Cap. 3 Il fascismo in Gran Bretagna: il movimento di Mosley
1. Mosley e la nascita del movimento fascista.
Il sorgere di un fascismo inglese è indissolubilmente legato alla figura di Oswald Mosley. A lui la British Union of Fascists (BUF) dovette il suo prestigio e i consensi che raccolse, almeno fino allo scoppio della guerra, anche se né l’uno né gli altri assicurarono al movimento il successo elettorale. Una breve introduzione sulla vita e sull’iter politico del leader del fascismo inglese ci permetterà di ricostruire il contesto, che ha reso possibile quella “aberration in British political history”1): così è stata, infatti, definita la nascita di un movimento fascista attivo nella più stabile democrazia liberale del mondo occidentale.
Nato nel 1896 nella contea di Staffordshire, a nord di Birmingham, il maggiore di tre figli, Oswald Mosley proveniva da una famiglia facoltosa ed influente. Dopo gli studi a Winchester e a Sandurst, entrò come volontario nei Royal Flying Corps e partecipò alla prima guerra mondiale. Nel 1916 fu dimesso dall’esercito per invalidità in seguito ad una ferita riportata sul campo di battaglia e cominciò a frequentare i circoli politici e culturali britannici. Nel 1922 si presentò alle elezioni politiche come candidato del partito conservatore, ma non si considerò mai un vero politico: il suo interesse era rivolto principalmente ai problemi economici e sociali. Nel 1924, in seguito a contrasti sia personali sia di vedute politiche con i conservatori, decise di entrare a far parte del partito laburista e nel 1929 fu nominato Chancellor of the Duchy of Lancashire (ministro senza portafoglio), con l’incarico di occuparsi del problema della disoccupazione. Mosley fu apprezzato da molti esponenti politici del suo tempo, specialmente durante la sua breve militanza nel partito conservatore, quando fu definito “/…/ the most brilliant man in the House of Commons; /…/ the perfect politician who is also a perfect gentleman”2); i giornali dell’epoca ne parlarono in termini entusiastici, indicandolo addirittura tra i possibili candidati alla carica di Primo Ministro. Tuttavia, la sua incompatibilità con il sistema politico vigente si fece sempre più evidente fino alla decisione, nel maggio del 1930, di dimettersi dalla carica di ministro 3) per fondare, nello stesso anno, un suo partito, il New Party. Nel programma del nuovo partito erano sì presenti idee innovative soprattutto in materia di politica economica, tuttavia mancavano obiettivi a lungo termine ben definiti ed i suoi membri erano per lo più dissidenti provenienti dai partiti tradizionali: in quella fase il New Party non rappresentava perciò né una concreta alternativa né una vera e propria rottura rispetto ai partiti tradizionali.
Fu nell’ottobre del 1932 che maturò la scelta di fondare un nuovo partito denominato British Union of Fascists (BUF). Non si trattava dell’unico movimento fascista di quel periodo, dato che esistevano altre due formazioni di orientamento analogo, la British Fascists (BF) e la Imperial Fascist League (IFL). Sorte negli anni Venti come reazione al “pericolo rosso” e caratterizzate da un forte patriottismo, esse, però, raccolsero scarsi consensi e persero progressivamente d’importanza, fino ad estinguersi nella prima metà degli anni Trenta. Nonostante i tentativi di Mosley di raggruppare i fascisti in un unico movimento, sotto la sua direzione, la BUF non trovò nei suoi predecessori degli alleati, bensì dei rivali.4) È noto, infatti, che tra gli esponenti delle opposte fazioni si verificarono violenti scontri che andarono ad aggiungersi ai numerosi tafferugli tra le Camicie Nere 5) e i loro oppositori, in particolare comunisti ed ebrei. La maggior parte di questi scontri avvenne durante i comizi di Mosley, che erano il principale mezzo di propaganda politica della BUF: ad essa era negata, infatti, la propaganda radiofonica e, data la scarsità di fondi, il suo organo di stampa, The Blackshirt, che verrà pubblicato a partire dal 1933, aveva tiratura limitata. Mosley aveva grandi doti oratorie, egli stesso lo riconobbe e, come sostiene Skidelsky, si convinse che “political power lay in the response of a large audience to a stirring speech /…/”.6) Aveva molta fiducia nelle sue capacità come leader del movimento e come futuro leader della nazione.7)
I suoi sostenitori e i suoi collaboratori lo acclamavano come leader indiscusso del movimento e vedevano in lui l’uomo che, con il suo entusiasmo, la sua forza e il suo carattere autoritario ed arrogante, sapeva farsi trascinatore di folle, finendo per condurre la BUF alla vittoria elettorale e la Gran Bretagna alla stabilità politica ed economica. V’era chi riconosceva in lui il nuovo Cesare, che avrebbe permesso agli inglesi di recuperare l’antico splendore della loro nazione:
/…/ a national leader, a hero, who will give the British people the confidence to recover the spirit they have lost. /…/ Mosley is already emerging from the political obscurity into which his enemies had dismissed him. Behind him come a host of enthusiastic followers prepared to die that Britain again may live 8)
Mosley era il blackshirt per eccellenza, il fascist man ideale:
/…/ tall and muscular, square-jawed and straight-backed – signifying discipline, courage and vitality. Drawn without softening curves, he was a product of an industrial society, an ‘instrument of steel’ for an ‘iron age’. /…/ the fascist had only one joy: the cause. /…/ Fascist man was to recapture the spirit of the front, the ‘dedication to the cause that transcends self and faction’ 9).
Il new fascist man, che la BUF si proponeva di creare, agiva nella società seguendo un unico fondamentale principio, quello, cioè, di mettersi al servizio dello stato ed agire per il bene della nazione e non per i propri interessi o per quelli di un gruppo. La domanda che egli doveva continuamente porsi era “Come posso servire lo Stato?”. Mosley parlava di “private freedom in public service”, vale a dire una libertà individuale, che però fosse inserita in un contesto di benessere comune e di difesa dell’interesse nazionale.10) Questo modo di pensare e di agire nella società era in netto contrasto con l’individualismo tipico della mentalità borghese che dominava l’Europa degli anni Trenta11) ed è uno degli aspetti rivoluzionari della BUF.12)
2. I cardini della politica della BUF.
La lettura di The Blackshirt,13) settimanale del movimento di Mosley, e della rivista trimestrale The Fascist Quarterly,14) rispettivamente per i periodi compresi tra il gennaio 1937 e il marzo 1940, e tra il gennaio1935 e il gennaio 1940,15) ci consente di individuare i temi ricorrenti nella politica della BUF e di verificare l’opinione di alcuni studiosi, secondo i quali è possibile riscontrare un notevole grado di coerenza nelle idee guida della BUF, dalla sua nascita fino alla sua dissoluzione durante la guerra.16) Questa conclusione trova un’ulteriore conferma nell’analisi di alcuni scritti dello stesso Mosley, dai quali conviene estrapolare preliminarmente i principi ispiratori e le linee guida.
Eccone uno schematico elenco:
1) politica economica basata sull’organizzazione corporativa dello stato;
2) patriottismo: attaccamento al Re e all’Impero, l’apertura alle istanze degli ex combattenti;
3) politica estera: amicizia tra le nazioni fasciste;
4) antisemitismo.17)
2.1 La politica economica.
La Gran Bretagna, che pur era uscita vincitrice dal conflitto mondiale e poteva contare sulle risorse dell’Impero e dei dominions, si trovò, tuttavia, a dover fare i conti con i debiti contratti con gli Stati Uniti e con la situazione di crisi generale, che ostacolarono la ripresa nel dopoguerra e segnarono la sua perdita del ruolo di grande potenza. Nel corso degli anni Venti, la disoccupazione toccò livelli mai raggiunti prima – si contavano più di un milione di disoccupati – e nel 1926, il governo conservatore dovette affrontare un’ondata di scioperi e agitazioni sociali senza precedenti. La crisi del 1929, inoltre, sopravvenne ad aggravare ulteriormente la situazione e i governi, laburista prima e conservatore poi, si mostrarono incapaci guidare il paese fuori dalla “grande depressione”.
Fin dai suoi esordi nella politica attiva, Mosley dedicò particolare attenzione all’andamento dell’economia e alle politiche economiche adottate dal governo britannico. Il vero problema da risolvere era per Mosley la disoccupazione, da lui avvertito come un’ingiustizia, oltre che come segno del declino della nazione. Fu proprio tra i disoccupati, tendenzialmente disponibili al dialogo con movimenti nuovi e anti-sistema, che il fascismo reclutò molti dei suoi aderenti.18) Né i conservatori, né i laburisti avevano saputo trovare una cura efficace per sanare la grave piaga della disoccupazione. Il New Party nacque proprio dalla esigenza di raccogliere consensi per una National Policy,19)elaborata a partire dalla metà degli anni Venti, nella quale Mosley proponeva una riorganizzazione della politica economica britannica. Tale riorganizzazione si era resa ancor più urgente dopo la crisi del 1929, per evitare il declino della nazione e consentirle di “continuare a vivere in un modo degno della sua grandezza”.20) La soluzione di Mosley alle difficoltà economiche della Gran Bretagna prevedeva l’adozione di una politica protezionistica, l’introduzione di tecniche moderne di produzione di massa e la ripresa degli scambi con l’Impero. Questi cambiamenti, però, potevano avvenire solamente all’interno di un Stato organizzato su basi corporative.
La creazione di uno Stato corporativo sul modello italiano era il primo obiettivo che la BUF si proponeva di realizzare, non appena avesse ottenuto il suo primo successo elettorale. Numerosi saggi pubblicati in The Fascist Quarterly tessono le lodi del sistema corporativo. Ad esempio Ezra Pound21) si dichiara sostenitore del sistema corporativo, sulla base dei successi ottenuti in Italia e sostiene che, proprio in virtù di questo sistema, l’Italia è all’avanguardia rispetto alla Gran Bretagna e all’America.22) Alexander Raven Thomson, uno dei più validi collaboratori di Mosley 23), descrive il futuro Stato fascista britannico come un’entità corporativa, nella quale gli individui, dotati di iniziativa e capacità di impresa, sanno organizzare le attività in modo funzionale.24) Anne Brock Griggs individua uno dei grandi vantaggi del sistema corporativo nella eliminazione della lotta di classe e tra i sessi, affermando che ciò è possibile, perché nello Stato corporativo l’interesse della nazione ha la priorità su quello dell’individuo.25) Tra i saggi pubblicati sulla rivista compare anche una traduzione del “Discorso di Mussolini all’Assemblea del Consiglio Nazionale delle Corporazioni” del 14 novembre 1934 e l’obiettivo dichiarato è quello di dimostrare l’adattabilità del sistema corporativo a realtà diverse da quella italiana.26)
Come si è detto, la politica economica proposta per lo Stato corporativo doveva essere di tipo protezionistico, ovvero una politica che sottraesse il mercato britannico alle incertezze del sistema capitalistico, garantendo alla nazione una totale autosufficienza:
/…/ the Corporate economic system would be a system of ‘economic self-government’, protected from internal and external shock by the subordination of finance capital to the national interest, ‘scientific protection’ and imperial autarchy.27)
Si parla di ‘protezionismo scientifico’, in quanto non solo gli scambi economici vengono limitati al canale preferenziale tra madre patria ed Impero,28) ma ci si preoccupa anche di adeguare la macchina produttiva alle innovazioni tecnologiche, così da consentire una produzione di massa e l’aumento dei salari, senza tuttavia perdere in competitività.29)
Fondamentale ai fini di questa politica protezionistica è il potenziamento dell’agricoltura britannica, che doveva consentire di ottenere un produzione interna sufficiente a soddisfare il fabbisogno della popolazione, senza dover ricorrere alle importazioni. La BUF si fece, tra l’altro, promotrice di una campagna per la creazione di un Food Front, che garantisse la coltivazione di tutto il suolo britannico coltivabile e il suo massimo rendimento, intendendo per “suolo britannico” anche i territori delle colonie e dei dominions. Nella British Union Quarterly 30) si leggono frequenti critiche al governo contro una politica economica che si affida alle importazioni e trascura il mercato agricolo nazionale:
Again and again in these notes we have drawn attention to the great danger of neglet of home agriculture, and have pointed out the treasonable nature of financial policy sacrifying home production of food to cheap imports from foreign countries in payments of interests of loans from the City of London.31)
Nella stessa rivista sono frequenti anche riferimenti alla difficile situazione dei lavoratori inglesi e alla mancanza di interventi da parte del governo. Ad esempio, nell’introduzione al numero di ottobre/dicembre 1937, vengono forniti i dati sull’occupazione riguardanti i mesi di settembre e ottobre e si fa notare che il numero di disoccupati in questo periodo è pari a quello raggiunto nello stesso periodo del 1929, anno del crollo di Wall Street. Si passa quindi ad accusare il governo di interessarsi unicamente ai problemi di politica estera, nella fattispecie ai conflitti in Spagna e in Cina, e di richiedere continui sacrifici alla popolazione per questioni che, invece, non dovrebbero essere di competenza britannica.32) Le accuse al governo nazionale per la sua incapacità a far fronte ai problemi economici appaiono di frequente anche sulle pagine del settimanale fascista The Blackshirt e ad esse si accompagnano gli incitamenti ai lavoratori, affinché esprimano il loro malcontento schierandosi con la BUF. Questi inviti a manifestare il proprio dissenso e a votare BUF sono per lo più presentati sotto forma di slogan. The Blackshirt, infatti, è un organo di propaganda politica caratterizzato da grandi titoli in prima pagina, veri e propri motti, che i seguaci di Mosley ripetevano, poi, durante i comizi a sostegno del loro leader. Tra questi slogan quello più espressivo nell’ambito della battaglia per una nuova politica economica è probabilmente: “We Fight for Freedom and for Bread”.33)
L’elaborazione di una nuova politica economica fu una costante del fascismo inglese così come dei fascismi continentali, ma, laddove Mosley si impegnò in prima persona nell’analisi dei problemi economici e nella ricerca di soluzioni alternative a quelle proposte dai partiti tradizionali, Mussolini ed Hitler, pur coscienti del ruolo che una politica economica efficace svolgeva nell’attirare i consensi di tutti gli strati sociali, tesero a non occuparsene personalmente, ma piuttosto ad affidare ai loro collaboratori lo studio di metodi utili a risollevare dalla crisi postbellica le rispettive nazioni.
