Come si giustifica l’interpretazione di Chemdah nel senso di “ azione concreta”?
Shemot 34,24: “Invece allontanerò i popoli dal tuo cospetto e allargherò il tuo territorio affinché nessuno ambisca (lo yachmod) alla tua terra mentre stai salendo (a Yerushalaim) a comparire dinanzi a H. tuo D. tre volte all’anno.
Rav E.S. Artom ad loc.: Mentre salirai al Santuario non dovrai preoccuparti: nessuno ambirà la tua terra facendo azione alcuna per sottrartela proprio quando gli uomini atti alla guerra sono lontani dalle loro abitazioni.
Perché si parla esplicitamente del campo solo nella seconda versione?
Sukkah 30b, Bavà Qammà 95a: Un terreno non si presta a essere rubato.
Maimonide, Hil. Ghezelah wa-Avedah 8,13: Il ladro non acquisisce mai un terreno (a differenza dei beni mobili), che rimane nella proprietà dei suoi padroni. Persino se dopo essere stato rubato viene venduto e rivenduto a mille persone uno dopo l’altro e i padroni nel frattempo abbiano rinunciato a rientrarne in possesso esso ritorna a chi è stato derubato senza controvalore… (Se chi ha rubato beni mobili e li ha adoperati non è tenuto a risarcire l’uso che ne ha fatto) chi ha occupato il terreno di un altro e lo ha danneggiato deve pagare i danni che ha provocato, a meno che non siano dovuti a cause naturali.
Shimshon Refael Hirsch a Shemot 20,14 (cfr. Mekhiltà a Shemot 20,14; Nachmanide a Devarim 5,18): Nel testo di Devarim (che ovviamente è più esplicativo) si aggiunge il campo agli esempi affinché non si pensi che la taawah è proibita solo in relazione ai beni mobili, che si prestano a essere portati via.
Mirkevet ha-Mishneh alla Mekhiltà: Se non fosse stato nominato espressamente il campo avrei detto che il campo non si presta a essere rubato e rimane sempre nella proprietà dei suoi padroni. Se pertanto alla fine il legittimo proprietario l’ha venduto, avrei detto che l’ha fatto volentieri, altrimenti avrebbe lasciato che l’altro lo occupasse abusivamente contando sul fatto che prima o poi ne sarebbe rientrato in possesso. Il versetto ci dice che non dobbiamo dire così. Bensì persino rispetto al campo rimane il divieto lo tachmod (anche se nel frattempo ha ceduto e glielo ha venduto).
Meshekh Chokhmah a Devarim 5,18: La prima versione è stata scritta prima della trasgressione del vitello d’oro e degli esploratori che privò quella generazione del possesso di Eretz Israel. Pertanto si partiva dal presupposto che le leggi del Giubileo, fra cui il ritorno della terra ai primitivi proprietari, avrebbero trovato applicazione immediata e non ci sarebbe stata ragione di desiderare i campi nel frattempo acquisiti da altri. Fuori da Israele, invece, l’acquisto del terreno sarebbe stato per sempre: una volta subita l’esclusione dalla terra e l’asservimento ai popoli, pertanto, la persona costretta a vendere il proprio appezzamento avrebbe provato continua nostalgia per esso. Ecco perché nella seconda versione, posteriore alla punizione, si rese necessario specificare il campo fra i beni altrui da non desiderare.
Perché nella prima versione si parla prima della casa e poi della moglie e nella seconda si inverte l’ordine?
Chezqunì a Devarim 5,18: La prima versione è stata scritta da H. che si rivolge ai saggi, i quali prima si cercano la casa, poi la moglie, e infine gli altri beni. La seconda versione è stata scritta da Moshe, il quale si rivolge ai giovani, i quali prima cercano la donna e poi la casa.
Come comportarsi in pratica?
Sforno a Shemot 20,14: Se ci si accorge di ambire un oggetto appartenente ad altri dobbiamo esercitarci a fingere che quell’oggetto non esista del tutto, perché l’ambizione porta al furto, come testimoniato dal caso di ‘Akhan (Yehoshua’ 7).
Alshikh ad loc.: Qual è la motivazione psicologica per desiderare la moglie altrui? Possiamo dire che derivi dal proposito di avere un aiuto, in obbedienza al detto divino: “Non è buono che l’uomo sia solo, gli farò un aiuto che gli si confaccia” a proposito della creazione della donna? In effetti, la ricerca del sesso opposto da parte dell’uomo risponde anche a questa esigenza. Ma come si può pensare che una donna sposata diventi l’aiuto di un altro uomo agli occhi di D. e della Legge? L’ambizione dell’uomo per una donna sposata non può essere interpretata come il tentativo sincero di cercarsi un aiuto in accordo con la Volontà Divina. E’ pura passione.
Ibn ‘Ezrà ad loc.: Come è pensabile che un uomo veda una bella cosa e non possa desiderarla? Si pensi ad un villano che vede la bellissima figlia del re. Se ha un minimo di intelligenza capirà che essa non è alla sua portata. Si pensi ancora a chi è figlio di una madre bellissima. Non gli passerebbe mai per la testa di desiderarla, perché fin dalla più tenera infanzia gli è stato insegnato che essa appartiene a suo padre e mai potrà possederla. Se un uomo vede che il suo vicino ha una bella moglie o una splendida casa dovrebbe rendersi conto che è volontà divina che esse appartengano al vicino anziché a lui. Deve accettare l’idea che ci sono delle cose che neppure l’intelligenza può consentirci di conseguire. I Maestri insegnano che vi sono tre cose il cui conseguimento non dipende dal merito (zekhuta), bensì dalla sorte (mazala): il numero dei figli (banè), la lunghezza della propria vita (chayyè) e lo status economico (mezonè). A questo punto terrà le distanze rispetto a ciò che appartiene al suo prossimo invece che a lui.
Cosa viceversa è lecito perseguire?
R. Bachyè a Shemot 20,14: H. ha inteso proibire in ogni momento persino il desiderio che non produce azione per farci capire a fortiori quanto è più grave l’azione, cioè il furto. Tuttavia vi sono delle ambizioni consentite: il desiderio della Torah e delle Mitzwòt. Come hanno affermato i Maestri: “l’invidia dei dotti incrementa la sapienza” (TB Bavà Batrà 21a). Non solo questa è consentita, ma persino ricompensata. E’ anche permesso desiderare la figlia di un altro in sposa per il proprio figlio. Per quale motivo? Abbiamo studiato che è proibito desiderare solo ciò che passa di proprietà solo per volere del suo padrone. Ma la ragazza in questione può essere sposata anche senza il consenso di suo padre…