Israeliani e Palestinesi. Piccolo elenco non ordinato e non esaustivo di argomentazioni che non smuovono la tifoseria opposta di una virgola
Silvia Gambino
Non so nemmeno bene io perché m’imbarco a scrivere questa cosa, forse dopo anni sui social sono diventata una persona cinica che invece di sperare nella pace spera solo in uno svecchiamento del feed.
1) La Palestina non esiste e il popolo palestinese è un’invenzione (con citazione dell’intervista del 1977 a Zuheir Muhsin): può essere benissimo che se non ci fossero stati gli accordi di Sykes Picot, la nascita di Israele e vari altri eventi quei territori che oggi chiamiamo Siria, Libano, Palestina, Giordania, ecc., oggi sarebbero parte di un grande “Bilad Al-Sham” con percezioni diverse di confini e nazionalità da parte delle sue popolazioni rispetto a com’è ora. È vero che il nazionalismo palestinese si è consolidato come risposta allo Stato ebraico, è vero che l’accezione della stessa parola “palestinese” è mutata visto che durante il Mandato si usava in riferimento alla comunità ebraica già presente in loco (il Jerusalem Post si chiamava Palestine Post, per dire). Rimane il fatto che oggi abbiamo qualche milione di persone che si pensano e identificano come palestinesi. Non scompaiono se si dice loro che non esistono. Oltre al fatto che poi diventa un po’ contraddittorio prendersela se ti fanno lo stesso gioco di negazione, chiamando il tuo Stato “entità sionista” e dicendo che il loro nonno è più vecchio della sua fondazione.
2) Non è possibile essere filopalestinesi e antisemiti dato che i palestinesi sono essi stessi semiti: come sopra, le parole si usano con l’accezione che hanno oggi, non con quella che dovrebbero avere etimologicamente. Non posso prendere una persona a caso e dargli del “figlio di buona donna” sostenendo che etimologicamente non sia un insulto. Che ci sia antisemitismo in certi ambienti e narrazioni filopalestinesi è cosa nota. Se abbiamo tutto questo amore per l’etimologia chiamiamolo pure antiebraismo o antigiudaismo. Ma penso possiamo concordare che se volevamo giocare con le parole tiravamo fuori la tavola dello scarabeo.
3) Moni Ovadia, Bassem Eid, Gad Lerner… ragazzi, qualcuno dovrà pur dirvelo. Il vostro ebreo o arabo “buono”, “onesto intellettualmente”, “voce fuori dal coro” non se lo caga nessuno. Se vi fa piacere citare le sue dichiarazioni a dimostrazione che non tutti quelli dell’altra parte sono “cattivi” fatelo pure, ma avendo presente questa verità.
4) Gli Arabi Israeliani non devono lamentarsi perché vivono meglio in Israele rispetto a come vivrebbero in qualsiasi altro Paese arabo: sì ma casa loro è quella lì, non qualsiasi altro Paese arabo. I termini di paragone sono legittimi ma diventano un problema se annullano il senso critico. Se casa mia è sporca la pulisco, non la lascio andare perché tanto quella del vicino è ancora più zozza.
5) Uso strumentale dei cristiani: i cristiani vanno da padre Naddaf che promuove l’arruolamento dei cristiani arabi cittadini d’Israele nell’IDF a padre Capucci che si fece beccare dalla polizia israeliana mentre trasportava armi per l’Olp. Togliendo questi estremi di chiamate alle armi, in Medio Oriente i cristiani sono un po’ ebrei nel senso di due persone tre opinioni, si vedono posizioni, sensibilità e senso di identificazione molto diversi anche solo parlando con persone di una stessa famiglia. Considerarli un unicum non avvalora la tua tesi.
6) Vieni qui e guarda la realtà coi tuoi occhi: il viaggio è prima di tutto nella testa. Arriviamo sul posto già con i nostri codici di decifrazione, le nostre letture, le nostre idee. I meticolosi controlli all’aeroporto o ai posti di blocco possono essere vissuti come ragionevole prassi di uno Stato che deve garantire la propria sicurezza, bizzarrie di un viaggio fuori Europa o violazione dei diritti umani. Laddove uno vedrà una bella città mista di convivenza, un altro noterà le diverse condizioni dei quartieri e parlerà di apartheid o cittadini di prima e seconda classe. Ein Hod è un delizioso villaggio di artisti per alcuni o una delle tante prove della Nakba per altri. Conoscete davvero persone che dopo aver “visto coi loro occhi” vi hanno dato soddisfazione avvicinandosi in modo deciso alla vostra visione? Io no. Al massimo ho visto qualche ammorbidimento, qualche concessione. Il mio “fronte internazionale” di palestinesi e israeliani “d’adozione” è vario e piuttosto conflittuale.
7) Perché insisti a dire che è complicato? Non c’è niente di complicato, noi abbiamo ragione. Oh io qui non so più veramente cosa dire se non confessare che vi ammiro. Davvero, io ammiro la semplicità come si ammira qualcosa che non si ha. Consiglio solo di avere la coerenza di non offendervi e dire che siete stati fraintesi se poi vi dicono che quello a cui aspirate è la totale distruzione di “quelli che hanno torto”.