Dedicata alla memoria di Renzo Guidieri z.l.
Viaggio di lavoro
Talmud Bab. Sukkah 26a: Insegnano i nostri Maestri: Coloro che sono in viaggio di giorno sono esenti dalla Sukkah di giorno ma obbligati di notte; coloro che sono in viaggio durante la notte sono esenti dalla Sukkah di notte ma obbligati di giorno; coloro che sono in viaggio sia di giorno che di notte sono esenti dalla Sukkah tanto di giorno che di notte.
Rashì ad loc.: Perché è scritto: “nelle Sukkot risiederete (teshevù) per sette giorni” (Wayqrà 23,42) come si è soliti risiedere in casa. Come durante tutto l’anno non ci si perita di recarsi in viaggio per affari, così nei giorni di Sukkot che non sono Yom Tov la Torah non ci costringe a rinunciare.
Tossafot ad loc., s.v. Holekhè: Tutto si evince dal principio teshevù ke-‘eyn taduru (“risiederete nel senso di abiterete”): anche in casa propria nessuno rinuncia a viaggiare. Così colui che soffre (mitzta’er) è esentato dalla Sukkah (cfr. par. 4), perché nessuno riesce ad abitare dove la cosa gli costa sofferenza.
Shulchan ‘Arukh, Orach Chayim 640,6: Coloro che sono in viaggio di giorno sono esenti dalla Sukkah di giorno ma obbligati di notte; coloro che sono in viaggio durante la notte sono esenti dalla Sukkah di notte ma obbligati di giorno.
R. Moshe Isserles ad loc.: Solo se trovano una Sukkah, ma se non la trovano possono intraprendere il viaggio anche se sanno a priori di rinunciare a starvi sia di giorno che di notte, come negli altri giorni dell’anno in cui non si rinuncia a viaggiare per potere stare in casa: sebbene gli spostamenti avvengono solo di giorno è in tal caso esente anche di notte. Coloro che si recano nei villaggi a riscuotere i propri crediti e non hanno una Sukkah in quei villaggi devono essere rigorosi con se stessi e rincasare ogni sera per cenare in Sukkah: anche se su questo l’uso è di facilitare, chi usa questo rigore sarà benedetto.
Mishnah Berurah ad loc.: sono esenti dalla Sukkah di giorno, nel senso che non sono tenuti ad attendere di poter consumare il pasto finché abbiano raggiunto una Sukkah, a meno che non la trovino all’ora del pasto senza fatica; ma sono obbligati di notte e anche se pernottano in un centro abitato in un albergo di non ebrei devono darsi da fare e cercare: forse si trova un ebreo nelle adiacenze che abbia una Sukkah; ma se non trovano una Sukkah dopo aver provato a cercarla possono mangiare e dormire in quel luogo fuori dalla Sukkah: non sono cioè obbligati a costruirsi una Sukkah sul posto.
La logica di questa Halakhah è che il rapporto che abbiamo con la Sukkah non deve essere inferiore a quello che teniamo con la casa di tutto l’anno, ma neanche deve essere superiore. La Sukkah non deve essere vissuta come fonte di sofferenza e di rinuncia alle proprie attività pur di stare vicini a essa.
Viaggio di piacere
A differenza di Rashì le Tossafot non specificano che la facilitazione vale solo per i viaggi d’affari: all’apparenza ritengono che sia applicabile indipendentemente dai motivi del viaggio. Secondo questa logica si potrebbe intraprendere durante Sukkot un viaggio di piacere sapendo a priori di rinunciare alla Sukkah? D’altronde nella seconda parte le Tossafot legano la nostra esenzione esplicitamente a quella del mitzta’er: ciò al contrario implicherebbe che essa vale solo dove la residenza nella Sukkah è motivo effettivo di sofferenza, non dove essa comporti semplicemente la rinuncia a un piacere.
Or Zarua’, Hil. Sukkah 299: Ci sono persone che praticano il salasso durante Sukkot e poi mangiano fuori dalla Sukkah, dicendo che non è diverso da qualsiasi altra sofferenza (che esenta dalla Sukkah). Sbagliano, perché chi si sottopone al salasso non è per forza un ammalato: al contrario è contento, mangia e beve in abbondanza. Di più: era libero di farlo il giorno prima di Sukkot o il giorno dopo. Anche la persona in lutto è tenuta alla Sukkah (cfr. S.A. par. 5), sebbene il motivo di sconforto gli sia venuto dal Cielo. Dal momento che il suo sconforto non è connesso con la Sukkah, gli si chiede di concentrarsi sulla Mitzwah. Tanto più se lo sconforto se lo è provocato da solo, scegliendo di sottoporsi al salasso: avrebbe dovuto astenersene.
