Esattamente al centro della nostra parashà, troviamo la “birkat kohanim – benedizione sacerdotale” che è considerata un ordine per i kohanim, i quali fanno da tramite fra il Signore – che benedice – e il popolo che riceve la benedizione.
Il versetto conclusivo della benedizione, suona con le parole: “e porranno il mio nome sui figli di Israele e Io li benedirò”.
Il momento in cui essa viene recitata è quello della ripetizione della ‘amidà (la preghiera composta da diciotto benedizioni) e precisamente, all’inizio dell’ultima benedizione, che inizia con le parole” sim shalom tovà – poni una pace buona.”.
I maestri del talmud si interrogano sul motivo della birkat kohanim, prima della benedizione “sim shalom” e rispondono a questo, spiegando con un versetto del libro dei Salmi.
Dato che nei Salmi troviamo scritto “Il Signore benedirà il suo popolo con la pace” (Tehillim 29), la più grande delle benedizioni che il popolo d’Israele possa ricevere è proprio la pace. La parola Shalom, non significa pace come contrario di guerra, ma come shalem che vuol dire completezza.
Si è in pace quando si è sicuri e tranquilli completamente.
SHABBAT SHALOM