Introduzione di Rav Somekh alla Conferenza “Anche Fido mangia kasher?” a cura della dott.ssa Victoria Acik nell’ambito di Torino Spiritualità 2016 – 29/9
Proverbi 6, 6-11: Va’ alla formica, o pigro, osserva i suoi costumi e diventa savio. Essa non ha né capitano, né ispettore, né signore; eppure prepara nell’estate il suo cibo e raccoglie al tempo delle messi il suo alimento. Fino a quando, o pigro, dormirai? Quand’è che ti desterai dal tuo sonno? Conviene darsi poco al sonno, poco alla sonnolenza e poco tenere le mani conserte per riposare. Altrimenti viene improvvisa come un viandante la povertà e la tua miseria come uno scudiero.
Midrash Devarim Rabbà 5,2: Perché il re Salomone sceglie di rimproverare il pigro portando proprio l’esempio della formica? Dicono i nostri Maestri che dalla formica si imparano tre doti:
- Diligenza. La formica vive solo per sei mesi e il suo fabbisogno totale consiste in un chicco e mezzo di grano per ciascuna. Eppure essa ammassa durante l’estate tutto ciò che trova: grano, orzo e lenticchie. Perché lo fa? Il suo istinto le suggerisce: Forse D. potrebbe decidere di allungarmi la vita e così avrò pronto da mangiare (nel corso dell’inverno). Si racconta di una volta in cui furono trovati in un buco di formiche 300 kor ammassati d’estate per l’inverno. Anche Voi uomini dovete predisporre da questo mondo per il Mondo a Venire.
- Rispetto dei beni altrui. Benché la formica metta da parte grande quantità di cibo, rifugge dal furto. Si racconta di una formica che aveva lasciato cadere un chicco di grano. Le altre formiche si fecero immediatamente intorno e lo annusarono, ma nessuna se ne impossessò. Finché ritornò quella che lo aveva trasportato e lo riprese. Se le formiche si comportano così pur non avendo “né capitano, né ispettore, né signore”, tanto più Voi uomini che avete giudici e ispettori, prestate loro ascolto.
- Saggezza. Le formiche predispongono tre compartimenti nel loro buco. Non stipano il loro cibo né nel compartimento superiore, per timore del gocciolio della pioggia, né in quello inferiore, per timore dell’umidità del terreno sottostante, bensì in quello di mezzo. Anche Voi uomini dovete sapere scegliere per Voi stessi il giusto cammino, che sovente coincide con il giusto mezzo (p.es. non essere né avari, né scialacquatori), in modo che l’effetto delle vostre azioni sia sicuro e duraturo.
Conclusione: Tutte le forze che operano nel Creato trovano una corrispondenza nell’animo umano. L’Uomo dovrebbe rendersi conto che ogni tratto che si osserva nella miriade di creature è presente anche nella sua personalità. Alcune creature detengono istinti che non sono strettamente necessari alla loro stessa sopravvivenza, ma sono stati loro instillati per insegnare qualcosa agli esseri umani. D. ha dato alla formica la diligenza affinché l’Uomo possa imparare dal suo esempio a non essere pigro nel ricercare la saggezza.
Cionondimeno, occorre fare una distinzione importante fra le caratteristiche delle varie creature e i tratti corrispondenti dell’essere umano. Negli animali è solo un istinto, mentre l’Uomo decide razionalmente di comportarsi in un certo modo. Ecco perché il versetto non istruisce l’Uomo dicendogli: “Va’ alla formica, o pigro, osserva i suoi costumi e fa’ come lei”, bensì: “Va’ alla formica, o pigro, osserva i suoi costumi e diventa savio”. La diligenza della formica nell’ammassare cibo in misura assai superiore al proprio fabbisogno non va intesa come un invito ad accumulare ricchezze materiali, ma piuttosto ad incrementare le ricchezze della nostra spiritualità.