“La vita è un gioco e io sono un giocatore nato”: è questo il principio secondo il quale Jaeckie Zucker (Henry Hübchen) vive la sua vita. Il vero nome di Jaeckie, nato nel 1947, è Jakob Zuckermann ma lui non ha più nulla a che fare con il club ebraico dal 1961, quando è stato costruito il muro.
E’ stato allora che sua madre insieme al primogenito Samuel è fuggita ad Ovest lasciando Jaeckie a cavarsela da solo. Da allora il contatto tra le due parti divise della famiglia si è interrotto.
Nel frattempo Jaeckie, usando al meglio la sua astuzia e simpatia è diventato un famoso cronista sportivo della Germania Est.
Dalla caduta del muro però, la proverbiale fortuna del rubacuori Jaeckie è sparita. Il biliardo e il gioco d’azzardo lo aiutano a malapena a sbarcare il lunario e anche il suo matrimonio con Marlene ha visto giorni migliori.
“Sarò anche nella merda”, si dice Jaeckie consolandosi, “ma perlomeno il panorama è ottimo”.
A questo punto però l’unica speranza per l’ex giornalista è l’eredità di sua madre.
Ma secondo quanto stipulato nel testamento della donna, prima di entrare in possesso dell’eredità Jaeckie dovrà riconciliarsi con il fratello Samuel, ebreo ortodosso.
A Jaeckie non rimane che ospitare suo fratello Samuel con tutta la famiglia, ma quando questo si stabilisce in casa, lo scontro tra culture è inevitabile. I due testardi fratelli non avranno però altra scelta: saranno costretti ad andare d’accordo…
Il risultato è una commedia molto poco ortodossa che descrive con squisita audacia due tipi di culture nella Berlino del XXI secolo e che è in uscita in questi giorni per LadyFilm: Zucker – Come diventare ebreo in 7 giorni!.
Cosa c’è di così speciale nell’umorismo ebraico?
Secondo il regista Dani Levy, “gli ebrei si trattano senza imbarazzo, sono spesso politically uncorrect ed autoironici. L’umorismo ebraico guarda alla gente sfacciatamente, con passione, ma senza scivolare nel ridicolo”.
In Zucker – Come diventare ebreo in 7 giorni!, l’autore/regista nato a Basilea, ma residente a Berlino, tocca uno dei temi centrali dell’umorismo ebraico: la famiglia.
Due parti di una stessa famiglia in lotta tra loro, separate dalla costruzione del muro di Berlino, si confrontano in una Berlino moderna: il risultato è un piacevole scontro tra civiltà.
“Ci sono pochissimi ebrei nel Paese”, sostiene Levy, “e direi che l’80, 90% dei tedeschi non è mai entrato in contatto con loro. Ma come nel caso di altre minoranze, è sempre utile parlarne in un film”.
Già, è sempre utile raccontare la vita quotidiana della comunità ebraica che ancora vive in Germania… col sorriso sulla bocca!
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