Laura Moneta
Università Degli Studi di Milano – Facoltà di Lettere e Filosofia – Corso di Laurea in Lettere Moderne – Relatore: Chiar.ma Prof.ssa Elisa Bianchi – Correlatore: Chiar.ma Prof.ssa Maria Luisa Mayer Modena – Anno Accademico 2000-2001
- Capitolo 1: Gli Ebrei nel Milanese
- Capitolo 2: La Scuola Ebraica 1938-1943
- Capitolo 3: Il Dopoguerra
- Capitolo 4: La Nuova Sede: Via Sally Mayer
- Capitolo 5: La Scuola Oggi
- Conclusioni – Documenti – Bibliografia – Videografia
Introduzione
a) La scuola ebraica
L’importanza tradizionalmente assunta dall’educazione presso gli ebrei è dimostrata dal fatto che il nome originale dei cinque libri del Pentateuco è Torah che in ebraico significa insegnamento. Obiettivo principale di tale insegnamento è di regolare la vita dell’individuo ebreo mostrandogli in ogni sua azione quotidiana un modello ideale di comportamento. Proprio per questo, l’insegnamento nella tradizione ebraica consiste, anche, nel presentare una precisa e attenta casistica riguardo il modo secondo cui l’ebraismo interpreta e risolve le situazioni concrete di fronte alle quali può venire a trovarsi l’individuo nel corso della sua vita.1
Fra le istituzioni che maggiormente qualificano e legittimano una comunità ebraica, da sempre la scuola occupa il primo posto. E’ comprensibile che sia così, perché la trasmissione, attraverso l’insegnamento religioso ed etico dell’Ebraismo, per tradizione costituisce la ragion d’essere e lo strumento di vita del popolo ebraico.
Una Comunità che abbia la fortuna di avere una propria scuola è una comunità che può guardare al futuro con minore preoccupazione di altre, poiché può contare su una generazione giovane che cresce e si forma. E mai come adesso, dove un gran numero di famiglie non sembra più essere in grado di fornire in proprio un’educazione ebraica adeguata, la presenza di una scuola ha assunto un ruolo fondamentale, tanto importante, soprattutto se si considera quale effetto “collaterale” può produrre nel campo della diffusione della cultura, vale a dire la circolazione all’interno di molte famiglie, attraverso i loro figli, di informazioni, comportamenti, che, altrimenti, sarebbe rimasta loro sconosciuta e perduta per sempre.2
La Comunità ebraica della diaspora ha il compito principale e fondamentale di mantenere viva e trasmettere la cultura e la tradizione. La Scuola è lo strumento essenziale della Comunità per assolvere a questo gravoso impegno, accogliendo e raccogliendo i giovani, aiutandoli a crescere nella tradizione dei padri. Perciò, all’interno di una scuola ebraica non può e non deve esserci un rapporto distaccato ed impersonale tra insegnanti e allievi. Al contrario, l’insegnamento ebraico tradizionale è fondato sul rapporto diretto ed individuale del maestro con lo scolaro.
Il più notevole sviluppo nel campo dell’educazione ebraica in Italia nel corso degli ultimi decenni è consistito nel sorgere di un sistema scolastico moderno, a imitazione di quello statale, ma con l’aggiunta di alcune ore di insegnamento specificamente ebraico.
Le dolorose vicende della persecuzione nazifascista, con l’espulsione del personale insegnante e degli studenti dalle scuole statali, hanno fornito l’occasione per il definitivo consolidamento della moderna scuola ebraica in Italia, che veniva così a sopperire al vuoto creato dal governo fascista.
La politica discriminatoria fascista e le leggi del 1938, obbligando la comunità ebraica a provvedere in proprio all’istruzione dei suoi giovani membri, hanno contribuito indirettamente alla creazione, o al consolidamento, del moderno sistema educativo ebraico in Italia, che nelle sue caratteristiche strutturali è presente fino ad oggi.
Dopo il 1945, infatti, ad avvenuta liberazione e con la parificazione completa dei diritti dei cittadini ebrei, compreso il diritto di frequentare le scuole pubbliche, la maggior parte delle comunità si è orientata a mantenere le scuole.3
Questo perché caratteristica comune agli ebrei dei diversi paesi europei nella ricostruzione postbellica è stato il desiderio di vivere come ebrei e di assicurare un’identità ebraica ai propri figli. Proprio questo è il compito della scuola, educare ed insegnare ad essere ebreo.
b) La scuola ebraica di Milano.