2.2 Patriottismo. La BUF tra passato e presente.
Alcuni aspetti della fisionomia radical-patriottica della BUF sono già emersi dalle osservazioni fatte sinora. Ad esempio, la volontà di riallacciare i rapporti con l’Impero e il desiderio di restituire alla nazione il prestigio e lo splendore d’un tempo si possono ritenere espressioni di valori patriottici e nazionalisti. Il protezionismo, a sua volta, può considerarsi come traduzione in termini economici del patriottismo. La BUF rappresentava una novità assoluta per la realtà politica britannica, perché univa un aspetto tradizionale ad uno rivoluzionario.34) Il patriottismo, con il suo attaccamento alla monarchia e all’Impero, era affiancato, e addirittura valorizzato, da una politica economica del tutto innovativa.
Il fascismo proponeva una rivoluzione nella società e nel governo, ma ciò – a detta dello stesso Mosley – non richiedeva necessariamente uno stravolgimento delle istituzioni esistenti.35) Si trattava piuttosto di armonizzare il vecchio e il nuovo, di preservare gli aspetti tradizionali adeguandoli ai cambiamenti indispensabili per il progresso della nazione. La BUF voleva far rivivere le virtù del glorioso passato imperiale e, contemporaneamente, farsi artefice della modernizzazione della Gran Bretagna:
The BUF saw itself as embodying all the essentially British virtues of the past, whilst at the same time holding all the necessary virtues for a truly ‘scientific’ and modern future. 36)
Fu proprio l’unione di tradizione e “rivoluzione” che attirò al movimento di Mosley i consensi di “alcuni autentici, ma patriottici, rivoluzionari”.37) Costoro erano per la maggior parte uomini che, come lo stesso Mosley, avevano combattuto nella prima guerra mondiale, dando prova di patriottismo e di spirito di sacrificio. Essi apprezzavano il valore che Mosley attribuiva alla disciplina, al comando, all’obbedienza, all’ordine e alla lealtà, ma erano anche strenui sostenitori della pace. Ai loro occhi la guerra era stata frutto di un inganno messo in atto dai vecchi governanti nei confronti delle giovani generazioni. Chi era sopravvissuto si era reso conto che la guerra non aveva portato né la vittoria della democrazia nel mondo né il benessere promesso agli “eroi”. Si era dovuto, bensì, assistere all’affermarsi del comunismo, del fascismo, del nazionalsocialismo e all’aumento della disoccupazione e della miseria.38) Altri giovani aderirono alla BUF per essere solidali con gli ex combattenti, dei quali avevano ammirato la dedizione e il sacrificio per la patria. Lo stesso Mosley definiva il suo, come un movimento di ex-combattenti, di giovani che volevano sradicare la corruzione del passato e opporsi ad una nuova guerra.39)
Che il patriottismo fosse uno degli elementi portanti della BUF, risulta evidente anche dalla lettura di The Blackshirt. La prima pagina di ogni numero presenta, accanto all’intestazione, la scritta “The Patriotic Worker Paper”, e il giornale riporta molti articoli che attaccano il governo, perché si occupa di questioni che esulano dagli interessi strettamente britannici. Ad esempio, molto spazio è riservato alle notizie relative all’intervento britannico nella questione etiopica, alle prese di posizione antitedesche della stampa filogovernativa, all’accoglienza di profughi ebrei e ai presunti prestiti alla Russia. Questi articoli sono spesso introdotti o seguiti dallo slogan “Mind Britain’s Business!”40): un chiaro invito a non immischiarsi in questioni extra-britanniche e un recupero di posizioni isolazionistiche e insulari, che costituivano un leitmotiv nella storia del paese. Numerose sono anche le pressioni al governo, affinché operi interventi che migliorino la condizione di vita dei lavoratori britannici, sia dal punto di vista economico che sanitario, così da favorire la crescita della popolazione. Per Mosley, come per Mussolini, una popolazione sana e numerosa era indice di forza e garanzia di longevità della nazione.41) Solo un popolo nel pieno delle sue forze avrebbe potuto riportare il Regno Unito ai fasti del suo glorioso passato.
I tentativi di inscrivere il movimento fascista all’interno della tradizione britannica andarono oltre le dichiarazioni di fiducia al Re e le pressioni per il recupero dei legami con l’Impero. Si giunse fino a far risalire le origini del fascismo inglese all’età elisabettiana e a parlare di “Merrie England” e di “Britain for the British”, proprio come all’epoca dei Tudor. In un saggio pubblicato nel 1935 in The Fascist Quarterly, A.L. Glasfurd rintraccia le similitudini tra quel periodo glorioso della storia inglese e l’attuale fase di affermazione del fascismo in Gran Bretagna.42) Il forte spirito patriottico, l’avanzata coscienza sociale, l’idealismo, lo spirito di sacrificio sono elementi presenti in entrambe le epoche. Sia l’uomo dell’età elisabettiana, che il fascist man si contraddistinguono per il loro essere men of action. Quella dei Tudor fu un’epoca di dittatura e di integrazione nazionale, eppure fu proprio allora che l’Inghilterra sperimentò una rinascita culturale mai eguagliata né prima né dopo: l’obiettivo del fascismo è di riportare la nazione a quell’antico splendore. La politica economica fascista, per quanto innovativa, conserva un certo grado di prudenza, che caratterizzava anche la politica economica di quell’epoca fiorente. Glasfurd conclude invitando i membri dei partiti tradizionali, che guardano con diffidenza ed orrore al sorgere del movimento fascista, a prendere atto di queste analogie e costanti storiche e ad ammettere che il fascismo è il pieno accordo con il “genio britannico”. Questo tentativo di individuare dei tratti comuni tra la nuova epoca che i fascismo si proponeva di fondare e un’epoca gloriosa della storia della nazione è una caratteristica comune al fascismo italiano e al nazismo tedesco che, come è noto, si rifecero rispettivamente all’età dell’impero romano e alla mitologia nordica.
Malgrado questi tentativi di tracciare una linea di continuità tra passato e presente, la BUF non riuscì mai del tutto a liberarsi dall’accusa di essere un “prodotto d’importazione”, un’imitazione del fascismo italiano e del nazionalsocialismo tedesco.
2.2.1 BUF e rivoluzione.
In riferimento al fascismo inglese abbiamo più volte accennato al binomio ‘tradizione-rivoluzione’. Poc’anzi abbiamo chiarito quali fossero gli aspetti su cui Mosley e i suoi collaboratori insistevano per dimostrare la compatibilità del movimento fascista con la tradizione britannica: dal legame con la monarchia alle analogie con la gloriosa età elisabettiana, dall’importanza del rapporto con l’Impero all’esaltazione dell’insularità britannica. Cerchiamo ora di capire, servendoci anche di un paragone con il fascismo italiano, in che misura il movimento fascista inglese possa essere definito “rivoluzionario”. È evidente, però, che mentre per il fascismo italiano la portata rivoluzionaria può essere valutata in base agli obiettivi effettivamente raggiunti, per il fascismo inglese non è possibile andare oltre la formulazione di ipotesi elaborate a partire dalle intenzioni programmatiche della BUF.
Stabiliamo innanzitutto che cosa s’intende per “rivoluzione”. Secondo la definizione che ne ha dato Norberto Bobbio “la rivoluzione è il tentativo accompagnato dall’uso della violenza di rovesciare le autorità politiche esistenti e di sostituirle al fine di effettuare profondi cambiamenti nei rapporti politici, nell’ordinamento giuridico-costituzionale e nella sfera socio-economica.”43)
In quest’ottica possiamo allora affermare senza dubbio che la “marcia su Roma” e le violenze squadriste rientrassero in un processo rivoluzionario, ma non può dirsi altrettanto per la fase successiva in cui i fascisti governarono in coalizione con le forze liberali. Questo compromesso – come nota Gentile – risultò del tutto inaccettabile per gli squadristi che avevano confidato in quell’azione rivoluzionaria per l’avvio di un radicale cambiamento politico e sociale. I “rivoluzionari” considerarono l’esito della “marcia” come un vero e proprio tradimento delle loro aspettative.
Mussolini – come sostiene De Felice – aveva abbandonato, già nel 1920, l’idea di “un movimento rivoluzionario d’élite” e da allora era andato ricercando un allargamento delle basi del fascismo per farne un partito nazionale.44) Il leader fascista, infatti, era consapevole della necessità guadagnarsi l’appoggio della classe borghese che voleva sì un rinnovamento, ma che nutriva anche un forte desiderio di stabilità. Per questo motivo, una volta conquistato il potere, il fascismo doveva procedere in modo graduale verso il cambiamento: “mutare la sostanza mantenendo temporaneamente alcune vecchie forme”.45) Questo non significava, tuttavia, rinunciare agli obiettivi rivoluzionari, ma piuttosto introdurre una variante relativamente ai tempi e ai modi della rivoluzione così da renderla “più accettabile”. E una rivoluzione – sebbene forse non nei termini auspicati dai più facinorosi – di fatto vi fu: a pochi anni dalla “marcia su Roma” i partiti erano stati aboliti, le organizzazioni sindacali soppresse, soppressa anche la libertà di stampa, introdotte le “leggi fascistissime”, avviato il sistema corporativo.
Per quanto riguarda il fascismo inglese, come si è detto, prenderemo in esame le intenzioni programmatiche che gli scritti di Mosley illustrano in maniera esaustiva.
