Rav Paolo Sciunnach
È usanza diffusa all’interno del mondo chassidico astenersi dallo studio della Torsh la notte tra il 24 e il 25 dicembre (l’usanza è applicata solamente in base al calendario non ebraico, la data infatti è soggetta a variazioni a seconda delle varie tradizioni cristiane: in base a quando i Cristiani del luogo festeggiano il Natale, si pensi ad esempio al Natale ortodosso, a prescindere da ogni dato storico relativo alla data stessa, per altro sconosciuta) da dopo l’uscita delle stelle fino a dopo la mezzanotte (non oltre). Si tratta di un Minhag chiamato in Yiddisch “Nitel Nacht” (“Notte di Natale”), unico nel suo genere, assolutamente paradossale. Per quale motivo astenersi dallo studio della Torah durante la notte di Natale, fino alla Messa di mezzanotte? Per quale motivo legare questa usanza ad un calendario e un orario non ebraico? Per quale motivo gli ebrei dovrebbero interessarsi ad un giorno di festa non ebraico? Non sarebbe più coerente ignorarlo completamente (come avviene per tutte le altre festività non ebraiche)? Non si rischia così di dare “valore” a quel giorno?
Cercherò di abbozzare una risposta:
L’espressione “Nitel” (scritto con Tet o con Tav) per indicare questa usanza è però già presente in alcuni dei Rishonim: Rabbenu Yonah, Avodah Zarah 2a. Le ragioni di questo termine possono essere svariate: nel Sefer Regel Yesharah 10 si fa risalire il termine “Nitel” al fatto che Gesù sia stato “appeso” (“Natul”); Moadim LeSimcha (di Rabbi Tuvia Freund) richiamandosi al Sefer Nitzachon però precisa che il termine deriva dal Latino, indicando appunto il “Natale”, la nascita di Gesù.
Le ragioni di questa usanza sono state oggetto di dibattito: il Nitei Gavriel (di Rabbi Gavriel Ciner) cita molte fonti, precisa che alcune ragioni vanno ricercate nella mistica (Shem MiShmuel, Chanuka): non attribuire “forza spirituale” (per mezzo dello studio della Torah nel giorno della sua nascita) all’anima del defunto innominato, in quanto il suo insegnamento è stato completamente travisato dai suoi seguaci e nel suo nome veniamo ammazzati ogni giorno…
Taameh HaMinhaghim (500) riporta una fonte (Sefer Liquteh HaPardes) dove viene esplicitato che nel medioevo qualsiasi ebreo venisse trovato per strada durante la notte di Natale era oggetto di violenza e che le case di studio o le case private degli ebrei con i lumi accesi erano causa di Pogrom. Per queste ragioni fu stabilito il divieto di accendere i lumi e di studiare Torah durante la notte di Natale, almeno fino a dopo la mezzanotte.
Nitei Gavriel (pag 388) citando altre fonti (Korban Netanel) precisa che la proibizione di studiare Torah in questa circostanza particolare è dovuta a ragioni di lutto (come il 9 di Av). La festa per la nascita di Gesù è stata causa di grande sofferenza e numerosi lutti nel popolo ebraico.
Il Chatam Sofer (Kovetz Teshuvot 31) da un’altra spiegazione: per quale motivo, se si trattasse di lutto, la proibizione di studiare Torah vale solo fino a dopo la mezzanotte? La ragione, secondo il Chatam Sofer, sarebbe da ricercare nel fatto di evitare che gli ebrei dormano durante la mezzanotte (in concomitanza della Messa dei non ebrei), perché questo metterebbe gli ebrei in cattiva luce. Di conseguenza sarebbe stato stabilito il divieto di studiare Torah fino a mezzanotte (normalmente si studia Torah almeno tutta la prima parte della notte) proprio per permettere agli ebrei di dormire la prima metà della notte, al fine di svegliarsi a mezzanotte e cominciare a studiare Torah.
Il Sefer Kedushat Tzion (pg 129) invece sostiene: Gesù fu un brillante (ed erudito) allievo di Rabbi Yehoshua ben Perachiah (un grande Maestro della Mishnah), il quale però venne allontanato dal Maestro per una incomprensione (tanto che la Ghemarah in Sanhedrin 207b ammonisce i Maestri di non seguire l’esempio di Rabbi Yehoshua ben Perachiah il quale avrebbe allontanato Gesù con “tutte e due le mani”, e suggerisce l’equilibrio “una mano allontana mentre l’altra avvicina”) del Maestro stesso, aggravata a sua volta da una incomprensione ostinata dell’allievo Gesù, in quale non ostante la sua erudizione, si allontana dal Maestro… Sarebbe necessario quindi concentrarsi sulle azioni per il prossimo, non solo sullo studio fine a se stesso, come è scritto nei Pirkeh Avoth…
E’ evidente qui la ragione storica e sociale di questo Minhag cosi “sui generis”: in base all’orientamento generale delle fonti sopra citate, le radici profonde di questa usanza sono da ricercare nelle persecuzioni anti ebraiche dell’Europa cristiana alto-medioevale.
Non c’è da stupirsi quindi che questa usanza sia esclusivamente diffusa nel mondo Aschkenazita (prevalentemente chassidico). Presso i Sefarditi (nella Spagna medioevale; paesi orientali) non vi erano i presupposti sociali e culturali.