Siamo alla vigilia di Shavuot, la festa del mattan Torà. Nella Torà iniziamo a leggere il libro di Bemidbar dove, nella sua prima parashà, viene chiesto da D-o a Moshè il censimento del popolo.
La radice della parola bemidbar è davar – cosa, parola.
Gli Aseret ha Devarim o ha Dibberot, sono le Dieci Parole o i Dieci Comandamenti che il Signore diede al cospetto di tutto il popolo, sul Monte Sinai.
Il luogo dove furono dati era proprio il deserto – midbar – il luogo dove solitamente si sente il silenzio più di ogni altra cosa.
La Torà è stata data proprio nel deserto affinché tutti i popoli della terra potessero riconoscere in essa una forma di appartenenza.
Il popolo ebraico oltre al dovere di osservare le sue regole, ha anche quello di studiarla, considerando questa una delle più grandi mizvoth.
Kavata ittim la torà? ” Hai fissato dei tempi per lo studio della Torà? (shabbat 31a)
Questa è la prima domanda che ci viene posta quando veniamo introdotti al cospetto del giudizio divino.
Ci sono delle persone molto leggere che cercano di sminuire il valore della nostra Torà, sostenendo che essendo stata data millenni fa, il suo valore ha perso il peso originario e non può essere osservata nei nostri tempi moderni.
In verità noi non dobbiamo adeguare la Torà ai giorni nostri, ma sono i giorni nostri che devono adeguarsi ad essa.
Bisogna fissare i tempi alla Torà ossia, i tempi moderni debbono essere impostati secondo le regole della Torà e non viceversa. I chakhamim hanno insegnato: “La Torà ha preceduto la creazione del mondo”. Per questo motivo il mondo deve comportarsi seguendo la Torà e non al contrario. (Nedarim 38a).
Possa il Signore renderci meritevoli di ricevere ancora la Torà, come meritevoli furono i nostri Padri alle pendici del Sinai.
Shabbat shalom e Moadim le simchà