Supereroi ebrei nei fumetti
Massimo Caviglia
Come dicevano Kafka e Buber nel carteggio intercorso tra loro nel 1916 “Gli ebrei sono uomini d’aria, poggiati sulla scrittura e sulla memoria”. E talvolta, verrebbe da pensare, anche sul cinema e sul fumetto. Nel fantastico mondo dei fumetti ci sono tanti di quei super eroi (e rispettivi autori) ebrei con i quali, diversamente da quanto accade a Roma ad agosto, si potrebbe fare tranquillamente più di un minian al Tempio.
A metterli tutti in fila non basterebbe un intero giornale e, tra buoni e cattivi, vi è una scelta così ampia che va dal simpatico “La Cosa” dei Fantastici Quattro fino al cattivo Magneto degli X-Men passando per il celebrativo Menorah Man.
La lista è davvero lunga, e chiunque può andare su Google immagini a vedere quali siano i loro poteri, se il tale personaggio sia buono o cattivo, affascinante o repellente, ortodosso o riformista.
Alcuni hanno nomi altisonanti, altri ridicoli, ma tutti svolgono l’importante compito di trasmettere emozioni all’immaginario collettivo dei giovani ebrei (soprattutto americani e israeliani) che vi si identificano o li avversano.
Qui accanto i nominativi di alcuni tra i più famosi super eroi di cui è accertata l’ebraicità (per qualcuno solo da parte di padre, ma è probabile che dopo aver letto il proprio nome su Shalom vorranno perfezionare l’iscrizione alla Comunità, anche se fare la milà a “La Cosa” metterebbe in difficoltà perfino il Dr. Naouri)
I loro nomi sono Atom, Bernie Rosenthal, Blackstarr, Boogiman, Colossal boy, Leonard Samson, Dr. Fate, Dust Devil, Golem, Harley Quinn, Iceman, La Cosa, Legion, Magneto, Menorah Man, Minyan Man, Moon Knight, Northguard, Nuklon, Prime, Pterodon, Ragman, Sabra, Sabraman, Sasquatch, Seraph, Shabbas Queen, Shadowcat, Shaloman, Songbird, Urion, Volcana, Yarmulkah Youth, Zoe Saugin, e chissà quanti altri stanno nascendo proprio in questo momento.
È innegabile che il primo super eroe in assoluto sia stato ebreo; ma non è il Superman di Siegel e Shuster del 1933, e neanche il Golem di Rabbi Loew del 1580, bensì risale a circa 3400 anni fa ed è (a detta di molti appassionati del genere) il profeta Mosè che, grazie alla facoltà – indiretta – di operare miracoli spettacolari (la madre di tutti i superpoteri), ha stimolato la fantasia di generazioni di ebrei.
Questa analogia l’avevano già notata gli americani parecchi anni fa, realizzando illustrazioni del grande profeta in pose supereroistiche mentre ad esempio colpisce i pastori che infastidivano le figlie di Itrò.
E molte sono le similitudini tra Mosè e Superman, il primo super eroe a fumetti: Mosè viene lasciato dai genitori sulle acque del Nilo a bordo di una cesta per timore che venga ucciso dalle guardie, e viene trovato dalla figlia del faraone che lo crescerà finché, una volta grande, porterà il suo popolo alla libertà. Stessa sorte per il piccolo Kal-El, lanciato dai genitori su un razzo verso la Terra, che poi libererà il pianeta dal male della criminalità e del nazismo.
Il super eroe, come l’ebreo e come la maggior parte dei suoi autori, è quindi una persona sradicata o con radici molteplici, fatto che lo rende ipersensibile al problema della giustizia e di avere un posto in questo spazio e in questo tempo (perché errante da secoli).
Per sopportare meglio questa situazione, l’ebreo (e quindi l’autore dei fumetti di super eroi, come anche il romanziere e lo sceneggiatore cinematografico) ha dovuto diminuire l’importanza dello spazio fisico reale e vivere in uno spazio parallelo di fantasia (da cui hanno tratto origine anche le grandi utopie politiche).
Sono questi spazi paralleli che hanno permesso all’ebreo di sopravvivere alla difficile realtà di secoli di persecuzioni.
Ancora adesso, se il presente fa paura o non suscita alcun interesse, allora lo studio del passato e le speranze per il futuro creano una cronologia storica che può essere vista come un romanzo d’avventura con una forte impronta fantascientifica.
