“Shelakh lekhà anashim……. Manda per te degli uomini, affinchè visitino la terra di Canahan che Io sto per darvi”
Con queste parole inizia la parashà che leggeremo questo shabbat.
I commentatori si chiedono il motivo per cui il Signore dice a Moshè “per te”. Infatti, le mizvot non vengono mai comandate dal Signore per qualcuno; quel “per te” sembrerebbe più un consiglio che un imperativo.
Infatti, il midrash racconta che il popolo o almeno una parte di esso, si rivolse a Moshè, in modo violento, chiedendogli di mandare una delegazione a perlustrare la futura Terra di Israele.
Moshè non sapendo dare una risposta, chiede a D-o come fare.
D-o si adira per la mancanza di fiducia da parte del popolo verso di Lui, ma si adira anche contro Moshè.
Il motivo è che Moshè, si è dovuto rivolgere a D-o perchè era anche lui era titubante.
Un vero leader deve aver fiducia nella missione che sta svolgendo, quindi avrebbe dovuto rispondere fermamente in modo contrario a questa richiesta, senza il bisogno di una conferma divina.
Allo stesso modo chi calunnia, deve assumersi le proprie responsabilità, verso il calunniato.
Gli esploratori, calunniano la terra di Israele: “Erez okhelet iosheveha hi – È una terra che mangia i suoi abitanti”.
Essi verranno puniti per questo, facendo ricadere completamente la loro colpa su tutto il popolo.
Soltanto Giosuè e Calev hanno l’onestà di dire il vero, assumendosene le responsabilità.
Saranno soltanto loro infatti, appartenenti alla vecchia generazione, ad essere premiati entrando nel paese.
Anche se le cose dette corrispondono alla realtà, bisogna trovare il modo giusto di riferirle, assumendosi in toto, ogni responsabilità.