Una delle predisposizioni dell’animo umano su cui più insistono i maestri del Musar è quella della riconoscenza (hakkarat tovah), che trova manifestazione nel contesto sacrificale, oggetto delle parashot che aprono il libro di Waiqrà, nel qorban todah (sacrificio di ringraziamento). Per provare un senso di riconoscenza sono necessari una serie di prerequisiti, fra cui la modestia e la capacità di riconoscere la verità. La superbia ostacola l’ammissione del fatto che qualcuno ci sia stato di aiuto. I Tehillim (50,23)”chi mi offre un ringraziamento (Todah) mostra di onorarMi”, considerano il qorban Todah il modo migliore per onorare H.
Il Salmo non richiama altre forme di sacrificio, che esprimono sentimenti differenti, anzitutto il desiderio di espiazione delle proprie colpe. Chi sa dire grazie invece dimostra di avere effettuato un certo tipo di percorso, che lo ha portato a lavorare al fine di migliorare le predisposizioni spirituali, acquisendo il derekh eretz, che secondo i chakhamim, ha preceduto la Torah di ventisei generazioni. Derekh eretz e Torah sono uniti nel verso (Bereshit 3,24) “per custodire la via che porta all’albero della vita”: derekh è il derekh eretz, mentre l’’etz ha-chayim è la Torah. Adam è stato cacciato dal Gan ‘Eden per via della sua mancanza di riconoscenza, per la sua accusa ad H. di avergli posto accanto Hawwah, che nella visione divina gli sarebbe dovuto essere di aiuto, e secondo Adam lo ha portato a peccare . La Torah vuole indicarci che esiste una gradualità, per cui la Torah deve poggiare ed essere preceduta, non solo cronologicamente, ma anche logicamente, dal derekh eretz.
Nella radice da cui deriva il termine Todah è presente anche la radice da cui deriva widdui, la confessione delle colpe. Per riconoscere le proprie colpe è necessario avere una percezione corretta della realtà, tale da assumersi le proprie responsabilità. Adam è pronto a scaricare tutta la responsabilità addosso a Chawwah. Non è facile acquisire la capacità di dire veramente grazie. La ghemarà in massekhet Sotah riporta la versione “originale” del Modim derabanan, che recitiamo durante la ripetizione la ‘amidah, è che è stata ampliata, pur mantenendo gli elementi originari. In quella versione semplicemente ringraziamo H. perché… ringraziamo H. La penultima berakhah della ‘amidah, il Modim, rappresenta un ringraziamento ad H. perché è il nostro re, ed abbiamo goduto di molti benefici; il modim derabanan invece rappresenta il ringraziamento per essere in grado di riconoscere questa verità, cosa tutt’altro che ovvia.
Questi concetti vengono richiamati nel qorban todah. Come è risaputo, nel bet ha-miqdash non veniva offerto chametz. Al seor nella Torah viene affiancato il devash, che va inteso come frutta matura, e pertanto dolce. Quanto dobbiamo offrire ad H. è il qorban reshit, la prima parte del prodotto, le primizie. Qual è il legame fra il chametz e la frutta matura? E’ la completezza. Entrambi sono consumabili immediatamente. Ciò che viene offerto sull’altare invece ha un’incompletezza intrinseca, che viene sanata solo dall’altare stesso. Questo è un messaggio per l’uomo, che deve essere consapevole di dover operare un tiqqun e completare la propria missione. Assieme al qorban Todah venivano offerti quaranta pani, trenta di matzah e dieci di chametz, e questo ci mostra come in questo sacrificio siano presenti entrambi gli elementi, la pienezza propria dell’affermazione del ringraziamento, e la manchevolezza propria di chi sa di non aver ancora completato il proprio percorso.