Lo scopo di questo lavoro è di delineare la storia della scuola ebraica di Milano dalle sue origini ai giorni nostri, con uno sguardo continuo alla condizione della Comunità di Milano dal suo sorgere fino ad oggi. In particolare, a quest’argomento ho voluto dedicare l’intero primo capitolo. Mi sembrava necessario, infatti, parlando di ebrei nella nostra città, rappresentare, almeno nei tratti generali, la storia della loro presenza in un primo tempo in Lombardia e successivamente a Milano: i primi arrivi, le attività svolte, le numerose espulsioni dal ducato milanese, il loro lento ritorno, fino alla nascita della vera e propria Comunità Israelitica di Milano nel secolo scorso. Per questa prima parte mi sono servita di testi e articoli, di cui si riporta in bibliografia.
Perché ho scelto come argomento della tesi la scuola ebraica? E’ una domanda che mi sono sentita porre spesso, prima di tutto dalle persone da me intervistate. La decisione non è stata immediata, ma si è sviluppata nel tempo. Ho sempre avuto un interesse per il popolo ebraico, per la sua storia, la sua religione, la cultura e le abitudini. Quando ho iniziato a lavorare a questo scritto, l’obiettivo era più rivolto alla Comunità milanese, che ad una sua particolare istituzione. Man mano che andavo avanti, però, trovavo sempre più saggi e articoli dedicati alla scuola, soprattutto agli anni delle persecuzioni. Sulla mia decisione ultima molto deve poi aver influito il recarmi tutti i giorni, per le mie ricerche, al CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea), che ha sede in una delle due villette di Via Eupili, dove fino al 1961 sorgeva la scuola, che poi si è trasferita in Via Soderini (poi Sally Mayer) 4.
Per quanto riguarda le fonti, per la scuola, mi sono basata su alcuni libri e saggi, ma soprattutto sulla lettura del Bollettino della Comunità Ebraica di Milano, dal suo primo numero del giugno 1945 ad oggi. E’ qui che ho trovato le maggiori notizie, ho letto gli articoli del preside Yoseph Colombo, della Professoressa Alda Perugia e, in tempi più recenti, della Professoressa Sereni.
La fonte maggiore e la più importante è stata, però, la testimonianza diretta di chi, insegnante e alunno, ha vissuto la Scuola, di chi si è reso disponibile a raccontarmi la sua storia. Ci sono ricordi lontani nel tempo, legati a Via Eupili, la sede storica, e quelli più vicini, già in Via Sally Mayer.
Fotografie e documenti, gentilmente offertomi dalle persone che hanno collaborato a questa tesi, rappresentano una testimonianza ulteriore e un arricchimento stesso del testo scritto, in particolare le prime foto della neonata scuola di Via Eupili.
Potrei paragonare l’insieme di ricordi, di notizie, informazioni, fotografie, a pezzi di un puzzle che poi ho dovuto mettere insieme, costruire lentamente, unendoli uno dopo l’altro, fino ad ottenere il quadro definitivo.
Il primo pezzo è la scuola delle origini, di cui si conosce poco, ma che c’era già alla fine del XIX secolo, quando Milano ebraica era organizzata ancora in Consorzio israelitico.
Si trattava di un piccolo asilo, in cui una maestra si impegnava ad accudire i bambini durante il giorno. Nel 1920 all’asilo si aggiunsero le prime tre classi di elementari, con sede in Via Disciplini.
La scuola di Milano è, però, legata alla gloriosa sede di Via Eupili. Fu Aldo Jarach a comprare le due villette ai numeri 6 e 8, rispettivamente nel 1928 e 1931, per farne scuola e qui la scuola vi rimase per trent’anni.
Attraverso la voce di Annamarcella Tedeschi ho conosciuto l’esperienza delle leggi antiebraiche del 1938 e l’entusiasmante e miracolosa nascita delle scuole medie e superiori.
Tutti conoscono i decreti razziali emanati dal governo fascista. In particolare, il Regio decreto del 5 settembre 1938 riguardava la scuola ed escludeva alunni ed insegnanti ebrei dalle scuole pubbliche.
Solo l’impegno duro e continuo di uomini come Federico Jarach, Yoseph Colombo rese possibile l’apertura della scuola dopo soli due mesi, per garantire ai ragazzi il diritto all’istruzione che lo Stato in cui vivevano aveva tolto loro.
Vi approdarono centinaia di ragazzi e decine di insegnanti, tutti quelli che erano stati espulsi dalle scuole pubbliche.
