Le approfondite ricerche archivistiche si sono amalgamate con le memorie di famiglia trasmesse dai nonni ai nipoti, aprendo lo spazio per il dibattito e rendendo consapevoli della vitale eredità lasciata dal rabbinato italiano del ventesimo secolo. Questo il bilancio dopo presentazione del volume della Rassegna Mensile di Israel – la prestigiosa rivista edita dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – dedicato a rav Vittorio Castiglioni (1840-1911), rav Angelo Sacerdoti (1886-1935) e rav David Prato (1882-1951), tutti accomunati dall’incarico di rabbino capo nella comunità di Roma.
Intitolato Rabbini di Roma nel Novecento, il numero della Rassegna – curato da rav Gianfranco Di Segni e Laura Quercioli Mincer – è stato elogiato da pubblico e relatori presenti al Centro Bibliografico UCEI “Tullia Zevi”, per aver portato alla luce un’indagine della quale si sentiva la mancanza.
“Sono onorato di poter presentare il volume dedicato a queste tre figure – ha esordito il presidente UCEI Renzo Gattegna – che hanno fronteggiato importanti cambiamenti: dall’apertura del ghetto con le sue conseguenze, alla Prima guerra mondiale fino al ventennio fascista e il dopo-Shoah; impegnandosi nell’educazione formale ma non solo. Rav Castiglioni era un poeta e ha posto l’accento sulla cultura, rav Sacerdoti è noto per l’alto profilo istituzionale e per essere stato l’ispiratore di quella che sarebbe diventata l’Unione delle Comunità Ebraiche e rav Prato ha dovuto prendere le redini di una comunità traumatizzata dalle persecuzioni razziste”.
“In una settimana nella quale siamo coinvolti e travolti dalla commemorazione del periodo più buio della storia ebraica – ha preso la parola il presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello – è bello potersi trovare qui insieme a studiare Torah e avere a che fare con un ebraismo vivo e vitale. Riguardo al volume, non posso non ricordare il ruolo fondamentale di Giancarlo Spizzichino (a cui il numero della Rassegna è dedicato ndr) anima dell’archivio della Comunità ebraica che ha permesso di far venire alla luce documenti così importanti”.
“Prima di entrare nel vivo della presentazione – ha proseguito Micaela Procaccia del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali – voglio anche io condividere un ricordo di Giancarlo Spizzichino, grande cultore di ricerche archivistiche. Se oggi abbiamo questo approfondimento, esso è dovuto anche all’apertura degli archivi e alla loro accessibilità. Giancarlo è stato un mediatore fondamentale per riscoprire l’intrigante storia di sopravvivenza degli ebrei di Roma. Voglio poi ricordare l’ex presidente dell’UCEI Tullia Zevi, della quale ricorre l’anniversario della scomparsa secondo la data ebraica, che si è battuta tenacemente per la nascita del Centro Bibliografico dove ci troviamo adesso, il quale è servito anche da ricovero per molta della documentazione delle comunità ebraiche salvandola dall’oblio”.
Un volume che per la prima volta raccoglie i dati e mette insieme 50 anni di vita nei quali “è successo di tutto e di più”. A dirlo è il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni spiegando: “Rav Castiglioni arriva quando la comunità inizia a sentire l’esigenza di una leadership rabbinica e sarà lui a presenziare all’inaugurazione della sinagoga di Roma nel 1904 dove fece una fugace apparizione anche il re Vittorio Emanuele. Negli anni di rav Castiglioni, in città venne anche Theodor Herzl in un incontro orchestrato dall’allora rabbino capo di Firenze Margulies che, da quanto sembra, estromise del tutto lo stesso Castiglioni”.
“Rav Castiglioni – ha detto rav Di Segni – ottenne l’incarico a Roma attraverso un concorso, del quale ancora si conserva la documentazione e fu un illustre pedagogo che scriveva struggenti poesie in ebraico e che tradusse quasi tutta la Mishnà. Sacerdoti divenne rabbino capo di Roma giovanissimo, subì fortemente l’influsso fiorentino essendo il pupillo di rav Margulies e venne influenzato dalla compagine storica: fu lui a battersi per la creazione del rabbinato militare durante la guerra. Dopo un buco di due-tre anni arrivò a Roma il toscano David Prato, già rabbino capo di Alessandria ma venne travolto dagli eventi storici e la persecuzione nazifascista. Richiamato dopo la guerra, prese le redini di una comunità da ricostruire, gestendo anche il traffico dei numerosi ebrei arrivati da tutto il mondo. Rav Prato lasciò dietro sé il grande rimpianto di chi l’ha conosciuto e credo che la ricerca per far emergere la sua figura debba continuare”.
“Il volume della Rassegna – ha preso la parola il giornalista Stefano Caviglia – è una delle cose più interessanti uscite negli ultimi anni sull’Italia ebraica. Un punto molto importante da analizzare è la posizione assunta da due di queste tre figure nei confronti del fascismo: trovo sia difficile collocarle nell’opposizione fascismo-antifascismo, dovremmo piuttosto parlare di un’altra coppia oppositiva: assimilazione e conservazione dell’identità. È poi interessante valutare come si inserisce in questo periodo anche la corrente sionista. La dichiarazione Balfour ha portato a fare un salto identitario all’interno della comunità di Roma e lo stesso rav Castiglioni aveva partecipato ad un Congresso sionista. C’è poi chi evidenzia una vicinanza tra rav Sacerdoti e il fascismo, ma dobbiamo rilevare che né lui né rav Prato furono mai iscritti al partito ed erano assai lontani dalle posizioni di coloro che furono effettivamente gli ebrei che abbracciarono il primo fascismo. Lo stesso Sacerdoti si scontrò a muso duro con Mussolini rispondendo ad un articolo del Popolo d’Italia”.
“Trovo sia significativo parlare di fronte ad un pubblico così numeroso – ha evidenziato il professore Mario Toscano – questo dimostra concretamente come sia cresciuto l’interesse e la consapevolezza. Il volume della Rassegna è importante per i suoi interventi dal taglio così vario. Nelle pagine viene rilevato il ruolo pubblico di rav Sacerdoti che all’epoca fu criticato per il suo patriottismo trascinante ma che in realtà aveva un attaccamento genuino per la patria. La forte componente patriottica si lega inoltre con le politiche dei Paesi rispetto agli ebrei e l’emergente sionismo. Auspico inoltre che Angelo Piattelli, di cui si può leggere il contributo, realizzi una vera e propria biografia di rav Prato. Dai documenti ritrovati emerge la stessa volontà del rav Prato di stendere una propria autobiografia poi interrotta dalla sua morte. Nei residui arrivati a noi di questo suo progetto rimane un capitolo nel quale ricostruisce l’aiuto arrivato dagli ebrei di Polonia ai quali era stata proibita la shechità e che volevano un mediatore per rivolgersi al Vaticano”.
Dal pubblico ci si chiede infine perché emerga più il lato pubblico e istituzionale delle tre figure invece di quello comunitario di rabbini. A rispondere, traendo le conclusioni, rav Riccardo Di Segni: “La realtà è che molto spesso rimane una documentazione molto più ampia degli atti pubblici che dell’attività del rabbinato e anche all’esterno la percezione è questa: è triste constatare che l’eredità del rav Elio Toaff, che si impegnò così tanto per l’educazione ebraica, venga spesso riassunta come il ‘rabbino che ha incontrato papa Wojtyla’”.
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