Aldo Torchiaro
Alla Liberazione dell’Italia hanno contribuito formazioni dalla natura e la composizione piu’ diversa. Non molti conoscono la storia, pur di eroismo, della Brigata Ebraica: una brigata partigiana esclusivamente formata da cittadini ebrei che partecipò attivamente alla resistenza liberando, in piu’ tappe ed affiancata dagli inglesi, metà dell’Emilia Romagna. Il venticinque aprile deve essere ricordato anche per loro.
Gli ebrei, tra cui molti italiani e tedeschi, che vivevano sotto il mandato britannico in Palestina chiesero allo scoppio della II Guerra Mondiale di partecipare ai combattimenti con proprie truppe e con un proprio corpo di ufficiali. Questa richiesta venne rimandata a lungo e soltanto nel 1944, per volontà personale di Winston Churchill, vide finalmente la luce la Brigata Ebraica inquadrata all’interno dei “Buffs”, reggimento britannico composto prevalentemente da truppe non inglesi. Si trattava in realtà un battaglione di fanteria corazzata composto da 5000 effettivi. Dopo la costituzione e un periodo di addestramento in Egitto, l’unità fu fatta sbarcare a e risalì la penisola italiana lungo il versante adriatico.
La Brigata Ebraica fu impegnata in furiosi combattimenti in Romagna lungo la zona operativa corrispondente allo sfondamento della Linea Gotica – e in particolare operò nella Valle del Senio, vicino a Imola, dove portò a termine uno dei pochi assalti frontali di tutto il fronte italiano con le baionette sguainate. Questa battaglia fu forse la più cruenta e sanguinosa di tutta la campagna d’Italia e a tutt’oggi non sono stati ancora identificati con certezza i luoghi dove si sono registrate le perdite più numerose. Per commemorare tutti i caduti di questa operazione, è stata posta un’unica lapide presso il cimitero militare di Piangipane. La Brigata Ebraica ha poi attivamente partecipato alla Liberazione di molte delle più importanti città della Romagna, tra le quali Ravenna, Faenza, Imola, Russi, Cotignola e Alfonsine. Una pagina importante della storia della Brigata Ebraica e’ quella dei paracadutisti. Della Brigata facevano parte circa sessanta paracadutisti, che vennero lanciati oltre le linee nemiche dei rispettivi paesi d’origine, affinché organizzassero la resistenza, in particolare tra gli ebrei. Molti ebrei italiani e tedeschi si resero protagonisti di azioni di infiltrazione delle retrovie germaniche e fasciste, dando vita ad unita’ commando per il sabotaggio interno e ad operazioni di dissuasione e controinformazione. Tra questi combattenti, si sono registrate numerose imprese di grande eroismo. Molti componenti di questo particolare reparto furono catturati, torturati e uccisi, come accadde ad Enzo Sereni, che era stato il fondatore del Kibbutz Givat Brenner, oggi uno dei più importanti in Israele.
Con il termine delle operazioni militari la Brigata Ebraica si impegnò nell’opera di assistenza agli orfani e agli ebrei sopravvissuti all’Olocausto che volevano andare in Israele. Quest’opera fu svolta prevalentemente alle frontiere Nord-Est d’Italia, nella zona del valico del Tarvisio, dove venivano accolti i profughi e si organizzavano materialmente i trasporti verso lo Stato Ebraico. Nel dopoguerra sono state innumerevoli le storie di viaggi verso la Terra Promessa da parte degli ebrei (il più famoso tra i quali è forse quello della nave Exodus). Probabilmente però il primo viaggio di questo tipo fu quello della nave “Fede” a La Spezia, il 19 aprile 1946, con le truppe inglesi che cercarono strenuamente di evitare la partenza dell’imbarcazione per rimpatriare i superstiti in Germania. Gli uomini della Brigata Ebraica organizzarono la protesta attraverso uno sciopero della fame dei profughi ammassati sulla nave alla fonda nel porto. I cittadini stessi di La Spezia s’indignarono a tal punto per il divieto, da costringere le autorità Alleate a far partire la nave, che intanto era stata rinominata Dov Hos, per Israele.
Senza mai aver ricevuto – ne’ per la verita’ richiesto – alcun riconoscimento pubblico, la Brigata Ebraica meriterebbe di essere ricordata, il 25 aprile, per l’altruismo e la generosita’ dei suoi volontari.