Il leader fascista in The Greater Britain – il primo volume pubblicato dopo la nascita della BUF nel 1932 – definì in questi termini il suo movimento:
The BUF is revolutionary or it is nothing, because the corporate state would not reform the current system but create a new society 46).
L’obiettivo era, dunque, quello di creare un società nuova in cui però ci sarebbe stata armonia tra ciò che di buono il passato aveva costruito e le innovazioni del fascismo indispensabili per mantenere il paese al passo con i tempi. In campo economico, Mosley prospettava cambiamenti radicali, ma, in realtà, oltre all’introduzione del corporativismo, l’intenzione era di conservare il sistema capitalistico, abbinandolo al cosiddetto “protezionismo scientifico”: produzione di massa – grazie al rinnovamento tecnologico – e scambi economici limitati al canale “madre patria – Impero”.47) Queste proposte rappresentavano indubbiamente una novità nel panorama politico inglese, ma non sembrano sufficienti a fare del fascismo inglese un movimento rivoluzionario.
L’aspetto veramente rivoluzionario emerge, invece, se si considerano i cambiamenti che Mosley prevedeva di apportare al sistema politico: si noti, però, che sulle pagine del Blackshirt e della Quarterly viene dato scarso rilievo ai progetti di riforme politico-istituzionali, mentre ampio spazio è dedicato alle innovazioni previste in campo economico.
Il sistema politico all’interno dello Stato fascista avrebbe subito modifiche radicali. Mosley avrebbe guidato il paese: il potere effettivo sarebbe stato nelle sue mani. I partiti sarebbero stati aboliti, il parlamento eletto dal popolo e i candidati votati sulla base del loro ruolo all’interno dello Stato corporativo. Il governo fascista avrebbe potuto essere sciolto solo in seguito ad un plebiscito.48) Mosley sosteneva che il cittadino avrebbe dovuto dedicarsi interamente alla causa fascista ed avrebbe goduto di libertà individuale, ma allo stesso tempo il leader fascista metteva in chiaro che:
There will be no room in Britain for those who do not accept the principle “all for the State and state for all.49)
Quindi – come nota Coupland – l’individuo sarebbe stato libero ammesso che avesse fatto propria la visione del mondo imposta dal fascismo.50)
Questo schematico riepilogo degli obiettivi che il fascismo inglese si proponeva di realizzare una volta conquistato il potere dà un’idea della portata rivoluzionaria del programma della BUF e rivela non poche affinità con il fascismo italiano, che lo stesso Mosley aveva per altro indicato come il modello da seguire.
2.2.2 Gli ex combattenti e i movimenti fascisti.
Molto è stato scritto, e molto ancora si potrebbe scrivere, su quello che la Grande Guerra significò per tutti coloro che vi presero parte e sulle ripercussioni devastanti, che quell’evento senza precedenti ebbe, non solo sul piano concreto delle distruzione, della crisi economica, delle relazioni tra nazioni, ecc., ma anche – ed è proprio questo l’aspetto che qui ci interessa – sulla psicologia di chi visse l’esperienza della trincea. Uomini, che dovettero fare i conti con una realtà stravolta fin nelle fondamenta, dove la morte era ormai diventata la normalità e la vita – o meglio la sopravvivenza – era, invece, l’eccezione; dove le giornate seguivano il ritmo dei bombardamenti e non più il ritmo naturale dell’alternarsi del giorno e della notte; dove le tanto elogiate innovazioni della tecnica, che avrebbero dovuto portare il benessere, portavano, invece distruzione, come mai prima d’allora. Alla fine della guerra i sopravvissuti – vincitori e vinti in egual misura – dovettero fare i conti con le difficoltà di ritrovare una collocazione nel contesto sociale ed economico del dopoguerra e, inevitabilmente, provarono uno straziante senso di sradicamento. La guerra, inoltre, aveva rappresentato la sconfitta di quegli ideali in cui avevano creduto e per cui avevano combattuto e li aveva privati della forza di credere in qualsiasi valore o verità.51) Tutto questo, contribuì a far nascere in loro un forte desiderio di ritrovare quella tranquillità e quella “normalità”, che erano state loro negate. Ma era vivo in loro anche un senso di repulsione nei confronti di quel sistema politico e culturale che aveva portato al conflitto e altrettanto profonda era la voglia di cambiare radicalmente quel sistema. Questa necessità di cambiamento si tradusse, talora, in prese di posizione estreme, che, comportarono l’inevitabile frattura con il sistema liberal-democratico, come nel caso del fascismo e il nazionalsocialismo.52)
La nascita e le fortune politiche del fascismo, in Italia e in Gran Bretagna seguirono, indubbiamente, modi e tempi completamente diversi, tuttavia – come si è visto sinora – non è del tutto impossibile rintracciare alcune analogie. L’esperienza bellica fu una delle caratteristiche che molti dei sostenitori del fascismo italiano e inglese ebbero in comune.
Per quanto riguarda il contesto italiano, Gentile distingue tra “le masse”, per le quali la guerra era stata “un’esperienza grande, traumatica, ma che aveva lasciato in loro un desiderio di pace, tranquillità, benessere”, e, invece, i “nuclei di minoranza”, costituiti dalle “avanguardie” o “aristocrazie guerriere”, che avevano veramente “assimilato la lezione della guerra”, ne avevano “compreso il valore rivoluzionario” e volevano la “distruzione degli istituti liberali”: da queste minoranze nacque la classe dirigente fascista.53)
Anche in Gran Bretagna Mosley e buona parte dei dirigenti del movimento fascista erano ex-combattenti54) che, nonostante i loro esordi in politica tra le file dei conservatori o dei laburisti, non avevano mai smesso di avvertire una certa incompatibilità con gli esponenti delle classe politica tradizionale e, anzi, fu proprio durante la sua militanza nei partiti conservatore e laburista che Mosley iniziò a nutrire un crescente disprezzo verso gli “old parties”, dai quali – come sottolinea Cross – “he felt separated by the barrier of the war”.55)
La guerra, inoltre, funse da elemento di coesione tra la generazione che aveva vissuto direttamente quell’esperienza e ne conosceva gli orrori e i giovani che provavano ammirazione per i sacrifici degli ex-combattenti e desideravano un cambiamento tale da impedire il ripetersi di quei tragici eventi.
2.3 La politica estera: il Patto a quattro e l’amicizia tra i fascismi.
In politica estera, il movimento fascista inglese si poneva come obiettivi principali la difesa da quelle che considerava le minacce comunista ed ebraica e la salvaguardia della pace tra le nazioni. Si trattava, dunque, di obiettivi piuttosto ambiziosi, ma presentati sotto forma di semplice slogan propagandistico come parte del programma della BUF:
We fight not only for the salvation of the land we love, we fight also for the Peace of Mankind.56)
Mosley riteneva che, per raggiungere questi obiettivi, le quattro potenze occidentali, Gran Bretagna, Francia, Italia e Germania, avrebbero dovuto formare un fronte comune. In The World Alternative, il leader fascista sosteneva che gli Stati occidentali avevano interessi diversi, ma non per questo contrastanti o tanto inconciliabili da ostacolare la realizzazione di una “new European synthesis and solidarity.”57) Il “Patto a quattro”, che la BUF proponeva, non richiedeva, di necessità, una conversione al fascismo di tutti gli Stati interessati: l’unione si sarebbe potuta costituire anche se le forme di governo delle quattro potenze erano diverse. Mosley notava che, anche tra i fascismi, c’erano differenze significative, dovute, per lo più, alla componente nazionalista connaturata al fascismo stesso; tuttavia l’avversione verso il comunismo e il desiderio di sconfiggerlo definitivamente sarebbero stati sufficienti punti d’accordo per un’azione comune:
Hitler e Mussolini si interessarono al nostro partito non perché le nostre idee politiche fossero simili (gli scopi di questi movimenti nazionalisti, infatti, erano notevolmente differenti nei diversi Paesi) ma perché noi eravamo strenui avversari del comunismo e non avevamo intenzione di essere ostili nei confronti di alcun Paese europeo che non avesse intenzione di danneggiare gli interessi britannici.58)
I fascisti inglesi seguirono, comunque, con attenzione anche la diffusione del fascismo in Francia. Il fatto che, nella prima metà degli anni Trenta, la Croix de Feu 59) avesse acquisito nuovi sostenitori e adottato un atteggiamento più decisamente fascista era visto come espressione della crescente sfiducia nel sistema democratico,60) oltre che come rafforzamento del fronte anticomunista.
Il piano di difesa contro il comunismo non prevedeva, però, al di là di una presa di posizione ostile, alcun intervento attivo della Gran Bretagna, ma piuttosto un totale disinteresse verso l’Est europeo. Ciò significava, da un lato, la cessazione dei prestiti di denaro alla Russia e, dall’altro, il via libera a Hitler e al suo programma di “ilotizzazione” delle popolazioni slave:
(Mosley advocates) /…/ a complete renunciation of any interest in the affairs of Eastern Europe. Adolf Hitler has taken upon himself the task of excluding Communism from Europe and forming a bulkwark against any return of this destructive creed from barbaric Russia. Let him then have free hand in Eastern Europe /…/.61)
La Gran Bretagna, dal canto suo, si sarebbe occupata di difendere l’Europa dalla minaccia proveniente da Ovest, vale a dire dalla Finanza Internazionale, che – Mosley lo credeva fermamente – era nelle mani degli ebrei:
/… / let Britain release the European States once and for all from the stranglehold of usury operating from Jew ridden Wall Street.62)
Delle prese di posizione britanniche contro comunisti ed ebrei tratteremo più approfonditamente nel paragrafo successivo, dedicato, appunto ai nemici della BUF. Ciò su cui desideriamo soffermarci qui sono, invece, i rapporti tra i fascismi europei e, nella fattispecie, tra il fascismo inglese e, rispettivamente, il fascismo italiano e il nazionalsocialismo tedesco. Per l’analisi di questi aspetti ci affidiamo, ancora una volta, agli scritti di Mosley, in particolare alla già citata autobiografia, e ai saggi e agli articoli pubblicati sugli organi di stampa legati al movimento fascista inglese.
Come accennato poc’anzi, il leader della BUF era cosciente del fatto che il fascismo, caratterizzato da una forte componente nazionalista, assumeva forme diverse nelle diverse nazioni e si batteva per la difesa degli interessi e del prestigio della singola nazione in cui si era diffuso. Questo aspetto del fascismo ne costituiva ad un tempo, paradossalmente, la forza e la debolezza.63) Se da un lato, infatti, la fede profondamente nazionale contribuiva al potenziamento dello Stato fascista, che veniva organizzato in modo tale da prevalere e dominare su tutti, dall’altro, quella stessa fede impediva la piena collaborazione tra gli Stati fascisti, che, decisi a primeggiare singolarmente, non sarebbero stati disposti a una condivisione del potere. Mosley teneva molto a sottolineare le diversità tra i fascismi e negava l’esistenza di una ‘internazionale fascista’:
Non riuscii a trovare nulla nel fascismo italiano di simile alla politica da me ideata /…/. Questa politica che diffondemmo in tutta la Gran Bretagna nei sette anni di vita del movimento fascista inglese tra il 1932 e il 1939 /…/ superava di molto la politica seguita sia dall’Italia che dalla Germania in quel periodo e non aveva nulla a che fare con nessuna delle due. /… / Il nostro errore non fu l’unione, ma la divisione. Divisione che derivava da una causa naturale: la differenza delle nostre politiche e delle nostre vedute, derivante a sua volta dalle caratteristiche nazionali dei nostri movimenti.64)
Pur prendendo atto degli ostacoli alla cooperazione tra fascismi, Mosley non escludeva la possibilità di rapporti amichevoli tra di essi e non perdeva occasione per elogiare Mussolini e Hitler e difendere le loro prese di posizione, fino a rappresentarli come vittime delle democrazie, Gran Bretagna in testa, che volevano trascinarli in una guerra.
