“Zot chukkat ha Torà…Questo è lo statuto della Torà “
Non troviamo moltissime volte nella Torà il termine “chukkat o chok”; anzi esso è assai raro.
Questo termine può avere due modi di interpretazione:
Chakkikà – incisione o Chok – legge, statuto.
I nostri maestri interpretano l’espressione iniziale della nostra parashà, dicendo che “zot chukkat ha Torà”, si rifà al testo dell’Esodo in cui è scritto: “Charut al ha luchot – inciso sulle tavole” ossia, il nostro testo si riferisce a tutta la Torà, incisa su pietra.
A proposito di ciò, troviamo scritto nel Mishlè (i proverbi 3, 3:) “cotvem al luach libbekha – scrivili sulla tavola del tuo cuore”.
Moshè è chiamato” mechokkek – legislatore ” ossia, colui che ha insegnato la Torà al popolo ebraico in modo indelebile.
I nostri maestri spiegano che ci sono due modi per scrivere.
Uno, quello classico più conosciuto, che avviene con una penna ad inchiostro o con dello smalto, su di un foglio di carta o pergamena; l’altro, scolpendo la pietra.
È ben diverso un modo dall’altro:
Il primo si tratta di scrivere, aggiungendo qualcosa al foglio – un qualcosa di estraneo – l’uno all’altro.
Si può definire un’aggiunta di una cosa ad un’altra.
L’altro modo, quello di scolpire la pietra, fa si che la scrittura sia un’unica cosa con la tavola dove ciò viene inciso.
Questo determina che rimanga fra le due cose l’incisione e la pietra – un saldo e forte legame.
Volendo, si può separare l’inchiostro dalla pagina su cui si è scritto; viceversa ciò che è scolpito non può per nessun modo essere separato dalla pietra.
Questo rappresenta l’unione fra D-o, la Torà e il popolo di Israele – ” Israel ve oraità ve Kudshà berikh hu chad hu – Israele, la Torà e il Santo Benedetto Egli sia sono un tutt’uno ” (zohar Parashat acharè mot 73 a).
Questo ci insegna che ciò che è comandato dalla Torà, sotto forma di chok, deve essere rispettato, a prescindere dal fatto che sia o no comprensibile.
“Ha nistarot lA’ Elokenu ve ha niglot lanu ulvanenu – Le cose occulte al Signore nostro D-o e quelle manifeste a noi” (Deuteronomio 33, 21).
Noi abbiamo l’obbligo di osservare sia le mizvot incomprensibili – nistarot, che rientrano nei chukkim, sia quelle comprensibili paragonate proprio all’inchiostro che si attacca al foglio, ma non ne fa parte integrante.
La parà adummà – la vacca rossa è il simbolo di tutta la Torà; essa simboleggia le mizvot comprensibili, come la purezza o l’impurità – ma anche incomprensibili, come tutto il suo senso.
Noi abbiamo il dovere di osservare in ogni dettaglio questa mizvà poiché in essa è rappresentata la fiducia che noi abbiamo in D-o, osservando ciò che Egli ci comanda.
Nel midrash (bemidbar rabbà 3) è riportato un verso del Kohelet (7,23) che dice: “Ho detto: diverrò saggio, ma essa è lontana da me”, riferito proprio alla parà adummà. Per cui, anche se le cose sono difficili da comprendere, abbiamo il dovere di osservarle avendo fiducia in D-o che un giorno finalmente ce le chiarirà.
Shabbat shalom