ENZO FONTANA – L’Adige (10/11/2003)
L’ostilità contro gli ebrei è antichissima. Ce lo ricorda anche Pietro Citati in «Israele e Islam, Le scintille di Dio» (Mondadori 2003), viaggio attraverso ventisette secoli di storia e letteratura. Nel capitolo conclusivo di questo libro Citati prende in considerazione esplicitamente l’antisemitismo, dalle più antiche manifestazioni alla triste letteratura in voga nel XIX e XX secolo. Secondo Citati, l´origine di quest´avversione contro gli ebrei è il loro monoteismo, il non voler mischiare il loro Dio con la schiera degli dèi pagani, il loro cercare la separazione dai costumi religiosi degli altri popoli, persino a tavola.
Proprio questo vivere separati accese l´immaginazione dei popoli antichi. Per non parlare della reazione degli intellettuali. Tacito, il grande storico romano, pur ignorando completamente la cultura di Israele raccontava che gli ebrei erano gente superstiziosa, odiata dagli dèi, misantropi che veneravano una testa d´asino. Un altro storico, Apione, raccontava che nel loro Tempio compivano sacrifici rituali di stranieri, ingrassati a forza come Hansel e Gretel. In realtà gli ebrei forse furono gli unici, tra le grandi civiltà mondo antico, ad aborrire il sacrificio umano. Basterebbe questo a dimostrare la superiorità morale della loro concezione del mondo e della divinità.
Cristianesimo e Islam originano dalla religione ebraica. I cristiani e i musulmani sono debitori agli ebrei non solo in fatto di monoteismo, ma di un´idea: “che la città di Dio debba essere attuata qui ed ora, con un assoluto rigore, nella purezza delle leggi e dei riti.” Tragica idea!, dice Citati. Nessuna ha causato maggiori disastri nella storia universale. Tutti i movimenti messianici della storia ebraica, cristiana e islamica, e in parte la Rivoluzione francese e persino la Rivoluzione russa, rivelano nello sfondo la “fiamma di fuoco” che apparve a Mosè dal folto del roveto. Questo incontro ravvicinato tra sacro e umano non fu mai dimenticato, malgrado la Chiesa cattolica e l´Islam, nella sua maggioranza, ebbero terrore di questo contatto: quasi sempre si opposero alla realizzazione della città di Dio su questa terra. Come i rabbini di Israele, sapevano bene che se la fiamma di Dio è troppo vicina, ci si infiamma, ci si scatena e si può arrivare a uccidere i propri fratelli, come accadde quando gli Zeloti occuparono il Tempio di Gerusalemme.
Dopo la seconda metà del II secolo d.C., Israele rinunciò (non completamente) a realizzare il regno di Dio in terra. Dopo l´ultima distruzione del Tempio di Gerusalemme, gli ebrei sciamarono verso ogni angolo del globo, dall´India alla Persia alla Russia alla Francia all´Italia alla Spagna, “perché erano destinati a diventare il sale della terra”. Dopo il VII secolo, il cuore dell´esistenza ebraica diventarono i paesi del Medio Oriente e la Spagna, dominati dall´Islam. Anche qui vi furono manifestazioni persecutorie, a cominciare dalla distruzione della comunità ebraica della Mecca, ancora ai tempi del profeta Maometto. In generale però Israele visse relativamente bene sotto il dominio dei califfi e dei signori islamici.
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Non così nei paesi convertiti al cristianesimo. Qui pendeva sugli ebrei un´accusa tanto assurda quanto terribile: quella di deicidio. Come se la colpa di ciò che era avvenuto sul Monte del Cranio dovesse per forza ricadere su tutti gli ebrei, nei secoli dei secoli. Amen.
Persino i custodi dell´ordine costituito, i sacerdoti del Tempio, non sarebbero stati imputabili di omicidio volontario del Figlio di Dio. Peccarono più per ignoranza che per cattiveria. Mica lo sapevano con chi avevano a che fare: con il Dio incarnato della nuova religione sorta da giudaismo. Cosa ne sapevano il disgraziato giorno che decisero per la morte Gesù di Nazareth?
Essi lo ritenevano il solito e sedicente Messia che di tanto veniva a mettere scompiglio, a mettere in pericolo Israele. Se avessero anche lontanamente immaginato le conseguenze del loro errore di giudizio storico, si sarebbero ben guardati dal volerne la morte.