2.3.1 Mosley e Mussolini.
L’atteggiamento di Mosley verso Mussolini e il fascismo italiano era ambivalente: da un lato, egli negava categoricamente qualsiasi intenzione del suo movimento di emulare il corrispettivo italiano e insisteva sull’originalità del fascismo inglese; dall’altro, molti erano gli elogi riservati a Mussolini e a le sue realizzazioni in Italia, inoltre, spesso, in particolare sulla Quarterly, il governo italiano veniva espressamente indicato come l’esempio da seguire.
Per quanto riguarda i rapporti con il capo del fascismo italiano, Mosley, nell’autobiografia, rivela di aver incontrato Mussolini “circa una mezza dozzina di volte tra il 1932 e il 1936”.65) Il primo incontro fu organizzato, nel gennaio del 1932, dall’allora ambasciatore inglese in Italia, Sir Ronald Graham, e si tenne, come anche i successivi, a Palazzo Venezia. Nel commentare le sue conversazioni col capo del governo italiano, Mosley è prodigo di lodi: del duce egli ammirava l’ottima cultura, l’affabilità, l’umorismo schietto, l’ottimismo, il realismo, la perspicacia, il coraggio e l’impegno costante. Il maggior successo da lui ottenuto era – agli occhi del leader del fascismo inglese – l’organizzazione dello Stato su basi corporative, che, come abbiamo visto, era uno dei capisaldi del programma della BUF. Altri aspetti, che caratterizzavano il fascismo italiano, furono poi ripresi o comunque apprezzati da Mosley, come ad esempio l’importanza attribuita alla forza e alla salute fisica, la centralità della famiglia, la politica demografica, il carisma del capo e la ‘venerazione’ a lui riservata dalla folla.66)
Nel definire i legami con il fascismo italiano, Mosley smentisce recisamente le insinuazioni secondo cui il suo movimento avrebbe ricevuto finanziamenti dal duce.67) Colin Cross, nel suo già citato studio del 1961 sul fascismo inglese, sostiene, invece, che, fin dalle origini del movimento fascista, coloro che parteciparono alla sua fondazione erano al corrente degli aiuti finanziari provenienti da Mussolini.68) Cross ha potuto raccogliere le testimonianze dirette di alcuni dei collaboratori di Mosley all’epoca della nascita della BUF. Tra questi, il Dott. Robert Forgan 69) rivelò all’autore di aver svolto il ruolo di emissario a Roma nell’autunno del 1932, di aver incontrato, in quell’occasione, Mussolini e di aver sollecitato l’interesse e il sostegno finanziario italiano alla BUF. Tale richiesta fu inoltrata dallo stesso Forgan anche l’anno seguente e, dalla tarda primavera del 1933 in poi, ad intervalli irregolari, la BUF ricevette sovvenzioni in valuta europea. Il testimone precisò di non essere direttamente a conoscenza della provenienza di quei pacchi, ma, aggiunse che all’epoca, lui e altri funzionari superiori erano convinti che venissero dall’ambasciata italiana.70)
Dalle informazioni ottenute da Cross, sarebbe, dunque, possibile avanzare l’ipotesi di un legame tra il fascismo inglese e quello italiano, che va oltre le semplici manifestazioni di simpatia e stima reciproca tra i due leader fascisti. Quest’ipotesi, oltre a ridare adito all’idea, più volte respinta da Mosley, dell’esistenza di una “internazionale fascista”, permette anche di inserire in un quadro più articolato i numerosi e violenti attacchi della stampa fascista inglese contro le prese di posizione anti-italiane del governo britannico, soprattutto in seguito all’occupazione dell’Etiopia. E’ noto, tra l’altro, che proprio tra il 1935 e il 1936 l’ambasciatore italiano a Londra, Dino Grandi, chiese ed ottenne la collaborazione di Mosley e dei militanti della BUF per organizzare la propaganda a sostegno dell’azione italiana nell’Africa orientale.71)
Sulle pagine della Quarterly, inoltre, a partire dall’autunno del 1935, si sostiene che il governo britannico non poteva addurre come giustificazione del proprio intervento contro l’espansione italiana in Abissinia la necessità di difendere gli interessi nazionali in quella zona, perché la scelta italiana non danneggiava in alcun modo la Gran Bretagna.72) Mussolini – è l’argomento del direttore della rivista fascista – non aveva altra intenzione se non quella di procurare al suo popolo nuove terre da coltivare: il suolo italiano, infatti, non era più sufficiente al sostentamento di una popolazione in costante crescita, era perciò necessario rivolgersi al di fuori dei confini nazionali. La conquista di queste terre abitate da tribù primitive da parte di una “abundant and prolific European race” 73) aveva, inoltre, dato inizio all’emancipazione di quei popoli da una condizione di arretratezza.
Il vero motivo dell’opposizione inglese all’Italia era – sempre secondo quanto riportato dalla rivista fascista – la volontà di provocare un conflitto tra le potenze fasciste e le forze democratiche guidate dalla Società delle nazioni, a sua volta manovrata dagli ebrei. La guerra avrebbe portato alla sconfitta del fascismo e consegnato il potere nelle mani del bolscevismo e della finanza internazionale, vale a dire, ancora una volta, agli ebrei.74)
Nella Quarterly, il governo italiano è presentato con un’attitudine di piena disponibilità a trattare con la Gran Bretagna, che, invece, si dimostra continuamente ostile e diffidente verso l’Italia, anche dopo la firma del Gentlemen’s agreement 75):
Italy is not only willing, but is definitely anxious to co-operate /…/. The British attitude, however, is very different. It is coloured by an extreme soreness, the result of her diplomatic defeat over Sanctions. /…/ she vents her displeasure on Italy and is very angry with her. /…/ she is ready to attribute to Italy all sorts of hostile intentions of which the latter had never dreamt, and to spurn or distrust all Italy’s attempts at reconciliation.76)
La rivista fascista mette in guardia contro il persistere in un simile atteggiamento da parte britannica:
Mussolini might come to believe, like Napoleon before him, that he has in England an implacable enemy who is determined to destroy him, whatever the cost. /…/ Where – if it is persisted in – is this anti-Italian feeling likely to lead? Almost certainly to war.77)
C’è, dunque, la tendenza a presentare Mussolini come vittima di un complotto delle forze democratiche, che vorrebbero punirlo, perché ha osato “sfidare l’ordine coloniale, contestando lo sfruttamento dei territori africani da parte delle grandi nazioni capitalistiche e proponendo che diventassero un’area di libero insediamento delle popolazioni mediterranee.”78) L’Italia fascista, però, – ammonisce la Quarterly – non si tirerebbe indietro di fronte ad un’eventuale minaccia di guerra e sarebbe per l’Inghilterra un avversario pericoloso, anche perché potrebbe contare sull’aiuto di Germania e Giappone.79)
I rapporti tra Mussolini e Mosley, secondo la narrazione di quest’ultimo, si interruppero nel 1936 a causa di un malinteso. All’epoca, i rapporti tra Italia e Germania non erano molto buoni e, per questa ragione, la notizia che Mosley aveva segretamente celebrato le sue seconde nozze in Germania e che Hitler vi aveva preso parte come testimone, particolare poi smentito da Mosley,80) non dovette piacere al duce. Il leader della BUF nell’autobiografia avanza l’ipotesi che il dialogo si sarebbe sicuramente riaperto, se solo egli avesse fatto visita a Mussolini dopo l’avvio della collaborazione tra Roma e Berlino. Tuttavia, l’impegno crescente, cui lo chiamava la sua attività all’interno del movimento, gli consentì di tornare in Italia solo dopo la guerra, quando il duce era già stato deposto e ucciso. Mussolini, a detta dei suoi collaboratori, aveva sempre creduto nella ‘buona stella’ di Mosley, così come credeva nella propria.81)
2.3.2 Mosley e Hitler.
Mosley riferisce di aver incontrato Hitler due sole volte, nell’aprile del 1935 e nell’ottobre del 1936, ma c’erano già stati contatti tra Ribbentrop, futuro ministro degli
Esteri tedesco, e i teorici del movimento fascista inglese, prima della presa di potere del nazismo in Germania. Mosley pone l’accento sulla totale mancanza di attrito in questioni internazionali tra lui e il Fuhrer e narra una parte del suo primo colloquio con Hitler, durante il quale il leader inglese espresse la sua opposizione a qualunque scontro tra Gran Bretagna e Germania che – a suo parere – non avrebbe portato alcun vantaggio, ma solo un indebolimento reciproco. Hitler, dal canto suo, sottolineò la complementarità delle due nazioni, essendo una la più grande potenza navale e l’altra la massima potenza terrestre del continente,82) e non nascose la sua ammirazione per il popolo britannico.
L’impressione di Mosley fu quella di aver a che fare con un uomo “tranquillo, freddo, indubbiamente duro, assolutamente non un nevrotico.”83) Agli occhi del leader della BUF, il più grande difetto del Fuhrer era quello di essere afflitto da hybris: vale a dire, dalla convinzione che l’uomo possa decidere del proprio destino e di quello altrui, sostituendosi agli dèi. Questa presunzione gli fece perdere il contatto con la realtà, fino a renderlo vittima della sua stessa follia:
Moltissime persone impazziscono in tempo di guerra, e Hitler divenne il più folle di tutti. /…/ non ebbe più il senso della legge morale e di limiti al proprio volere. 84)
La follia, comunque, secondo Mosley, se in parte spiega, di certo non giustifica i delitti orrendi di cui Hitler si macchiò, dallo sterminio degli ebrei all’inutile sacrificio delle giovani vite tedesche.
Non va però dimenticato che Mosley, contrariamente a quanto lui stesso afferma nell’autobiografia,85) non si oppose mai nettamente, negli anni precedenti la guerra, alle prese di posizione antisemite della Germania. Se, infatti, egli avesse realmente disapprovato il modo in cui i tedeschi gestivano il ‘problema ebraico’, avrebbe dovuto, a rigor di logica, opporsi alla pubblicazione di articoli, in The Blackshirt, e saggi, nella Quarterly, che, non solo giustificavano le scelte antiebraiche del nazismo, ma tendevano a sminuire l’entità degli attacchi agli ebrei, additando come sobillatori coloro che parlavano di “persecuzione”.86)
In realtà Mosley riteneva “assolutamente sbagliato rischiare una guerra soltanto perché una minoranza etnica veniva trattata male in qualche parte del mondo”.87)
Hitler era, per Mosley, un elemento fondamentale nel quadro europeo: la Germania, sotto la sua guida, era diventata un baluardo contro il comunismo e il bolscevismo, che, come si è detto, rappresentavano anche per la BUF una grave minaccia. Dal punto di vista del fascismo inglese, la politica di espansionismo demografico adottata dalla Germania, come anche dall’Italia, non avrebbe dovuto essere ostacolata dai governi inglesi e francesi, che, al contrario, avrebbero dovuto mostrare la loro gratitudine per il ruolo svolto da queste nazioni contro il ‘pericolo rosso’:
Instead of condemning Hitler and Mussolini, we should be graceful for the fascist bulwark they have formed across Europe against the threatening danger of Russian aggression.88)
Sulle pagine del Blackshirt, A.K. Chesterton, uno degli intellettuali del movimento,89) nonché stretto collaboratore di Mosley, difende Hitler dagli attacchi a lui mossi da un giornalista del “Jewish controlled Sunday Referee“.90) Il settimanale “filosemita” rappresentava Hitler come un tiranno, di cui il popolo tedesco era molto scontento, a causa dei grandi sacrifici a cui egli aveva costretto la nazione. Il giornalista del Referee sosteneva che negli ultimi tempi, però, Hitler era stato messo a tacere dai suoi oppositori e si era rinchiuso nella sua casa in Baviera, dove gli sarebbe stato più facile fuggire in caso la situazione si fosse aggravata. Chesterton nega la veridicità di queste affermazioni e ribadisce che Hitler è, invece, un uomo intrepido, che ha combattuto eroicamente per il proprio Paese. Il giornalista fascista conclude la sua “apologia del Fuhrer” con un ammonimento agli ebrei, che tentano di screditare il nazismo:
Not much longer will the British race tolerate these filtly Yiddish rags. 91)
Nella Quarterly sono presenti saggi che hanno lo scopo di mostrare come, contrariamente all’opinione corrente, la Germania di Hitler sia un paese felice e la popolazione sia entusiasta del proprio leader. Ad esempio, la residenza estiva di Hitler, a Berchtesgaden in Baviera, è descritta in termini idilliaci: coloro che risiedono in questo luogo prescelto dal Fuhrer sembrano godere di una vitalità particolare e il nazionalsocialismo è in piena sintonia con l’ambiente circostante:
You realize how National Socialism, in restoring hope, revitalizing faith in the future of their country, has given the people something to live for. The century-old life of the place goes on as it always has, plus National Socialism. /…/ you hear the shrill voices of the B.D.M. (Hitler girls) /…/ or a troop of Hitler Jugend, huge virile boys /…/ There is always a marching song in the air.” 92)
Un altro aspetto che contribuisce a creare l’immagine della “Germania felice” è quello delle organizzazioni giovanili e del dopolavoro, che il movimento fascista inglese apprezzava anche nel fascismo italiano e che cercherà di proporre anche ai suoi sostenitori, ma con scarso successo.
