Tratte da Ben Yish Chay, anno I, parashat Nitzavim
- Anticamente si usava digiunare la vigilia di Rosh ha-shanah (S.A. O.C. 581,2). L’uso al giorno d’oggi, tranne rarissime eccezioni, è di non digiunare, o tuttalpiù farlo sino a mezzogiorno o pelag ha-minchah, o riscattare il digiuno per mezzo della tzedaqah (P.H. Yamim noraim 2,10).
- Non si suona lo shofar la vigilia di Rosh ha-shanah, né di sera, né di giorno, persino in casa propria. Se il toqea ha necessità di suonare per esercitarsi, lo faccia in una stanza chiusa (Ben Ish Chay, Anno I, parashat Nitzavim,2).
- La vigilia di Rosh ha-shanah non c’è nefillat appayim, ma a minchah del giorno precedente si recita (B.I.C., 2).
- La vigilia di Rosh ha-shanah si usa recarsi al cimitero e recitare lì delle suppliche. Le preghiere non devono essere rivolte ai morti, ma si deve chiedere a D. di essere misericordiosi con noi per via dei nostri meriti. Si può tuttavia recarsi sulla tomba di uno tzadiq e chiedere che questo preghi per lui (B.I.C., 2).
- Si reciti con particolare attenzione la tefillah di minchah di Rosh ha-shanah, dal momento che è l’ultima tefillah dell’anno (B.I.C.,2).
- La vigilia di Rosh ha-shanah ci si tagliano i capelli; è bene fare attenzione a farlo prima di mezzogiorno (B.I.C., 3).
- Durante Rosh ha-shanah, come negli altri giorni di Mo’ed si indossino begli abiti. Si evitino tuttavia abiti eccessivamente ricercati, per mostrare il proprio timore del giudizio divino (M.B. 581,24).
- La vigilia di Rosh ha-shanah si usa immergersi nel miqweh. Ci sono vari motivi: a) è possibile che si abbiano avuto delle perdite involontarie; b) per via dell’impurità derivante dai rapporti sessuali; c) per accogliere su di sé la santità del giorno festivo. E’ bene che anche le ragazze non sposate si immergano nel miqweh prima di Rosh ha-shanah (B.I.C., 3). Se questo punto, così come circa una donna nei cosiddetti sette giorni bianchi, molti dissentono (a.e. K.Y.Y.). Dal momento che questa tevilah non è obbligatoria non si recita alcuna berakhah. Se la si è recitata, lo si è fatto invano (K.Y.Y.). E’ opportuno effettuare questa tevilah dopo la quinta ora della giornata, o quanto meno quando è pieno giorno (K.Y.Y.).
- Se si è impossibilitati a immergersi nel miqweh, in alternativa si versino, dalla testa ai piedi, nove qabin di acqua (B.I.C. 3). In questo caso non è necessario che venga esercitata una forza umana, come avviene per esempio per la netilat yadaim; per questo motivo si può anche utilizzare la doccia a questo scopo (K.Y.Y.). Per questo lavaggio può essere indistintamente usata acqua fredda o calda (K. Y. Y.).
- Si usa fare la hatarat nedarim la vigilia di Rosh ha-shanah, il 29 di Elul. C’è un remez nell’espressione lo yachel devarò kekhol, le cui finali formano il termine Elul. Alcuni usano fare hatarat nedarim quaranta giorni prima di Rosh ha-shanah in base allo Zohar (K.Y.Y.).
- Non si mangino di Rosh ha-shanah cibi aspri o cibi cotti in liquidi aspri. Ugualmente si faccia attenzione a mangiare frutti aspri, o non maturi. E’ bene mangiare carne grassa e cibi dolci come buon augurio. Tuttavia non si ecceda, dal momento che toameah chayim zakhù (chi li assaggia merita la vita).Si bevano parimenti bevande piacevoli (B.I.C. 5).
- Si faccia attenzione a non arrabbiarsi, poiché, oltre al divieto di arrabbiarsi valido tutto l’anno, non è un buon segno arrabbiarsi il primo giorno dell’anno. Per questo si faccia attenzione che la tavola sia completamente apparecchiata prima della sera, dal momento che per questo motivo potrebbero insorgere delle discussioni familiari (B.I.C. 6).
- Si reciti She-echeyianu nel qiddush entrambe le sere. E’ bene, la seconda sera, mettere a tavola un frutto nuovo e riferire ad esso la berakhah (B.I.C. 8).
- I due giorni di Rosh ha-shanah hanno la particolarità di avere un’unica qedushah. Per questo un uovo che è stato generato il primo giorno di Rosh ha-shanah è vietato anche nel secondo, e se Rosh ha-shanah cade di giovedì e venerdì, cosa che avviene abbastanza frequentemente, anche lo Shabbat successivo. Se si ha il dubbio che un uovo sia stato generato la vigilia di Rosh ha-shanah o il primo giorno della festa, l’uovo è proibito (B.I.C. 10). Il principio non viene applicato però in modo facilitante. Per questo non è consentito cucinare ecc., dal primo al secondo giorno di Rosh ha-shanah, come negli altri giorni di Yom Tov (K.Y.Y.).
- Non si dorme durante il giorno di Rosh ha-shanah; bisogna pertanto fare attenzione a svegliarsi prima dell’alba. Se si hanno mal di testa o altri fastidi tali da dover dormire durante il giorno, lo si faccia dopo mezzogiorno (B.I.C. 11).
- C’è chi usa mangiare anche a pranzo i cibi che si mangiano durante il seder della sera (K.Y.Y.).