Maghen Avraham a S.A., n. 4: Per questa ragione anche chi prende un purgante sebbene gli provochi molta sofferenza è obbligato alla Sukkah.
R. Moshe Feinstein, Resp. Iggherot Moshe, Orach Chayim III, n. 93: Per quanto concerne andare in gita di piacere in un luogo dove non si avrà una Sukkah mi sembra logico che sia proibito, perché il Talmud Sukkah 26a esenta soltanto chi viaggia per affari o simili che siano una necessità concreta.
Talmud Menachot 41a: Un angelo incontrò Rav Qetinà mentre quest’ultimo era avvolto in un sudario (esente dallo Tzitzit). L’angelo gli disse: “Qetinà, Qetinà, se indossi questo sudario d’estate e un sacco d’inverno, che cosa ne sarà della Mitzwah dello Tzitzit?” Qetinà rispose: “Forse che voi punite anche chi trascura un precetto affermativo?” L’angelo gli rispose: “Sì, in un’epoca di recrudescenza dell’ira Divina si punisce anche per questo”. Mi sta bene (l’osservazione dell’angelo) se lo Tzitzit è un obbligo della persona, ecco che è colpevole chi non mette lo Tzitzit, ma se dici che lo Tzitzit è un obbligo dell’abito, (nel caso di un sudario o di un sacco che ne sono esenti) non c’è nessuna responsabilità (di metterlo). Vuoi concludere allora che lo Tzitzit è un obbligo della persona (e non dell’abito)? Accetto che la Torah obblighi allo Tzitzit quando si indossa un abito che lo richiede, quando invece si indossa un sudario che non lo richiede, forse che la Torah ci obbliga? In realtà questo (l’angelo) intendeva dirgli (a Qetinà): Tu cerchi trucchi per esentarti dall’obbligo dello Tzitzit (Da questa discussione non possiamo stabilire se lo Tzitzit sia un obbligo della persona o dell’abito, perché l’angelo non rimprovera Qetinà di aver indossato senza Tzitzit un abito che lo richiedeva, ma di non aver mai indossato un abito che richiedeva Tzitzit. Sebbene non abbia commesso alcuna trasgressione, ha trascurato il precetto).
Maimonide, Hilkhot Tzitzit 3,11: Sebbene la persona non abbia l’obbligo di acquistarsi un Tallit e di avvolgersi in esso allo scopo di metterci lo Tzitzit, non è opportuno che un Chassid esoneri se stesso da questa Mitzwah. Bensì faccia sempre in modo di avvolgersi in un panno soggetto a quest’obbligo (e dotato) di Tzitzit allo scopo di adempiere a questa Mitzwah. E durante la Tefillah bisogna farci particolare attenzione: è gravemente disdicevole per Talmidè Chakhamim pregare senza essere avvolti nel Tallit.
Viaggio di istruzione
R. Aharon Lichtenstein, Minchat Aviv, p. 581: Occorre opporsi con forza e vigore dal punto di vista e valoriale, e filosofico, e pedagogico, a gite o altre iniziative che comportino di trascurare la Mitzwah della Sukkah… Il quesito stesso, particolarmente se posto da organizzazioni giovanili che si vantano di educare ai valori della Torah, lascia ancora più stupiti. Ho vissuto per decenni fuori da Israele in luoghi nei quali la Mitzwah della Sukkah non poteva essere considerata delle più facili e nessuno mi ha mai domandato il permesso di avvalersi dell’esenzione dei viaggiatori se si fosse trovato a qualche distanza da una Sukkah… Sono persuaso che il messaggio pedagogico più importante che si può trasmettere ai giovani durante Sukkot è di approfondire la propria consapevolezza e sensibilità verso il compimento sollecito e attento delle Mitzwòt, anche se questo può comportare delle difficoltà e persino esigere un sacrificio…
Talmud Sukkah 27b: R. Eli’ezer soleva dire: Io lodo i pigri che non escono di casa durante le feste, come dice il versetto: “E sarai allegro tu e la tua casa” (Devarim 14,26).