Nella Quarterly viene riportata la traduzione di una relazione, scritta da un tedesco, che lavora nell’organizzazione di un gruppo ricreativo denominato “Strength through Joy”. Oltre a vari esempi delle attività promosse da questo gruppo, chi scrive fornisce anche le motivazioni per cui il Fuhrer ha voluto che nascessero queste associazioni:
The leader said: “I want to have a strong nation: see that the tempo of work /…/ is counterbalanced by the recreation of holidays which these men get /…/ .93)
Le relazioni di Mosley con Hitler, come quelle con Mussolini, si interruppero dopo il 1936, ma il leader della BUF fu sempre informato sulle attività e sulle opinioni del Fuhrer. Egli, infatti, riceveva notizie dalla sorella della moglie, che viveva a Monaco e spesso veniva invitata, da Hitler in persona, a partecipare a pranzi e cene in casa sua. Anche la moglie di Mosley, Diana Mitford, spesso in visita presso la sorella, veniva incaricata dal Fuhrer di far conoscere al marito il proprio parere su determinate questioni. È, dunque, possibile parlare di un rapporto amichevole e cordiale tra i due leader, ma ci mancano elementi per avanzare l’ipotesi di eventuali relazioni di tipo finanziario, come, invece, si è potuto fare per il fascismo italiano.
3. I nemici: ebrei e comunisti.
Coloro che si sono occupati del movimento fascista inglese hanno spesso messo in evidenza come, tra gli aspetti che lo accomunavano agli altri fascismi, vi fosse anche l’uso della violenza contro gli avversari politici e gli oppositori in genere. Mosley, dal canto suo, ha sostenuto che la BUF non intraprese mai attacchi violenti, fu bensì vittima di un serie di aggressioni, messe a segno dalle forze antifasciste allo scopo di ostacolare la propaganda fascista.94)
Di recente, nuovi documenti messi a disposizione dal Ministero dell’Interno britannico, hanno dimostrato che non si può parlare di violenza a senso unico, né da parte della BUF, né dei suoi oppositori: i blackshirts, insomma,furono insieme “vittime” e “aggressori”, furono costretti a difendersi, ma non mancarono di provocare.95)
Vediamo ora chi furono gli avversari del movimento fascista e i motivi che portarono agli scontri.
3.1 La BUF e gli ebrei.
Abbiamo in precedenza menzionato l’antisemitismo tra i cardini della politica della BUF; è necessario, ora, precisarne le origini e illustrare le forme in cui si esprimeva.
Per quel che riguarda l’atteggiamento di Mosley verso gli ebrei, Cross ci informa che, nel periodo pre-fascista e anche per qualche tempo dopo la creazione della BUF, egli non aveva mostrato alcuna tendenza verso l’antisemitismo:
He mixed as freely with Jews as he did with anybody else /…/. There was no anti-Semitism in the New Party nor in the early BUF.96)
Inizialmente vi furono anche degli ebrei tra i sostenitori del movimento fascista, ma, a partire dal 1933, fu loro proibito di entrare a far parte della BUF. Hitler aveva conquistato il potere in Germania e un numero consistente di ebrei tedeschi si rifugiavano in Gran Bretagna per sfuggire alle persecuzioni. Molti membri della BUF erano ammiratori di Hitler e incominciarono ad infastidirsi per le prese di posizione degli ebrei contro la Germania. Gli intellettuali del movimento e i più stretti collaboratori di Mosley, come ad esempio Joyce, Chesterton, Francis-Hawkins, Raven Thomson, premevano per l’adozione di una decisa linea antisemita. Fu così che sulle pagine del Blackshirt e della Quarterly, negli scritti di Mosley e ai suoi comizi, si cominciò ad identificare gli ebrei con l’antifascismo e a vederli come l’ostacolo alla realizzazione di tutto ciò che il nuovo movimento proponeva per il progresso e la pace della nazione.
Dalla fine del 1933 e con sempre maggior frequenza nel corso del 1934, Mosley tenne una serie di discorsi nei quali emerse chiaramente che l’antisemitismo sarebbe diventato uno dei punti saldi del fascismo inglese.97) Mosley affermava che il movimento fascista non era mai stato antisemita e che, se ora attaccava gli ebrei, non era per motivi di razza o di religione, ma per quello che essi facevano. Gli ebrei – spiegava il leader fascista – avevano preso a dar contro ai fascisti: ne ostacolavano la propaganda con attacchi violenti oppure minacciavano i direttori dei giornali nazionali che avrebbero smesso di finanziarli, se avessero continuato la campagna pro-fascista, come nel caso di Lord Rothermere,98) o, comunque, avessero dimostrato approvazione verso la BUF. Inoltre si erano verificati casi di persecuzione di fascisti da parte di datori di lavoro ebrei: “uomini e donne licenziati per nessun’altra ragione che quella di essere Camicie Nere”.99) Mosley riteneva che questo atteggiamento ostile degli ebrei verso il fascismo fosse dovuto, da un lato, al fatto che la BUF riconosceva la mancanza di legami tra gli ebrei e la nazione britannica, e dall’altro, all’opposizione dei fascisti verso qualunque intervento britannico contro la Germania. Ciò che premeva al fascismo era, in primo luogo, la difesa del carattere, delle tradizioni, degli interessi britannici; quanto agli ebrei, essi costituivano una minaccia a tali valori e per questo motivo Mosley giunse addirittura a proporre che fossero deportati con l’accusa di “condotta antibritannica”.
Nei numeri di The Blackshirt qui presi in esame,100) è notevole lo spazio riservato agli articoli che hanno come argomento gli ebrei, oltre ad una serie di vignette “umoristiche” che sintetizzano i pregiudizi più comuni nei loro confronti.
Gli ebrei sono rappresentati come l’origine di tutti i mali che minacciano la nazione britannica: dal comunismo alla disoccupazione, dalla disintegrazione dell’Impero alla guerra mondiale. Numerosi articoli, tra cui spesso quelli di uno degli intellettuali-guida del fascismo inglese, A.K. Chesterton, evidenziano l’eccessivo peso della minoranza ebraica in Gran Bretagna e il pericolo che ne deriva:
Because of the filthy power of their gold the Jews dare to threaten with destruction the Imperial destiny of the British people. /…/ We accept the fight and we vow that we shall not relinquish it until we have secured the Empire against the Jewish peril, /…/.101)
/…/ our unhappy country is bound hand and foot to the Jews. They dominate Britain’s affairs; their money-power is law. If Britons do not soon awaken to that fact in sufficient numbers, the result will be too hideous to contemplate.102)
E sulla Quarterly gli ebrei vengono indicati come “il cancro dell’Europa” e ritenuti collaboratori di Satana:
/…/ where the Jew has gone Satan has followed to heel. /…/ where there is unhealthiness and degradation there will he (the Jew) be found.103)
Tutti questi attacchi si propongono di convincere il lettore che la sola possibilità di difendersi dalla minaccia ebraica è quella di aderire al movimento di Mosley:
Jews – Jews – Jews – all pervading /…/. Jews Conservatives, Jews Liberals, Jews Socialists. Only the British Union remains uncontaminated.104)
Per il militante della BUF, l’ebreo è colui che abusa dell’ospitalità concessagli da una nazione, che non è, e non sarà mai, la sua patria; l’ebreo contamina con la sua presenza ogni aspetto della vita del paese:
The horde of locusts sweeping over the deserts, over the mountains descending upon the fertile fields of civilisation, eating clean all the wealth /…/ leaving a desolation behind them /…/. 105)
L’ebreo si arricchisce sfruttando ricchezze che non gli appartenegono e per di più adottando pratiche disoneste, che la sua scaltrezza gli suggerisce:
They get on in business because they adopt practices that are so slimy that no Englishman would stoop to do them. /…/ That is the way Jews “get on” and prosper. Not because they work any harder or because they are any cleverer, than the Englishman, but because they are cunning and slimy in their business practices.106)
/…/ this preying upon the work of others has given them wealth and through this wealth they have been able to gain immense power.107)
L’antisemitismo tende ad essere esplicitamente giustificato come inevitabile reazione a quello che si ritiene un eccesso della presenza ebraica. Ad esempio si riporta, in merito, un’affermazione apparsa sul Popolo d’Italia e attribuita a Mussolini:
Anti-Semitism is inevitable in those countries in which Semitism is emphasised by its showiness and viciousness. Too much Semitism causes Anti-Semitism to be born.108)
Le misure adottate dai nazisti contro gli ebrei sono presentate come “legittima difesa” contro lo strapotere ebraico in Germania:
/…/ the dominance of Jews in Germany was no myth, and the explosion of German people’s wrath and indignation was fully justified.109)
Alexander Raven Thomson, un altro tra gli intellettuali più influenti della BUF, inveisce:
Let the Jewish offenders continue their hopeless struggle against the just punishment for their crimes against the community in which they live /…/. The Jewish interests seem fated to dig their own grave /…/. Fear drives them on: fear of a well merited verdict, at the polls, from awakened British people110).
L’influenza degli ebrei – si sostiene nel Blackshirt – ha ormai raggiunto livelli intollerabili anche in Gran Bretagna: è perciò necessaria un’azione decisa che ponga un freno allo strapotere ebraico, un’azione che solo Mosley e la BUF, con il sostegno della popolazione britannica, possono compiere con successo:
British Union does not come to make war to any race, but it does come to release the great majority of the British people from the yolk of a largely alien majority.111)
Bisogna innanzitutto evitare che la minoranza ebraica si rafforzi e perciò è indispensabile, da un lato, fermare il flusso di profughi ebrei, dalla Germania e dai paesi dell’Europa orientale, e, dall’altro, opporsi allo stanziamento di somme di denaro e alle dichiarazioni di solidarietà a favore dei rifugiati da parte delle democrazie occidentali e della stessa “finanza internazionale ebraica”:
Let us take our stand and say we have no room in Britain for anyone but ourselves, /…/ Wake up, Britain, support British Union, unless you would become /…/ slaves of International Finance, which is mainly Jewish.112) /…/ why should the British and French Governments, which neglect their own nationals in order to support High Finance and which never carry out the will of the majority within their own frontiers, rush screaming into the arena on behalf of an eight hundred thousand Jewish minority in Rumenia, none of whose Treaty Rights have in fact been threatened? 113)
Il sostentamento di questi rifugiati – insiste il Blackshirt – grava sui contribuenti britannici e, come se ciò non bastasse, essi prendono il posto dei lavoratori britannici nelle industrie:
Thousand of British workers denied the bare necessities of life with which to keep body and soul together, are to be made to pay this money to refugee Jews, /…/.114)
/…/ the truth /…/ is that every week, every day, more alien refugees are being taken into British industry and more British workmen are being thrown out.115)
Le prese di posizione contro gli ebrei, però, non si limitarono alle aggressioni verbali; vi furono, infatti, duri scontri fisici in occasione di comizi o altre manifestazioni di propaganda del movimento fascista. Gli episodi più violenti si verificarono a Londra, nell’East End, una delle zone in cui la presenza ebraica era cospicua. Gli insediamenti ebraici in questa zona risalivano al periodo compreso tra il 1880 e il 1900, l’epoca dei pogrom di ebrei in Russia e nell’Europa orientale. Gli ebrei avevano sempre condotto una vita separata sia dai “cockeneys”, ovvero i nativi di quell’area londinese, sia dall’altra comunità di immigrati, gli irlandesi. La loro totale dedizione al lavoro e il conseguente accumulo di ricchezze, il loro atteggiamento, spesso considerato ipocrita e orgoglioso, li avevano resi invisi ai “gentili”. Quando la propaganda fascista raggiunse l’East End, era già presente un antisemitismo diffuso, non fu, perciò, difficile per la BUF ottenere consensi alla propria campagna antiebraica, tant’è che, tra il 1936 e il 1937, il quartiere londinese divenne una roccaforte del fascismo.
