Nella nostra parashà, che contiene come tutto il libro di Devarim, i discorsi che Mosè rivolge al popolo prima di morire, troviamo i cardini su cui poggia tutto l’ebraismo: Monoteismo, osservanza dei precetti nei confronti di D-o e nei confronti del nostro prossimo.
Essa è ricca di contenuti che vanno dal ricordare le cose negative che hanno segnato i quaranta anni di vita nel deserto alla osservanza del Monoteismo – Shemà Israel, ahavat A’ – l’amore per D-o, e la ripetizione degli Aseret ha dibberot – i Dieci Comandamenti, in cui vengono elencati i precetti “ben adam la Makom – tra l’uomo e D-o e ben adam le chaverò – tra l’uomo e il suo prossimo”.
Oggi è “tu be av” il 15 del mese di av, una festa gioiosa, descrittaci dalla mishnà, in cui si esalta l’amore fra giovani appartenenti al popolo di Israele, richiamando anche l’amore fra D-o e il popolo ebraico.
Il Decalogo infatti, non è altri che la codificazione scritta dal “dito di D-o” di un matrimonio consacrato quaranta anni prima, sul Monte Sinai, fra D-o e il popolo di Israele, chiamato proprio dal Signore “mamlekhet kohanim ve goi kadosh – reame di sacerdoti e popolo distinto”.
Per essere sacerdoti bisogna seguire una vita esemplare e per essere popolo, bisogna tenere una ferrea disciplina, degna di questo termine.
Ci sono oneri e onori, ma prima di ricevere i pochi onori, c’è bisogno di conoscere e mettere in pratica i nostri oneri.
Shabbat shalom e buon Tu be av.