Abbiamo visto i vari tipi di Neziqin, ma non tutti i danni sono diretti, ci sono anche dei danni indiretti, per i quali non è possibile obbligare chi ha provocato il danno a risarcire, almeno tramite i nostri tribunali. Questo non toglie che provocare danni di questo tipo sia comunque vietato (grama beneziqin asur) e sino a quando non si è risarcito il danno il peccato non sarà cancellato. In alcuni casi particolari, in cui si applica il dina degarmi la halakhàh prevede il risarcimento. Secondo l’opinione del Ramban chi danneggia in questi casi è tenuto a risarcire in base alla Toràh; la maggior parte dei rishonim però è del parere che il risarcimento per il dina degarmi non è altro che una multa imposta dai chakhamim.
Al giorno d’oggi questo tipo di danni è particolarmente rilevante, e nella nostra società, dove si possono provocare danni incalcolabili da dietro una tastiera, molti tribunali rabbinici impongono alle parti di accettare anche l’obbligo di risarcimento per i casi di grama. Il Talmud (Bavà Qama 55b, fonte 1) porta vari esempi di grama: a) chi rompe il recinto in cui rinchiusa la bestia del suo compagno, e come conseguenza di ciò la bestia esce e provoca dei danni; b) chi sposta le spighe del suo compagno vicino ad un incendio; c) chi assolda dei falsi testimoni; d) chi è al corrente di qualcosa e potrebbe testimoniare e non lo fa. Altri esempi tratti dal Talmud sono: chi mette del veleno davanti alla bestia del suo compagno e chi priva il suo compagno di un guadagno futuro.
Alcuni dei casi in cui hanno previsto il risarcimento sono: a) chi brucia le ricevute del suo compagno, di modo che non possa riscuotere il suo credito (Bavà qamà 98a-b,); b) chi mostra un bene di un suo compagno ad un goy, e questo se ne appropria ; c) un giudice che sbaglia a giudicare in determinate condizioni. I poseqim hanno cercato di individuare la linea che divide fra grama e garmi, ed esistono molte opinioni in merito, che riporteremo prima di entrare maggiormente nel dettaglio: a) alcuni hanno sostenuto che se il danno è immediato, ma non riconoscibile è da considerarsi garmi, mentre se il danno non è immediato è grama; b) altri credono che quando il danno è inflitto direttamente alla cosa è garmi, quando non è inflitto ma viene spontaneamente si parla di grama; c) per altri quando il danno è certo parliamo di garmi, se è possibile grama; d) per altri se il danno si ottiene tramite un proprio bene è grama, se si fa con il proprio corpo garmi; e) per altri se il danno si ottiene intenzionalmente, senza alcun aiuto esterno, è garmi, altrimenti grama; f) secondo altri non c’è alcuna differenza fra grama e garmi, ma la differenza sta solamente nella frequenza di certi danni, e quelli più frequenti sono condannati; h) secondo altri non c’è differenza fra grama e garmi, e i differenti pronunciamenti sono espressione di una differente posizione dei chakhamim.
Nella ghemarà (Bava qama 100 a-b; fonte 2 con il commento di Rashì; fonte 3) troviamo il seguente caso: sappiamo che la Toràh vieta l’accostamento al di sotto di una certa distanza (nella maggior parte dei casi quattro cubiti) fra una vigna e il grano per kilaim (mescolanza – in questo caso parliamo di kilaè ha-kerem; in base a Devarim 22,9). Se il grano e la vigna sono cresciuti assieme e la parte cresciuta in condizioni vietate è un duecentesimo della quantità complessiva, allora non ci sono le condizioni per l’annullamento e la mescolanza è vietata. Se però la vigna ed il campo di grano sono divisi da un muro, la cosa è permessa. La ghemarà riporta il caso di un muro divisorio che crolla, ed i vicini avevano coltivato, chi da una parte la vigna, chi dall’altra il grano, senza distanziarsi dall’altra coltivazione, e la cosa era consentita perché c’era il muro, che ora però si è rotto, e nel momento in cui crescerà una certa quantità di prodotto proibito incorreremo nel divieto di kilaim. Il padrone del campo, vista questa difficoltà, dice al padrone della vigna di erigere nuovamente il divisorio, ma questo rinuncia a farlo, e provoca pertanto un danno al padrone del campo di grano.
