Uno dei principi basilari della Torah è quello del libero arbitrio, che consente all’uomo di scegliere la propria strada nella vita. Senza questo principio la compensa e la punizione sarebbero prive di senso. Non avrebbe senso punire l’uomo per le sue trasgressioni, se a monte vi fosse un decreto divino in base al quale l’uomo si sarebbe dovuto comportare in un certo modo. Nella parashah di Nitzavim (Devarim 30,19) H. dice in maniera molto chiara di aver posto di fronte all’uomo la vita e la morte, e ci consiglia di scegliere la vita. Secondo questi presupposti risultano poco comprensibili le parole di Mosheh nella parashah di Wayelekh (31,29) secondo le quali il popolo ebraico, dopo la sua morte, abbandonerà la strada appresa, corrompendosi moralmente. Mosheh dice di saperlo (yada’ti).
Da dove deriva questa consapevolezza? E’ frutto delle sue capacità profetiche? Se è così, che speranze rimangono per il popolo ebraico di comportarsi come si deve? Anche la parashah di Haazinu, che è costituita da una serie di ammonimenti rivolti al popolo ebraico perde di senso. Ma sarebbe ingiusto prendersela con Mosheh Rabbenu, se H. gli ha detto così. Tant’è che lo stesso H. (31,16) conferma che sarà così: il popolo ebraico si prostituirà adorando le altre divinità, e disattendendo il patto stretto con Lui. I commentatori hanno presentato tutte queste difficoltà, fornendo le loro risposte, ma la Torah stessa dà una soluzione a questi problemi. Tutti concordano nel dire che il ragionamento a fortiori (qal wachomer) è un modo accettato di interpretare la Torah. Per questo tipo di interpretazione non serve dimostrare che quanto diciamo è frutto della trasmissione tradizionale.
Trattandosi di una dimostrazione di ordine logico d’altra parte è sufficiente portare un ragionamento contrario e plausibile per far decadere il qal wachomer. Mosheh Rabbenu (31,27) opera un ragionamento a fortiori: se mentre sono in vita siete dei ribelli, tanto più lo sarete dopo la mia morte. Se con tutte le prerogative che esercito, in quanto profeta e leader, vi comportate in questo modo, quando non ci sarò più farete certamente di peggio! Mosheh non sta profetizzando, ma sta facendo un’amara constatazione: se non vi saranno cambiamenti drammatici non potrà essere altrimenti. Ma non è detto che debba essere così. E’ possibile che il popolo ebraico si comporti in questo modo proprio per via della presenza di Mosheh. Sapere che c’è qualcuno che quando facciamo del male interviene, pregando per noi e facendo rientrare le situazioni, ci fa comportare male più a cuor leggero. L’assenza di Mosheh può avere come conseguenza una assunzione di responsabilità, tale da avere un atteggiamento più accorto. Proprio l’assenza di chi si preoccupa per noi ci porta a cercare di fare teshuvah. Il Talmud (Sanhedrin 37a) narra la storia di R. Zerà, che aveva dei vicini violenti e peccatori, e lui cercava di avvicinarli affinché facessero teshuvah. I chakhamim non vedevano di buon occhio questo comportamento.
Quando R. Zerà morì i peccatori dissero: sino ad ora R. Zerà, che pregava per noi, era in vita; ora chi pregherà per noi? E in questo modo fecero Teshuvah. L’assenza di responsabilità porta a comportamenti sconsiderati. La svolta avviene quando l’uomo realizza che tutto dipende da lui. Il ragionamento di Mosheh quindi può essere messo in crisi, ma potremo mai dire lo stesso di H.? Il ragionamento divino si basa sul presupposto che il popolo ebraico nel deserto, sebbene fosse in tutto e per tutto dipendente da H., disobbedisse continuamente. In Israele, dove la dipendenza sarà molto minore, la situazione non potrà che peggiorare… Il benessere e l’indipendenza porteranno il popolo ad abbandonare H. Non si sta esprimendo un giudizio incontrovertibile, ma si sta facendo una previsione, basandosi sulla situazione attuale. Se non si cambierà registro, la previsione diverrà una dolorosa realtà. Ma forse il benessere economico sarà la medicina per risolvere la situazione. In fondo la vita nel deserto doveva essere tutt’altro che facile. Forse la realizzazione delle promesse li porterà ad avere più fede. In ogni caso il libero arbitrio di Israele è totalmente salvaguardato, ma si sottolinea quanto sia fondamentale fare attenzione agli aspetti economici. Per questo nell’economia del libro di Devarim è tanto vitale la mitzwah dei bikkurim. Nel momento in cui si vedono i frutti del proprio lavoro, è fondamentale ricordare come ci si è arrivati. Per questo l’offerta delle primizie era accompagnata da una dichiarazione che ricostruisce brevemente la storia del popolo ebraico. In questo modo il benessere economico smette di essere una minaccia.