Senza contare che il Cristo adorato dagli stessi antisemiti era stato egli stesso un ebreo osservante e praticante la Torah, almeno sino a un certo punto, almeno nella sua parte umana. Ma vallo a far capire a degli invasati, a dei fanatici i quali, con il pretesto della croce, presero a massacrare gli ebrei, a derubarli, a marchiarli, certi dell´impunità su questa terra e forse anche in cielo!
Secondo Citati, la causa prima di questi massacri è il Vangelo, poi le Lettere di San Paolo, gli Atti degli Apostoli, e soprattutto l´Apocalisse, tutti fatalmente antisemiti, perché la nuova religione si liberava con violenza dell´antica Madre. Ma qui, secondo la mia opinione, Citati compie un errore nel quale sono caduti in tanti, anche se non certo assimilabile alla malafede di quelli che sono giunti a paragonare la croce di Cristo, simbolo della condizione umana, alla croce uncinata, simbolo fatto proprio, usurpato, dalla più disumana e razzista ideologia che sia apparsa sulla faccia della terra.
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Nel Vangelo nulla giustifica il benché minimo atto persecutorio contro gli ebrei o contro qualsiasi essere umano. Però non si può negare che la capacità di pervertire le cose in certi uomini è tanto forte che persino dal Vangelo hanno saputo estrapolare dei frammenti da conficcare nel cuore delle loro vittime. Penso, ad esempio, agli inquisitori che credevano di aver trovato la giustificazione teologica dei loro delitti contro l´umanità in quei versetti dei Vangeli dove si dice che è meglio cavarsi un occhio o perdere la mano, se danno scandalo, piuttosto che perire tutti interi nel fuoco della Geenna. La verità del massacro degli ebrei, ovunque e sempre, in fondo si chiama malvagità, invidia, brama, stupidità, superstizione, pregiudizio.
L´accusa di deicidio contro di loro fu soprattutto un pretesto allo scatenamento degli istinti peggiori, oppure fu uno stratagemma dei potenti che in questo modo dirottavano sugli ebrei la rabbia popolare che altrimenti avrebbe potuto travolgerli (qualcuno ha visto e ricorda “L´Uomo di Kiev”?). Con ciò non si può certo negare l´esistenza di un pregiudizio antiebraico persino nelle più luminose menti del mondo cristiano, valga per tutti Dante, poeta universale ma anche uomo dei tempi suoi.
Ma riprendiamo il filo di Citati. Egli afferma che da quest´altra sorgente l´antisemitismo si prolungò nei venti secoli. Sopravvissuti alle persecuzioni romane, gli ebrei vennero perseguitati dagli imperatori bizantini e dai re visigoti: massacrati in Francia e in Germania nell´XI e nel XII secolo; massacrati nella “Gerusalemme liberata” dalla prima crociata, senza contare le altre. Nella seconda, ad esempio, li si cominciò a massacrare addirittura dalla Renania e via strada facendo.
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Però, io ricordo per averlo letto a chiare lettere, si levò una voce, forse la più autorevole di quei tempi barbari, e questa voce chiedeva, imponeva la fine della persecuzione, e l´ottenne. Era la voce di Bernardo di Chiaravalle. Gli ebrei della Renania gli furono grati. Il quarto Concilio lateranense voluto da un papa peraltro lungimirante, Innocenzo III, stabilì persino gli abiti che gli ebrei dovevano indossare.
Di volta in volta essi furono espulsi dall´Inghilterra (1215), dalla Francia (1306 e 1394), accusati praticamente di tutto e particolarmente di omicidi rituali, come già si diceva ai tempi dello storico Giuseppe Flavio. Accusati di cospirare con i lebbrosi, avvelenare i pozzi e spargere la peste nera. 4 giugno 1391: massacro di ebrei a Siviglia. 31 luglio 1492: cacciati dalla Spagna. Poi dal Portogallo. 1615: espulsi nuovamente dalla Francia e poi dalle isole francesi d´America. 1648-49: prove generali dello sterminio nella cattolicissima Polonia, quindi in Russia, in Lituania…
Questi capitoli della “storia universale dell´infamia” sembrarono chiudersi per sempre due secoli or sono, quando i ghetti si aprirono, furono aperti dalla forza della Ragione, dalla Rivoluzione. Purtroppo il peggio doveva ancora venire. Si pensi a ciò che è accaduto nel cuore di tenebra dell´Europa, non molto tempo fa, appena dietro l´angolo. Con tutto questo, si può comprendere il timore di Israele di compiere un passo falso e di giocarsi quell´unico lembo di terra su cui gli ebrei hanno almeno potuto difendersi.