In tutto questo il padrone della vigna non ha commesso alcuna azione. Dovrà risarcire il padrone del campo di grano? La ghemarà risponde di sì. Perché? In fondo il padrone della vigna non ha fatto nulla! Spiegano i rishonim che in questo caso il danno è certo, perché prima o poi crescerà una quantità di grano non annullabile, vietando tutta la coltivazione. Il Rambam non ricorda questa regola, probabilmente perché come abbiamo visto in precedenza una persona non può vietare qualcosa che non è suo. Un altro caso riportato dalla ghemarà (100a, fonte 4) è quello di un cambiavalute (non esperto, se esperto la regola è differente), che gode della fiducia del cliente per verificare se del denaro è buono, e sbaglia. Il cambiavalute deve risarcire per questo errore. Un caso particolare riportato nella ghemarà, in base al quale alcuni sostengono che il dina degarmi sia solo l’opinione di R. Meir, e non sia una regola condivisa da tutti è il seguente (Bavà qama 33b-fonte 5): se un toro tam ha danneggiato, e pertanto deve ripagare la metà del danno, e prima di essere giudicato il padrone lo ha shachtato, diminuendone il valore, danneggiando ulteriormente il danneggiato, perché il risarcimento del chatzì nezeq viene ricavato dalla vendita dell’animale che ha danneggiato, Nonostante ciò secondo la ghemarà il padrone del toro non dovrà risarcire il danneggiato per la diminuzione di valore: quel che è fatto e fatto! Altro caso discusso dai chakhamim è quello (Ghittin 40b) di uno schiavo che è stato destinato come ipoteca per un creditore, e liberato dal padrone, danneggiando il creditore. I rishonim vedono la discussione come una discussione sul dina degarmi.
מקורות
1) תניא, אמר ר’ יהושע: ארבעה דברים, העושה אותן פטור מדיני אדם וחייב בדיני שמים, ואלו הן: הפורץ גדר בפני בהמת חבירו, והכופף קמתו של חבירו בפני הדליקה, והשוכר עדי שקר להעיד, והיודע עדות לחבירו ואינו מעיד לו
2) אלא הא ר”מ, דתניא: מחיצת הכרם שנפרצה – אומר לו גדור, נפרצה – אומר לו גדור, נתייאש ממנה ולא גדרה – ה”ז קידש וחייב באחריותו.
3) מחיצת הכרם – קיימא לן היה גדר בנתיים זה סומך זרעים לגדר מכאן וזה סומך גפנים לגדר מכאן…גדור – שלא יוסיף התבואה אחד ממאתים בעוד המחיצה פרוצה ותאסר. נתייאש ולא גדרה – ובתוך כך הוציא הזרע אחד מן המאתים שהיו בה בהיתר. הרי זה קידש – ואין בטל אלא באחד ומאתים וכאן יש קצ”ט מן ההיתר וחד באיסור.
4) ריש לקיש אחוי ליה דינרא לרבי אלעזר, אמר: מעליא הוא, אמר ליה: חזי דעלך קא סמכינא. א”ל: כי סמכת עלי מאי למימרא? דאי משתכח בישא בעינא לאיחלופי לך, והא את הוא דאמרת: רבי מאיר הוא דדאין דינא דגרמי, מאי לאו ר’ מאיר ולא סבירא לן כוותיה! א”ל: לא, ר’ מאיר וסבירא לן כוותיה. הי רבי מאיר? אילימא רבי מאיר, (ד’ ל’ מ’ פ’ סימן) דתנן: דן את הדין, זיכה את החייב, חייב את הזכאי, טימא את הטהור, טיהר את הטמא – מה שעשה עשוי וישלם מביתו;
5) ת”ר: שור תם שהזיק, עד שלא עמד בדין, מכרו – מכור, הקדישו – מוקדש, שחטו ונתנו במתנה – מה שעשה עשוי;