L’organizzazione della propaganda antisemita nell’East End prevedeva incontri ogni sera e comizi ogni settimana, manifestazioni, anche nelle zone abitate esclusivamente da ebrei, che, quindi, avevano un carattere volutamente provocatorio. Il Comitato di Difesa Ebraico si mobilitò per disporre una controffensiva agli attacchi fascisti e l’Associazione degli ex combattenti ebrei costituì un braccio armato sullo stile dei blackshirts fascisti. Si formarono così due opposti schieramenti, che si contendevano il controllo del quartiere. Gli scontri furono inevitabili e violenti. Il più duro occorse il 5 ottobre 1936, in Cable Street, ed è per questo ricordato come “la Battaglia di Cable Street”.116) La BUF aveva annunciato per quel giorno una marcia propagandistica in occasione delle elezioni locali: avrebbe dovuto essere la più grande manifestazione di forza del fascismo nell’East End. Il percorso della marcia includeva anche le zone abitate da ebrei, che erano decisi ad opporsi con tutte le loro forze al passaggio dei fascisti, perché consideravano quell’atto come una vera e propria aggressione. Insieme agli ebrei si schierarono anche i socialisti e i comunisti, che, sull’onda delle emozioni suscitate dalla guerra di Spagna, appena scoppiata, videro in quella marcia l’equivalente britannico della ribellione di Franco. All’arrivo di Mosley, gli oppositori iniziarono a lanciare sassi e in Cable Street fu eretta una barricata, che la polizia cercò invano di abbattere per far largo al corteo fascista. Il segretario del Partito Laburista, vista l’efferatezza degli scontri, avvertì il Ministero dell’Interno che se la marcia non fosse stata interrotta, ci sarebbe stato spargimento di sangue. Fu comunicato, quindi, l’ordine di sospendere la dimostrazione e Mosley, molto contrariato, tenne un breve discorso nel quale accusò il governo di aver ceduto alla violenza comunista ed ebraica. La vendetta fascista giunse una settimana più tardi: un gruppo di giovani fece irruzione in Mile End Road, frantumando vetrine e finestre, e aggredendo chiunque sembrasse ebreo.
L’adozione della linea antisemita influì indubbiamente sull’andamento delle adesioni al movimento fascista, ma se da un lato essa contribuì in modo decisivo all’acquisizione di aderenti nell’East End, non mancò anche di provocare prese di distanza da parte di chi vedeva nell’antisemitismo e nella violenza con cui era espresso un allineamento al nazismo tedesco.
3.2 La BUF e i comunisti.
Il comunismo era l’altro grande nemico che la BUF si proponeva di sconfiggere. Anticomunismo e antisemitismo andavano spesso di pari passo: gli ebrei erano, infatti, accusati, tra l’altro, di voler “bolscevizzare” l’Occidente. Se però Mosley, nell’autobiografia, nega di esser mai stato antisemita,117) ribadisce, invece con convinzione il proprio anticomunismo e lo avverte come un problema ancora irrisolto:
Il comunismo non rappresenta mai una forza trascurabile; dovrebbe essere studiato come deve essere sempre studiato un grande nemico /…/ Detestabile nel comunismo /…/ è la qualità dal suo fanatismo che usa e giustifica i mezzi più vili per raggiungere fini che sinceramente crede nobili. Il comunismo è, infine, disastroso perché distrugge qualsiasi senso d’onore e di fiducia fra gli uomini /…/.118)
Alcuni ex comunisti furono attratti dalla BUF, tra questi ad esempio Alexander Raven Thomson, che divenne uno dei più stretti collaboratori di Mosley e uno degli intellettuali più influenti del fascismo inglese. Mosley riconosce – ancora nell’autobiografia – la grande dedizione dei comunisti alla causa per cui si battevano e ne ammira la costanza e la capacità di ripresa dopo le sconfitte:
/…/ alcuni dei migliori dei nostri iscritti erano ex comunisti, e qualcuno di loro ricoprì anche importanti incarichi nel partito. /.. ./ I comunisti sono in genere molto versati alla politica pratica e dopo il necessario periodo di prova, spesso diventano militanti di valore.119)
Ma, al di là di queste ammissioni, i comunisti rimasero sempre i peggiori nemici, sia a livello ideologico, sia come boicottatori delle le manifestazioni fasciste.
Alla fine della guerra la Russia e l’ideologia comunista esercitarono una certa attrazione su quegli strati del proletariato europeo che tendevano ad attribuire la responsabilità della guerra al capitalismo, e anche alcuni strati del proletariato inglese, se pur in misura minore rispetto al resto d’Europa, guardarono con interesse ad Est. Negli anni 1919-’20 si ebbero, anche in Gran Bretagna, grandi lotte dei lavoratori, che però rimasero circoscritte al piano sindacale; nel 1924, per la prima volta, il governo fu formato dai laburisti, con l’appoggio dei liberali. Il primo movimento nazionalista britannico, i British Fascists, era sorto proprio come reazione al diffondersi del socialismo e del comunismo.120) Anche la BUF, fin dalla sua fondazione, aveva avvertito il comunismo come una minaccia alla stabilità e alla tradizione inglesi e ancora di più quando, nel 1936, prima in Spagna e poi in Francia, le sinistre conquistarono la maggioranza di governo con le esperienze di fronte popolare. Da allora apparvero sul Blackshirt frequenti accuse al governo nazionale di sperperare enormi somme di denaro in prestiti ai Paesi socialisti e comunisti, a scapito della popolazione britannica, e a vantaggio di un’alleanza che aveva come obiettivo la guerra contro la Germania e l’Italia:
All the old Parties have spent millions in foreign adventures while they starve our own people of the necessities of life. /…/ The Tories and the Socialists are united in the policy of war abroad and starvation at home. /…/ So, money, /…/ needed for British housing, has to go to France to keep a Socialist Jew in the saddle as Prime Minister.121)
All’epoca della ribellione franchista in Spagna, la Quarterly metteva in guardia i suoi lettori dai tentativi della stampa, sia di destra che di sinistra, di screditare:
/…/ the rising tide of sane Spanish nationalism which is rapidly replacing the bloody rule of Red apes who have murdered and raped behind the screen of Menshevik respectability.122)
Le nazioni fasciste, “civilizzate” e “moderne”, venivano sempre contrapposte alla Russia comunista, “barbara” e “arretrata”. L’invito era a sostenere il fascismo, perché costituiva l’unica forza in grado di far fronte al “pericolo rosso”:
If we are wise we should do nothing to weaken this line of defence of Western civilization against Eastern barbarism. /…/ Fascism alone can save Western Europe from the Red Marshal /…/. Insurgent nationalism alone can bar his path.123)
Era opinione di Mosley che Hitler dovesse essere lasciato libero di agire nell’Europa dell’Est e che la Gran Bretagna non dovesse assolutamente lasciarsi trascinare in una guerra contro le potenze fasciste in difesa di interessi comunisti ed ebraici:
/…/ abbiamo combattuto la Germania una volta per una contesa con la Gran Bretagna e non la combatteremo nuovamente per una sua contesa con i Socialisti o gli ebrei.124)
I comunisti, come si è detto, erano, insieme agli ebrei, i più convinti antifascisti e costituivano un duro ostacolo alle manifestazioni di propaganda fascista. I dati forniti dal Distretto di Polizia Metropolitana (MPD) al Ministero dell’Interno britannico hanno consentito di calcolare che su un totale di 402 incontri, organizzati dai fascisti tra il gennaio 1934 e il settembre 1938, il 14% è stato interrotto o comunque disturbato da disordini provocati da comunisti e che dei 328 arrestati, i comunisti costituivano il 24%.
4. Le adesioni: estrazione sociale e distribuzione geografica del movimento.
4.1 I numeri dell’assenso.
Gli studiosi che si sono proposti di fornire i dati relativi al numero di iscritti alla BUF e all’andamento delle adesioni conquistate durante gli anni Trenta, hanno incontrato grandi difficoltà a causa della quasi totale mancanza di pubblicazioni ufficiali in merito. Questo spiega anche le divergenze che si riscontrano esaminando le cifre prodotte nei diversi studi sull’argomento. Le fonti che hanno consentito di formulare quantomeno un’ipotesi sul numero delle adesioni negli anni compresi tra il 1934 e il 1940 sono: le testimonianze dei collaboratori di Mosley, riguardanti il 1934, raccolte da Colin Cross, le fonti ufficiali, ma solo per il 1939-’40, e le cifre riportate dalla stampa relative al pubblico dei comizi organizzati dalla BUF. Non è stato possibile recuperare alcun dato per il periodo precedente il 1934.
Proprio la mancanza di dati certi consentì a Mosley di sostenere che le adesioni erano andate progressivamente aumentando dal 1932 al 1939, con poche e lievi fluttuazioni, e di respingere l’asserzione secondo la quale, a partire dal 1936, con l’approvazione, da parte del Parlamento, della Legge sull’Ordine Pubblico,125) il movimento fascista avesse imboccato la via del declino.
Nella Quarterly, così come nel Blackshirt, vengono riportati quasi esclusivamente i dati relativi ai successi ottenuti dal movimento e, inoltre, non vengono mai pubblicate cifre precise, perché, come affermava Mosley:
/…/ era nostra regola non pubblicarle. /…/ le fluttuazioni sono inevitabili e in una lotta di quella intensità sarebbe stato un errore far conoscere ai nostri avversari la nostra debolezza o la nostra forza.126)
È possibile, tuttavia, ritrovare nella Quarterly anche un accenno ad un periodo di difficoltà, che il fascismo inglese avrebbe attraversato nel corso del 1935. Ma, a questa ammissione, seguono subito delle precisazioni: si era trattato di una fase di crisi di tutti i fascismi europei ed era stata immediatamente seguita da un rapido rafforzamento.127)
Interpretando i dati raccolti nel corso delle sue ricerche, Cross fissava l’apice delle fortune del movimento nel 1934, e più precisamente tra il gennaio e il giugno di quell’anno, periodo che coincideva sia con l’appoggio alla BUF da parte del magnate della stampa, Lord Rothermere, sia con una fase di grande difficoltà per il governo nazionale, guidato dal laburista Ramsay Mac Donald. Le adesioni avrebbero raggiunto allora approssimativamente le 40.000 unità, di cui 5-10.000 membri attivi. La perdita del sostegno di Rothermere, nel luglio di quell’anno, segnò l’inizio di un progressivo calo del consenso che giunse al livello più basso nel 1939, con un totale di circa 9.000 aderenti (di cui 1.000 membri attivi). Cross rivelava la difficoltà di indicare con esattezza il numero dei membri del partito, difficoltà dovuta soprattutto al fatto che, contrariamente agli altri partiti, nella BUF non erano previste elezioni interne per la designazione dei funzionari e quindi non esistevano le liste dei votanti.128)
Negli anni Settanta, Robert Skidelsky129) utilizzò nuovi dati per la stima delle adesioni, giungendo a conclusioni sensibilmente differenti rispetto a quelle, fino ad allora indiscusse, di Cross.