Per chi conosce e ha visitato le villette di Via Eupili, dove ora ha sede il CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea), sembra impossibile che qui ci sia stata la scuola, che possano aver trovato posto più di cinquecento alunni! Eppure è stato proprio così, lo spazio era poco e si faceva lezione anche nei corridoi, negli scantinati, si univano le classi per le lezioni di materie comuni.
Nonostante gli evidenti problemi pratici, nonostante il clima di insicurezza in cui si viveva in quel periodo, la scuola riuscì, invece, a trasmettere serenità ai ragazzi. La cosa che la rendeva unica e miracolosa era l’atmosfera che si respirava. Era l’unione, l’umanità, il comune sentire che legava alunni e insegnanti, bambini e ragazzi di età diverse e che prima di allora non si conoscevano.
La scuola fu costretta a chiudere nel 1943 e quando riaprì nell’ottobre 1945 non c’era più la necessità degli anni precedenti. Nel 1938, senza questa scuola, i ragazzi non avrebbero potuto studiare e continuare la propria istruzione, gli insegnanti non avrebbero potuto lavorare. Ora non più, l’Italia era libera e gli ebrei lo erano di riprendere il loro lavoro e di frequentare le scuole pubbliche. La scuola però non cessò di esistere.
Le testimonianze di Anita Schaumann, alunna e maestra elementare nella scuola e Clara Kopcoiwsky, anch’ella maestra elementare, sono state preziose per conoscere la scuola nel dopoguerra. La ricostruzione e il grande sviluppo degli anni Sessanta e Settanta.
Proprio in questo periodo la scuola milanese ha vissuto momenti importanti: l’aumento vertiginoso di alunni e la costruzione della nuova sede.
La vecchia scuola non poteva più bastare.
Con il trasferimento in Via Sally Mayer aveva così inizio, come diceva la Prof. Perugia, la terza fase della scuola ebraica di Milano, dopo la sua nascita nel ’38 e la sua riapertura nel ’45.
Ci fu tristezza a lasciare la vecchia scuola. Quelle mura avevano rappresentato la salvezza per molte persone e nel corso degli anni avevano ospitato diverse generazioni di giovani allievi. Quelle mura avevano fatto la storia della scuola.
La Prof. Sereni, Preside ed insegnante per trent’anni, mi ha dato la possibilità di completare il quadro con le notizie sulla “attualità” della scuola.
La caratteristica della scuola è il forte investimento sulla qualità della preparazione culturale degli allievi, una preparazione generale anzitutto, che sia in grado di competere con quella delle migliori istituzioni pubbliche e aprire facilmente agli studenti l’accesso all’Università e anche alle professioni, ma anche una formazione ebraica di buon livello. La sperimentazione iniziata nel 1986 alle superiori è prova di questo. Il liceo sperimentale unitario comprende un biennio comune e un triennio in cui prevalgono le materie specifiche di indirizzo, rispettivamente scientifico, linguistico classico e moderno, tecnico.5 Questa organizzazione si è dimostrata all’avanguardia, anticipando la riforma della scuola superiore statale. Già dall’asilo inoltre è introdotto l’insegnamento dell’inglese e dalle elementari dell’informatica.
Anche oggi la scuola deve affrontare gravi problemi. Prima di tutto la continua diminuzione di alunni, scesi ormai a poco più di cinquecento, poi i problemi di ordine finanziario. Sono soprattutto questi ultimi ad affliggere la comunità, che finanzia completamente la Scuola. Le spese per il suo mantenimento sono diventate davvero gravose, tanto da portare il bilancio in deficit.
Il puzzle non sarebbe completo se non avessi anche parlato delle altre due scuole della Comunità. C’è, infatti, quella di Via Macconago, diretta dalla signora Garelik e sorta agli inizi degli anni Sessanta e quella di Via dei Gracchi, nata nel 1998, che fa capo al gruppo libanese. La prima raccoglie circa centosessanta alunni, la seconda una cinquantina. Inevitabilmente, queste due scuole si sono poste in competizione con quella comunitaria togliendole alunni. Soprattutto la scuola dei lubatvich si propone e mette in atto nella pratica un maggiore insegnamento dell’ebraico e dell’ebraismo.
Alla luce di tutto questo ci si può ben chiedere quale sia il futuro della scuola ebraica di Milano, di fronte ai problemi finanziari, alla diminuzione di alunni, alla concorrenza delle altre scuole.
Nei capitoli successivi si cerca di affrontare tutto questo: la nascita, la storia e le vicissitudini attuali della scuola ebraica di Milano.