Come però ha brillantemente sottolineato Simone Di Segni nella sua interessante Tesi di laurea su “Archetipo e Contemporaneo”, “…La fantascienza immagina spazi e tempi lontani e fantastici, ma il principale interesse resta comunque lo spazio dell’interiorità umana, una zona chiaroscurale, i cui conflitti vengono proiettati all’esterno nella dimensione del racconto”. E la continua lotta tra il bene e il male nei fumetti dei super eroi ne è l’emblema più evidente, scazzottate a parte.
In un periodo storico come quello tra gli anni ’40 della Seconda Guerra Mondiale e gli anni ’50 e ’60 della ricostruzione e del benessere, la fantasia e il creare mondi paralleli hanno certamente aiutato l’ebreo ad attenuare un po’ il dolore per quanto era accaduto.
In una metafora molto ebraica, il supereroe è sempre stato un personaggio con delle capacità al di sopra della norma, che si batte per la difesa dell’umanità contro nemici così potenti da metterlo in difficoltà, ma mai tanto potenti da sconfiggerlo definitivamente. Perché neanche le persecuzioni possono spezzare la forza d’animo di un giovane ebreo che ha il dono dell’immaginazione.
Sono ebrei i papà di Superman, dei Fantastici 4 e X-Men
Superman è un uomo dotato di superpoteri che mette al servizio della collettività. Il suo vero nome è Kal-El, che in lingua ebraica significa Voce del Cielo; i suoi creatori Siegel e Shuster, entrambi ebrei, confermarono questa traduzione in un’intervista in cui venivano approfondite le origini di Superman.
Nato sul pianeta Krypton, Superman venne inviato sulla Terra appena nato, prima che il suo pianeta natale esplodesse. La sua navicella viene ritrovata da Jonathan e Martha Kent che, inteneriti dal piccolo, lo adottano e lo crescono come un figlio nella piccola cittadina di Smallville, chiamandolo Clark.
In questo paesino della periferia statunitense, Clark sviluppa i suoi poteri. Crescendo, sviluppa una coscienza sociale molto forte e decide di mettere i suoi poteri al servizio del bene. Giunto alla maggiore età, i suoi genitori muoiono ed il ragazzo decide di andare a Metropolis, la vicina città, dove trova lavoro come giornalista insieme a Lois Lane, che poi diventerà sua moglie.
Jerome (Jerry) Siegel (1914 – 1996) autore di fumetti statunitense, e il disegnatore Joseph (Joe) Shuster (1914 – 1992) creano nel 1933 l’icona del fumetto supereroico per eccellenza, Superman, venduto alla casa editrice DC Comics nel 1938. Superman diventa un fenomeno di costume, sfruttato in ogni modo possibile dall’editore; i suoi creatori si lamentano, però, di raccogliere solo le briciole di questa fortuna, e decidono di fare causa alla DC Comics, perdendola; il passo successivo dell’editore è quello di licenziarli. Inizia così un periodo difficile per entrambi. Mentre Shuster, dopo pochi anni, abbandonerà l’attività per problemi di vista trascorrendo alcuni decenni in ospizio, Siegel continua la sua carriera di sceneggiatore su vari albi e quotidiani. Nel 1968, mentre una nuova causa con la DC Comics si trascina senza successo nei tribunali, si trasferisce con la moglie in California. Dopo aver tentato alcune volte il suicidio, trova finalmente lavoro come dattilografo e, nei ritagli di tempo, scrive soggetti per alcuni cartioni animati televisivi di Hanna e Barbera. Nel 1971, a Los Angeles, incontra Mario Gentilini, allora direttore di Topolino, che in quel periodo si trovava in visita negli USA. Il direttore gli propone di scrivere alcune storie per le riviste Disney italiane e così inizia nuovamente uno dei periodi più prolifici e importanti dello scrittore americano. Oltre che il padre di Superman, quindi, Siegel è da considerarsi uno dei maestri Disney d’Italia, con ben 155 storie all’attivo, tutte pubblicate su Topolino e Almanacco Topolino. Le sue storie sono dei piccoli gioielli nei quali infonde tutta la sua passione per la fantascienza, sviluppando anche tematiche tipiche delle storie di Superman. Finalmente, nel 1978, dopo trent’anni di battaglie legali, la DC Comics, ora di proprietà della Warner Bros, accorda a Siegel e Shuster una rendita vitalizia mensile di 2.000 dollari ciascuno, oltre al riconoscimento della paternità del personaggio di Superman. Dopo tante sofferenze, i due amici possono finalmente vedere riconosciuti i loro meriti e trascorrere serenamente gli ultimi anni della loro vita. Il Superman di Siegel e Shuster ha fatto da apripista alla cosmogonia di Stan Lee.
