Tratto da “Le basi dell’ebraismo” – Morashà, 2013
La hadlakàt neròt – accensione dei lumi dello shabbàt, rientra nei 7 precetti istituiti dai rabbini. Dalla Mishnà (Shabbàt, cap. II), si rileva che al tramonto del venerdì il padrone di casa deve far presente tre cose e fra queste l’accensione del lume di shabbàt. Dallo stesso trattato si impara che l’istituzione dell’accensione del lume dello shabbàt è molto antica, tanto che i Maestri non si chiedono se esso deve essere acceso, ma con quale olio e con quali stoppini è necessario ottemperare a questa mitzvà.
La hadlakàt neròt è un obbligo che vale sia per gli uomini, sia per le donne, ma è ormai invalso l’uso che sia la donna a occuparsi di questa mitzvà. Essa è talmente importante che la tradizione la fa risalire addirittura a Dio. Nel Midràsh (Bereshìt Rabbà 11), a commento del versetto di Bereshìt 2, 3 «Dio benedisse il settimo giorno…» è detto che «Egli benedisse quel giorno con il lume».
Nella tradizione ebraica lo shabbàt è chiamato ’òneg – delizia, per cui è necessario prima che esso inizi, predisporre la luce attraverso il lume. I Maestri del Talmùd affermano infatti: «L’uomo deve mangiare alla luce del lume, affinché si sazi e coloro che consumano il pasto della sera dello shabbàt senza luce, tacciono nell’oscurità»; tanto è importante questa mitzvà che lo stesso Rambàm (Hilkhòt Shabbàt 5, 5) scrive: «Anche se l’uomo non ha cibo da mangiare e chiede l’elemosina, con quanto egli raccoglie acquisti dell’olio e accenda il lume, perché esso rientra nella delizia dello shabbàt».
L’aspirazione alla pace assume un significato particolare nel contesto delle tefillòt del venerdì sera, sia al tempio che nelle case: «Padrone della pace, re a cui appartiene la pace, benedici noi in pace; ricordami insieme ai componenti della mia famiglia e del popolo d’Israèl, per buona vita e pace».
Si accoglie lo shabbàt in casa accendendo i lumi circa venti minuti prima del tramonto. Così facendo si è sicuri che arrivati al tramonto i lumi siano già accesi.
Se al tramonto i lumi non sono ancora accesi non si possono più accendere perché di shabbàt è vietato accendere il fuoco. Una volta accesi ed “entrato” lo shabbàt, i lumi non si possono più spegnere poiché di shabbàt è vietato anche spegnere il fuoco. Non si possono nemmeno spostare poiché sono muktzè (vedi il paragrafo sui divieti).
Le norme dell’accensione dei lumi di shabbàt
L’accensione dei lumi di shabbàt è un precetto obbligatorio. Gli antichi Maestri erano talmente rigorosi in questa mitzvà da obbligare persino i poveri a vendere il proprio abito, per raccogliere il denaro necessario per acquistare questi lumi. Si deve provvedere a che tutti dispongano del necessario per celebrare degnamente lo shabbàt.
L’obbligo dell’accensione incombe sia sugli uomini che sulle donne. È invalso l’uso però che siano le donne ad adempiere a questa importante mitzvà, in quanto si trovano più spesso degli uomini in casa, e si occupano delle necessità di essa; qualora non vi fosse la donna in casa, è l’uomo a dover accendere e recitare la berakhà.
Per quanto la donna sia colei che accende i lumi, pur tuttavia è bene che l’uomo si occupi della loro preparazione. In che modo? Se il lume viene acceso con olio di oliva puro, egli dovrà predisporre gli stoppini, in modo che vi sia un’ottima fiamma; se accende le candele di cera, deve occuparsene nella stessa maniera.
Il modo migliore di adempiere alla mitzvà è quella di accendere i lumi con olio di oliva, ma molte donne preferiscono le candele di cera pura, in quanto la loro luce è molto più piacevole e bella.
La Halakhà prevede che si accenda almeno un lume. È uso che se ne accendano due, uno in corrispondenza della parola zakhòr – ricorda, e uno in corrispondenza della parola shamòr – osserva, contenute nel quarto comandamento. Un altro uso prevede che si accendano tanti lumi quanti sono i bambini che compongono la famiglia, aumentando un nuovo lume ogni volta che nasce un figlio.
Si deve stare molto attenti che non si ritardi il tempo dell’accensione del lume ed è obbligo del padrone di casa vigilare attentamente e sollecitare la propria moglie nell’accensione del lume per tempo.
È antica usanza che la donna che accende i lumi di shabbàt accolga con l’accensione lo shabbàt e da quel momento in poi le è proibita ogni attività; però, nel momento della necessità, lei può porre una condizione prima dell’accensione, anche mentalmente, con la quale non intende accettare lo shabbàt con l’accensione dei lumi, e le sia permesso di compiere delle melakhòt fino al momento dell’entrata effettiva dello shabbàt.
È obbligo accendere i lumi in ogni luogo in cui ci si rechi di shabbàt, per ottemperare alla necessità di shelòm baìt – tranquillità familiare, affinché non si venga a inciampare nel buio; però è fondamentale l’accensione nel luogo in cui si mangia.
Si deve fare molta attenzione a mettere, prima dell’accensione, i lumi in un luogo in cui non li si debba successivamente spostare, in quanto questa azione è proibita di shabbàt.
È antico uso delle comunità italiane e sefardite (o “spagnole”) di recitare la berakhà prima dell’accensione, mentre nelle comunità ashkenazite (dell’Europa centro-orientale) si usa che la donna prima accenda i lumi senza berakhà, poi stenda le sue mani, copra gli occhi mentre recita la berakhà, e scoprendoli osservi i lumi.
La berakhà da recitare per l’accensione è:
בָּרוּךְ אַתָּה יְיָ, אֱלֹהֵינוּ מֶלֶךְ הָעוֹלָם, אֲשֶׁר קִדְּשָׁנוּ בְּמִצְוֹתָיו, וְצִוָּנוּ לְהַדְלִיק נֵר שֶׁל שַׁבָּת.
Barùkh Attà Ado-nài, Elo-hènu mèlekh ha’olàm, ashèr kiddeshànu bemitzvotàv, vetzivvànu lehadlìk ner shel shabbàt.
Benedetto sii Tu, o Eterno, Dio nostro, re dell’universo, che ci ha santificato con i Suoi precetti e ci ha comandato
di accendere il lume dello shabbàt.
A questo punto alcune donne usano aggiungere delle preghiere o delle richieste personali.