- Se non si è recitato il Tashlich il primo giorno di Rosh ha-shanah, lo si faccia il secondo dopo musaf (B.I.C. 12).
- E’ bene che il toqea’ dica esplicitamente di avere intenzione di fare uscire d’obbligo tutti coloro che ascoltano il suono dello Shofar. Anche se normalmente chi compie una mitzwah per il pubblico ha questa intenzione, in tal caso è bene affermarlo esplicitamente (B.I.C. 14). Se fra il pubblico c’è qualcuno non gradito al toqea’, e quest’ultimo non intende farlo uscire d’obbligo, la sua nomina è compromessa, avendo uno status equiparato a quello dello shaliach tzibbur, e pertanto neanche gli altri, che gli sono invece graditi, escono d’obbligo (P.T. 581,9).
- Lo Shofar deve rimanere coperto sino alla fine della recitazione delle berakhot (lo stesso vale fra un gruppo di suoni e l’altro, quando non viene suonato (P.T. 585,4). E’ bene impugnarlo mentre ancora è coperto mentre si recitano le berakhot. Prima di recitare la berakhah si inviti il pubblico a prestare la massima attenzione, e si concentrino sulla berakhah. Se una persona si trova lontana dal toqea’ e ha un udito debole, tanto da non sentire la berakhah, la reciti per conto proprio. In alcuni luoghi si usa che il pubblico sia in piedi durante la recitazione delle berakhot, e questo è l’uso comune (B.I.C. 15).
- Si impugni lo shofar con la mano destra e lo si tenga sul lato destro se possibile. Il maqrè suggerisca anche il primo suono. Faccia attenzione che lo Shofar non presenti difetti, anche minimi, all’imboccatura. Se viene riscontrato un difetto, lo si sistemi prima di Rosh ha-shanah.
- Il Maghen Avraham sostiene che un mancino debba impugnare lo shofar con la sinistra, ma questa opinione non è riportata dagli altri acharonim, che sono del parere che debba impugnarlo con la destra. Se il toqea’ mancino è un talmid chakham tuttavia ha la precedenza su un toqea’ destrorso, poiché si applicano al toqea ‘ le medesime regole dello shaliach tzibbur (P.T. 585,5).
- Se una persona non si è recata al bet ha-keneset, ed il toqea’ è venuto a suonare per lei, stia in piedi durante i trenta suoni, perché si tratta di una mitzwah della Torah, che viene paragonata alla sefirat ha-‘omer, che viene recitata in piedi (B.I.C. 17).
- Le donne sono esenti dal suono dello shofar, poiché si tratta di un precetto affermativo determinato dal tempo. La maggior parte delle donne hanno tuttavia accolto su di sé la mitzwah come un obbligo e per questo si recano al bet ha-keneset. Se una donna è abituata a recarsi al bet ha-keneset, ed un anno è stata impossibilitata, il toqea’ si rechi da lei per suonare, senza che si recitino le berakhot. Se non è possibile per qualsivoglia motivo che il toqea’ venga a casa, faccia prima di Rosh ha-shanah hatarat nedarim per l’uso che ha accolto su di sè (B.I.C. 17).
- Nella tefillah da Rosh ha-shanah a Kippur, si recita nella terza benedizione ha-Melekh ha-qadosh. Se si è detto ha-Qel ha-qadosh o se si è in dubbio, si torni all’inizio della ‘amidah. Se ci si è accorti subito dell’errore e ci si è corretti, si è uscito d’obbligo. La regola vale anche per lo shaliach tzibbur, che torna quindi a recitare la qedushah. Il principio si applica anche per la berakhah Me’en Sheva’ negli Shabbatot fra Rosh ha-shanah e Kippur. Alcuni su questo ultimo punto dissentono (B.I.C. 18). Se il dubbio è insorto molto tempo dopo la tefillah, non è necessario ripetere, perché presumibilmente si è comportato adeguatamente (P.T. 582,2).
- Un principio importante rispetto il dubbio sulla terza berakhah della ‘amidah è costituito dall’abitudine. Si presume infatti che una persona sia portata ad esprimersi in base a quanto fa abitualmente. Se si è quindi in dubbio si ritorna all’inizio della ‘amidah. Tuttavia, se una persona è certa di avere recitato il testo della terza benedizione di Rosh ha-shanah, notevolmente più lungo, e il dubbio concerne solamente il termine della berakhah, questo ragionamento non si applica (K.Y.Y. 582,10). Alcuni applicano la stessa logica al caso in cui si è certi, negli altri ‘aseret yemè teshuvah, di aver recitato zokhrenu e mi kamokha nelle prime due berakhot. Non si applica invece ad ha-Melekh ha-mishpat. (P.T. 582,2).
- Nell’undicesima benedizione si recita ha-Melekh ha-mishpat. Se si è recitata la benedizione abituale, si prosegua a recitare la ‘amidah, dal momento che si è ricordato il termine melekh, presente nella formula abituale, anche se l’opinione dello Shulchan ‘Arukh è in questo caso differente (B.I.C. 19).
- Se ci si è dimenticati le formule zokhrenu e mi kamokha non è necessario tornare indietro, anche se ci si è accorti tempestivamente dell’errore. Per questo se si è iniziata la berakhah, non la si concluda con i termini lamedeni chuqqekha per poterle recitare. Sulle aggiunte della prima e delle ultime benedizioni, se omesse, le si reciti al termine della ‘amidah, dal momento che si tratta di richieste di misericordia; l’aggiunta mi kamokha, che non è una richiesta di misericordia, non è invece recuperabile (B.I.C. 20).