Nell’interpretazione di Skidelsky rimaneva invariata la cifra relativa al 1934, fornita da Cross e ottenuta dalle valutazioni del già citato Dott. Forgan; cambiava, invece, completamente il dato relativo al 1939. Lo studioso notava che Cross aveva ricavato la cifra di 9.000 membri da una dichiarazione di Sir John Anderson alla Camera dei Comuni, il 25 luglio 1940, a sua volta basata sulle liste di iscrizione della BUF.130) Tali liste riportavano, però, solo i dati relativi ai membri attivi del movimento. Con il supporto di una relazione pubblicata dal Daily Mirror nel luglio 1939, di un’inchiesta sulle adesioni alla BUF nello Yorkshire e delle cifre riguardanti l’adunata a Earl Court nello stesso mese,131) Skidelsky ritenne di poter ipotizzare l’esistenza di almeno tre membri passivi per ogni membro attivo e concluse affermando che il dato relativo al 1939 era in realtà molto simile alle 40.000 unità del 1934. Secondo quest’ipotesi non si poteva più parlare di un costante declino delle adesioni dal 1934 in poi: vi fu certamente un ridimensionamento del movimento, dopo che Rothermere ritirò il proprio appoggio e anche a seguito di problemi finanziari e di dissidi interni al movimento, ma già l’anno successivo le adesioni ripresero, fino a riportarsi, nel 1939, agli stessi valori del 1934.
Un’ulteriore ipotesi sui dati relativi al numero di aderenti, che la BUF ottenne nel periodo 1934-’40, è stata formulata negli anni Ottanta dallo studioso britannico, G.C. Webber, nell’ambito di una ricerca sui partiti di destra in Gran Bretagna tra le due guerre.
Webber prende in esame sia le conclusioni di Cross che quelle di Skidelsky nell’intento di dimostrare, sulla base di nuovi dati messi a disposizione dal Ministero dell’Interno britannico, come entrambe le interpretazioni fossero almeno in parte fuorvianti.
Per quanto riguarda Cross, in realtà, Webber non ritiene necessario contestare, dati alla mano, le sue deduzioni, perché il quadro da lui delineato era “semplice, sensato e coerente con i frammenti di informazione allora disponibili”.132) Invece, per dimostrare l’erroneità delle conclusioni di Skidelsky, Webber fa uso delle nuove fonti a sua disposizione. L’argomentazione dello studioso si basa prevalentemente sui dati relativi alle vendite dei giornali della BUF, The Blackshirt e Action,133) per il periodo 1934-’39. La media mensile delle vendite permetterebbe di ipotizzare la cifra di 22.000 lettori di stampa fascista. Alla luce di questo dato, Webber può giudicare eccessiva la cifra di 40.000 membri, calcolata da Skidelsky: essa contrasterebbe con l’opinione, generalmente accettata, secondo la quale, dopo il 1935, la BUF attirò sostenitori più impegnati a livello ideologico nella causa fascista, che, quindi, avrebbero dovuto leggere i giornali del movimento.
Webber non contesta la cifra di 40.000 membri per il 1934, già fornita da Cross. Egli, infatti conferma che quello fu un anno eccezionale per le adesioni alla BUF. Ritiene, però, scorretto il procedimento di Skidelsky che, sulla base dei dati relativi a quell’anno particolare, fissò il rapporto tra membri attivi e membri passivi a uno a tre (1:3), e lo considerò invariato per anni successivi al 1934. In realtà, secondo Webber, un valore più vicino al vero si otterrebbe, fissando la proporzione tra membri attivi e membri passivi a uno a uno e mezzo (1:1,5), come dai dati riferiti al novembre del 1936, messi a disposizione dal Ministero dell’Interno britannico. Il totale così calcolato, per il 1939, sarebbe di circa 20.000 membri, un numero che riflette, grossomodo, quello dei lettori di stampa fascista ed indica che la BUF, in quell’anno, aveva raggiunto un livello di adesioni inferiore soltanto a quello dell’anno record 1934.
Riportiamo di seguito una tabella, sull’esempio di quella pubblicata da Webber,134) che riassume e chiarisce l’andamento del consenso al movimento di Mosley, tra il 1934 e il 1939:
Tab.1 Stima delle Adesioni alla BUF per gli anni 1934-’39.
Data | Adesioni | Fonti |
feb. 1934 | 17.000 | News Chronicle 6.2.34 |
ago. 1934 | 50.000 | Min. dell’Interno brit. |
ott. 1935 | 5.000 | “ |
mar. 1935 | 10.000 | “ |
nov. 1936 | 15.500 | “ |
dic. 1938 | 16.500 | “ |
sett. 1939 | 22.500 | Dichiarazione di Sir John Anderson, Camera dei Comuni, 25.7.40. |
N.B.: per gli anni in cui il totale non era noto, esso è stato calcolato sulla base del rapporto tra membri attivi e membri passivi fissato a 1:1,5.
4.2 Il sostegno del Daily Mail.
Vediamo ora in che modo il sostegno di Lord Rothermere e la particolare congiuntura politica influenzarono l’andamento del consenso.
Le ragioni che indussero Rothermere a farsi promotore di una campagna di stampa a favore della BUF sono da ricercarsi proprio nella situazione di crisi della politica britannica. Nella prima metà del 1934, le forze politiche, che si proponevano come alternativa al governo nazionale in crisi, erano da un lato la Socialist League, guidata da Stafford Cripps, e dall’altro la BUF di Mosley.
Rothermere – secondo quanto riferito da Cross – era allarmato dalla prospettiva di una rivoluzione comunista, quindi non avrebbe mai potuto accettare che l’estrema sinistra di Cripps governasse il paese; ma oltre a ciò, molto probabilmente, egli credeva di poter guadagnare la BUF ai propri obiettivi politici, cosa che non gli era riuscita con il partito conservatore.135) L’articolo che segnò l’inizio della campagna a favore di Mosley portava il titolo: “Hurrah for the Blackshirts!”, fu scritto dallo stesso Lord Rothermere e pubblicato sul Daily Mail, l’8 gennaio 1934.
Rothermere sosteneva che l’obiettivo di Mosley era quello di rimettere la Gran Bretagna “al passo coi tempi” e di governare la nazione nel migliore dei modi, sull’esempio dell’Italia e della Germania, che erano, parola di Rothermere, “beyond all doubts the best governed nations in Europe today”136) Altri articoli comparvero, non solo nel Daily Mail, ma anche negli altri organi di stampa di proprietà del magnate, vale a dire i due giornali della domenica, il Sunday Pictorial e il Sunday Dispatch e il quotidiano della sera, l’Evening News. Si trattava, dunque, di una porzione piuttosto influente di stampa inglese e per questo ilpur breve periodo del sostegno di Rotheremere portò i suoi frutti in termini di adesioni al movimento. Si nota, infatti, come risulta anche dalla tab.1, che da circa 17.000 adesioni, nel febbraio del 1934, si passò, nell’agosto di quello stesso anno, a circa 50.000 (40.000 secondo Forgan/Cross/Skidelsky), vale a dire che il numero degli aderenti alla BUF triplicò in soli sei mesi.
Il connubio tra Rothermere e la BUF si concluse, nel luglio del 1934, a causa di alcuni episodi che evidenziarono le divergenze tra il magnate della stampa e il leader fascista. Rothermere manifestò la propria disapprovazione soprattutto per le prese di posizione antisemite della BUF, che si palesarono nel corso del 1934, ma anche per la violenza durante i comizi e gli attacchi agli antifascisti, nonché per il fatto che Mosley continuasse ad esprimere la propria simpatia ad Hitler, anche dopo gli efferati delitti della “notte dei lunghi coltelli”.
Mosley, nell’autobiografia, presenta il proprio punto di vista sulla fine del rapporto tra la BUF e il Daily Mail, e sullo stesso Rothermere in questi termini:
Lord Rothermere mi spiegò di aver difficoltà con alcuni suoi inserzionisti, che non avevano gradito l’aiuto da lui dato alle Camicie Nere. /…/ Era un patriota e un personaggio di primo piano ma gli mancava il carattere necessario per assumere posizioni intransigenti /…/.137)
4.3 Estrazione sociale di militanti e simpatizzanti della BUF.
Qualche indicazione sul tipo di sostenitori che la BUF attirava può essere ricavata dalle considerazioni sul pubblico cui la stampa fascista era indirizzata. Per esempio, abbiamo già accennato al fatto che The Blackshirt si autodefiniva “the patriotic worker paper”: il target a cui si rivolgeva era, dunque, esplicitamente una classe di lavoratori, caratterizzata da un forte legame con il paese e con la tradizione. Per quanto concerne i contenuti del settimanale fascista, molti articoli erano dedicati a notizie di carattere nazionale e regionale: particolare attenzione era riservata al problema della disoccupazione e si insisteva sulla necessità d’intervento, da parte del governo, per incentivare l’industria e l’agricoltura britanniche. Il linguaggio utilizzato era semplice e diretto, i titoli, sempre ben evidenti, erano spesso strutturati a mo’ di slogan, poi ripresi nei numeri successivi. Non mancavano vignette umoristiche, tese a criticare il governo o a ridicolizzare gli ebrei, fotografie del leader e della folla che assisteva ai comizi, inserzioni pubblicitarie, annunci economici, ecc.
Questa analisi, indubbiamente parziale e sommaria, può, però, permetterci di azzardare l’ipotesi che i sostenitori del movimento fascista inglese fossero, per lo più, operai e agricoltori,138) desiderosi di un cambiamento, che, tuttavia, non comportasse un taglio netto con la tradizione e con le istituzioni; il loro interesse era rivolto ai problemi nazionali e regionali, più che alle questioni internazionali.
Se, però, prendiamo in considerazione la Quarterly, ci accorgiamo che è possibile giungere a conclusioni completamente diverse. La rivista fascista, infatti, sembrava concepita per tutt’altro tipo di pubblico, sia per i temi affrontati che per il linguaggio impiegato. Si trattava di una pubblicazione trimestrale, che raccoglieva saggi degli intellettuali del movimento, ma anche di illustri simpatizzanti, come ad esempio Ezra Pound, e traduzioni di articoli o discorsi di esponenti del fascismo europeo, come Mussolini e Goebbels. Questi scritti erano introdotti da un editoriale nel quale venivano discussi i principali temi di attualità, con particolare riguardo alla politica estera. Ogni numero si chiudeva con un elenco di libri consigliati e con le recensioni di alcune delle pubblicazioni più recenti. È chiaro, dunque, che questa rivista era indirizzata a dei lettori più colti, in grado di confrontarsi con tematiche più complesse e interessati anche a questioni internazionali. Lettori che con ogni probabilità appartenevano alla borghesia medio-alta.
