi arma disponibile che possiamo ottenere per sgominare l’oppressore e ristabilire la nostra libertà e sovranità.
Shabbat Shalom e Hanukkah Sameach