Stan Lee il cui vero nome è Stanley Martin Lieber (New York, 28 dicembre 1922) è tra i più noti autori di fumetti statunitensi. Figlio di immigrati ebrei a Brooklyn, insieme ad alcuni disegnatori – in particolar modo Jack Kirby (al secolo Jacob Kurtzberg), Gil Kane (al secolo Eli Katz) e Steve Ditko – ha creato per la prima volta personaggi di natura complessa e con personalità sfaccettate all’interno dei comic-book dei supereroi. Il suo successo ha permesso alla Marvel Comics di Martin Goodman di trasformarsi da piccola casa editrice in una grande azienda di stampo multimediale. Il suo primo lavoro, un pagina di testo firmata con lo pseudonimo di Stan Lee, fu pubblicato come riempitivo nel 1941. Fu presto promosso dal ruolo di scrittore di riempitivi a quello di sceneggiatore di fumetti completi, diventando così il più giovane editor nel campo, all’età di 19 anni.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, alla quale partecipò come membro dell’esercito statunitense, Lee ritornò alla sua occupazione presso la Marvel Comics. Nel corso degli anni Cinquanta si occupò di molte testate di generi diversi ma cominciò a sentirsi insoddisfatto del proprio lavoro, e prese in considerazione l’idea di abbandonare il campo fumettistico. Martin Goodman assegnò a Lee il compito di creare un nuovo gruppo supereroistico. La moglie lo spinse a cimentarsi con le storie che preferiva, dal momento che la minaccia di licenziarsi era senza senso. Lee seguì il suo consiglio, e di colpo la sua carriera cambiò completamente. Il gruppo di supereroi che Stan Lee ed il disegnatore Jack Kirby idearono fu la “famiglia” di eroi che compone i Fantastici Quattro. L’immediato successo di questa testata portò Lee e gli illustratori della Marvel a cavalcare l’onda, producendo una moltitudine di nuovi titoli: nacquero gli X-Men, Devil e l’Uomo Ragno. Questi personaggi contribuirono a reinventare il genere supereroistico: Lee diede ai suoi personaggi una umanità sofferta, un cambiamento rispetto all’ideale del supereroe. Negli ultimi anni, Stan Lee è diventato per la Marvel una figura di prestigio e la sua immagine è ormai pubblica: fa apparizioni in convegni di fumetti in giro per il mondo, partecipando a dibattiti e a cameo nei film tratti dai suoi super eroi. Si è anche trasferito in California per sviluppare le proprietà televisive e cinematografiche della Marvel.
Jack Kirby, al secolo Jacob Kurtzberg ( 1917 – 1994) lavorò per lo studio dei fratelli Fleischer dal 1935 dove contribuì ai disegni per i cartoni animati di Betty Boop e Popeye (Braccio di Ferro).
Kirby disegnò per la Marvel una serie di immaginifici mostri, storie horror e di fantascienza per i titoli antologici della casa editrice. Lo stile originale e le potenti creature di altri mondi disegnati da Kirby furono un successo fra i lettori. Con il benestare dell’editore Martin Gooodman e del direttore artistico e scrittore Stan Lee, Kirby iniziò a lavorare sui fumetti supereroistici nel 1961.
Kirby partecipò alla creazione di quasi tutti i personaggi Marvel per molti degli anni successivi. Tra i personaggi e le ideazioni più significative ci sono i Fantastici Quattro, Thor, Hulk, Iron Man, gli X-Men, Silver Surfer, i Vendicatori, il Dottor Destino, Magneto e Pantera Nera.
Kirby collaborò spesso alla stesura delle trame delle storie che disegnava; la rapidità di Kirby nel realizzare il layout (la disposizione delle vignette) delle tavole e nell’elaborare le trame, indusse Lee, nella sua veste di supervisore e direttore artistico, ad assegnare a Kirby la realizzazione delle sole matite, a cui si sarebbe riferito per completare le sceneggiature con i dialoghi. Fatto ciò passava il lavoro a inchiostratori, coloristi e letteristi, che lo avrebbero ultimato per la stampa. Fu Kirby a rompere la tradizione della composizione della tavola in rigidi pannelli, utilizzando forme e misure diverse, con figure che strabordavano dalle vignette. Kirby è pubblicamente riconosciuto dagli autori di fumetti e dai fan come uno dei più grandi e influenti artisti della storia del fumetto. La sua prolificità fu leggendaria: è stato stimato che nel corso della sua vita abbia disegnato oltre 25.000 pagine e centinaia di strisce e bozzetti.
Pubblicato su Shalom – Settembre 2007