La stampa fascista, dunque, si rivolgeva contemporaneamente a due fasce di pubblico tra loro molto differenti: il proletariato, da un lato, e la borghesia, dall’altro. Risulta allora difficile tracciare il profilo del “sostenitore tipo”, proprio per l’impossibilità di associarlo ad una determinata classe sociale o attività, che, almeno in parte, ne qualifichi le esigenze e le aspettative e dia ragione del suo consenso al movimento di Mosley. Questa stessa difficoltà ha portato alcuni studiosi del fascismo a concludere, un po’ sommariamente, che la BUF, attirò “diverse categorie di persone, che aderirono per svariati motivi.”139) Altri, invece, giunsero a dare una descrizione dettagliata del “sostenitore tipo”, una descrizione, però, inevitabilmente riduttiva, perché trascurava una larga fetta della base del movimento.140) Cross, dal canto suo, ha cercato di trarre informazioni sul tipo di persone che sostenevano la BUF, prendendo in considerazione i dati, ritrovati sul settimanale fascista Action,141) che riguardavano sessantaquattro candidati presentati alle elezioni tra il 1936 e il 1938:
The candidates were, on the whole, young. /…/ twenty-one in the age-group twenty-one to thirty, twenty-two in the age-group thirty-one to forty and twenty-one aged forty-one and over. Their occupations varied widely, the biggest categories being people engaged in ‘business’ (twelve), full-time British Union officials (ten), retired officiers of the service (eight) and farmers, market gardeners and poultry farmers (six). There were two schoolmasters, two journalists, two railways clerks, two accountants, one barrister, one doctor, one actor, one commercial artist, one travel agent’s courrier, one miner, one bus-driver and one controller of the Daily Mail’s women canvassing staff.142)
Questi dati non fanno altro che confermare l’eterogeneità del consenso, pur evidenziando una certa prevalenza di quelle categorie, che potrebbero rientrare nella cosiddetta “middle-class”. Altrove, Cross affermava, senza esitazione, che The long-service Blackshirt was a man of the lower middle-class, not particularly clever but capable of loyalty and sacrifice.143).
Un’analisi più approfondita del tipo di persone che aderivano alla BUF ci viene offerta, ancora una volta, dallo studio di Webber144). La BUF – egli sostiene – attirò gruppi diversi, in diverse aree e in momenti diversi. Fermo restando che il consenso ebbe un carattere eterogeneo per tutto il periodo 1934-’39, è, tuttavia, possibile indicare, di anno in anno, le categorie o classi sociali, che espressero il maggior numero di adesioni.145)
Nella prima metà del 1934, come si è visto, la BUF raccolse il maggior numero di consensi, grazie, soprattutto, al sostegno del Daily Mail. Il fatto che i lettori del Daily Mail appartenessero in gran parte alla borghesia, potrebbe suggerire che la BUF fosse, in quel periodo, un movimento prevalentemente borghese e, in effetti, in quei mesi, il movimento non riusciva, se non molto faticosamente, ad attirare l’attenzione della classe operaia. Comunque – precisa Webber – per avere una visuale completa della composizione dei consensi, non bisogna trascurare le pur limitate adesioni del proletariato, in particolare dei disoccupati.
Considerando il periodo compreso tra la seconda metà del 1934 e il 1935, Webber nota che al drastico calo di consensi (tab. 1) si accompagnò un vistoso cambiamento della base del movimento. I principali sostenitori della BUF erano, allora, operai e disoccupati delle industrie cotoniere del Nord; iniziavano, inoltre, ad emergere alcuni sparuti gruppi di aderenti nell’East End (Londra), che sarebbe diventata, tra il 1935 e il 1938, una roccaforte del fascismo. Webber non manca di constatare, anche in questo caso, l’impossibilità di delimitare la base del movimento ad una sola classe sociale: le relazioni dello Special Branch mostrano, infatti, la persistenza e addirittura la crescita delle adesioni da parte della borghesia. 146) Questa situazione – sempre secondo i dati raccolti da Webber – sembra protrarsi per tutto il periodo 1935-’38. Dalla fine del 1935 il numero delle adesioni riprese a salire e la BUF si rafforzò, soprattutto nelle zone industriali del Nord e nell’East End, ma, allo stesso tempo, si registrava una ripresa del consenso a Sud e a Sud Est, dove era forte la componente borghese. Per quanto riguarda, infine, il periodo 1938-’40,147) è Webber segnala un progressivo calo dei sostenitori nell’East End, ma, contemporaneamente, un incremento complessivo delle adesioni e una accentuazione del carattere borghese del movimento. Lo studioso attribuisce la crescita dei consensi da parte della borghesia alla politica di opposizione alla guerra adottata dalla BUF e fa notare, inoltre, che molti di questi sostenitori provenivano dal partito conservatore. Proprio in quel periodo, infatti, i conservatori stavano attraversando una fase di crisi, dovuta a divisioni interne e la BUF ne trasse notevole vantaggio.
Riassumendo potremmo dire che i sostenitori della BUF appartenevano, per lo più, a due classi sociali: la classe operaia e la borghesia. Non sarebbe corretto identificare il sostenitore fascista con una sola di queste due componenti perché, come dimostra la ricerca di Webber, esse furono costantemente compresenti, pur variando di anno in anno le rispettive percentuali sul totale degli aderenti.
4.4 Distribuzione geografica del movimento.
Cercheremo ora di tracciare una mappa dei consensi, aiutandoci con dei grafici, che ci permetteranno di indicare le aree maggiormente interessate dal fascismo. Per la realizzazione di questi grafici ci siamo basati sui dati presentati nel già citato studio di Webber e messi a disposizione dal Ministero dell’Interno britannico.
Il movimento fascista era nato a Londra e la componente londinese fu per tutto il periodo 1934-’40 quella più consistente. L’apice delle adesioni fu raggiunto, nell’East End, la zona Est della capitale, tra il 1936-’37. Molti abitanti dell’East End aderirono alla BUF perché favorevoli a una politica antisemita: il numero di ebrei in questa zona, come si è visto, era piuttosto consistente. Nella prima metà del 1934, la BUF era forte soprattutto a Londra, ma anche al centro, Yorkshire e Lancashire, e nella zona a Nord Est della capitale, East Anglia. Un numero modesto di adesioni si ebbe anche nei Midlands, in particolare a Birmingham, Wolverhampton e Stoke (fig. 1, p. 194).
Il 1935 fu un anno di grave perdita per il movimento: le adesioni passarono dalle 50.000 unità raggiunte nell’anno record 1934, alle 5.000 unità. Ancora una volta la maggior parte degli aderenti si registrò a Londra e nelle zone limitrofe; la somma delle adesioni nello Yorkshire e nel Lancashire costituiva il 40% del totale; Birmingham e altre zone, escluso il Nord, dove il consenso fu pressoché nullo, contribuirono per circa un decimo del totale ( fig. 2, p. 194).
Figura 1. Percentuali delle adesioni per aree geografiche nell’anno 1934.
Figura 2. Percentuali delle adesioni per aree geografiche nell’anno 1935.
Sempre secondo le relazioni dello Special Branch, durante il 1936, la BUF sembrò registrare una vistosa crescita dei consensi solo nell’East End, mentre lo Yorkshire e il Lancashire, pur incrementando il numero delle adesioni, perdevano in percentuale sul totale, contribuendo, insieme, per un 20% del totale contro il 40% dell’anno precedente. In compenso, però, si ebbe una ripresa del consenso al Sud e Sud Est. Il Nord, invece, rimase ancora un’area piuttosto difficile da conquistare per il fascismo inglese e le adesioni furono praticamente nulle (fig. 3).
Figura 3. Percentuali delle adesioni per aree geografiche nell’anno 1936.
A partire dal 1938 la BUF iniziò a perdere terreno nell’East End. Probabilmente, come suggerisce Webber, questo ridimensionamento del movimento fu una conseguenza dell’accordo di Monaco, che aveva sollevato del risentimento nei confronti della Germania e quindi una presa di distanza dal fascismo inglese, che non aveva mai nascosto le proprie simpatie per il nazismo. Contemporaneamente, però, crebbero le adesioni in altre zone della capitale e del Paese e questa tendenza si mantenne anche per l’anno successivo, tanto che, nel settembre del 1939, si registrò un numero di aderenti superiore del 50% rispetto alla fine del 1936.
È possibile supporre che, nel corso del 1939, il sostegno alla BUF venisse soprattutto da coloro che ne apprezzarono la presa di posizione pacifista. Il timore della guerra, dunque, fece sì che la BUF, da un lato, perdesse l’appoggio delle classi operaie dell’East End, che pur fortemente antisemite erano però altrettanto antitedesche, e, dall’altro guadagnasse il sostegno dei pacifisti, in gran parte appartenenti alla borghesia. Le informazioni contenute nelle relazioni dello Special Branch consentono di tracciare due diversi scenari della distribuzione dei consensi nel 1939. Il primo considera, che fuori dalla zona londinese, le adesioni si dividevano equamente tra Yorkshire e il Lancashire, e che le restanti zone contribuivano con un totale di 1.500 aderenti, vale a dire il 7% circa del totale. Il secondo scenario, invece, dà risalto alla ripresa del movimento nel Sud e Sud Est, dove il numero di adesioni sarebbe stato pari a quello registrato nello Yorkshire. Entrambi gli scenari, comunque, evidenziano la perdita percentuale delle adesioni a Londra: infatti, pur passando dalle 8.500 unità del 1936 alle 11.000, le adesioni della capitale, nel 1939, rappresentavano il 49-50% del totale contro il 56-57% del 1936 (fig. 4 e 5).
Figura 4. Percentuali delle adesioni per aree geografiche nell’anno 1939.
Figura 5. Percentuali delle adesioni per aree geografiche nell’anno 1939.
- “Una aberrazione della storia politica inglese”. S. CULLEN, Political Violence: The Case of the British Union of Fascists, in “Journal of Contemporary History”, vol. 28, n. 2, apr. 1993, p. 245
- “/…/ l’uomo più dotato della Camera dei Comuni /…/ il perfetto politico che è anche un perfetto gentiluomo /…/” Beatrice Webb, citata da R. SKIDELSKY, Great Britain, in S.J. WOOLF, European Fascism, London, Weidenfeld & Nicolson, 1968, p. 237.
- Mosley presentò le sue dimissioni al Primo Ministro Ramsay Mac Donald il 20 maggio 1930 in seguito alla mancata approvazione del documento, noto col nome di Mosley Memorandum, nel quale Mosley illustrava le sue proposte in materia di politica economica.
- Per maggiori dettagli sul fascismo inglese prima di Mosley e sui rapporti tra BF, IFL e BUF cfr. C. CROSS, The Fascists in Britain, London, Barrie & Rockliff, 1961, pp. 56-ss.
- “Blackshirts“: così venivano chiamati i seguaci di Mosley. La camicia nera fu inizialmente l’uniforme indossata dalla Fascist Defence Force, il gruppo organizzato da Mosley per la propria difesa personale durante i comizi. In seguito divenne la divisa ufficiale della BUF. Mosley sosteneva che non si trattava affatto di un’imitazione dei fascismi continentali: “La camicia è l’indumento più semplice e più economico atto al riconoscimento /…/. Già altri, prima di noi, avevano adottato camicie colorate per lo stesso motivo, ma ciò non rendeva il nostro movimento ‘italiano’ o ‘tedesco’ più di quanto l’indossare l’uniforme non rendesse tedesco l’esercito britannico. A questa ridicola accusa è facile rispondere.” O. MOSLEY, Il fascismo inglese, ( tit. orig. My Life, trad. P. Serra), Milano, Il Borghese, 1973, p. 25
- “/…/ il potere politico si fondasse sulla reazione di un vasto pubblico ad un discorso appassionante /…/” R. SKIDELSKY, op. cit., p. 236.
- C. CROSS, op. cit., p. 71.
- “/…/ un leader nazionale, un eroe che darà agli inglesi la fiducia di recuperare lo spirito che hanno perso. /…/ Mosley sta già emergendo dall’oscurità politica in cui i suoi nemici lo relegarono. Dietro di lui avanza una schiera di seguaci entusiasti pronti a morire affinché la Gran Bretagna possa rivivere”. Notes of the Quarter, (par. Challenging Destiny) in “The British Union Quarterly”, vol. II, n. 2, April-June 1938, p. 5.
- “/…/ alto e muscoloso, mascella quadrata e schiena diritta – che indicano disciplina, coraggio e vigore. Disegnato senza tratti dolci, era il prodotto di una società industriale, una ‘strumento d’acciaio’ per una ‘era di ferro’ /…/. /…/ il fascista aveva un’unica gioia: la causa. /…/ l’uomo fascista doveva riprendere lo spirito del fronte, la consacrazione alla causa che trascende l’individuo e la fazione”. P.M. COUPLAND, The Blackshirted Utopians, in “Journal of Contemporary History”, vol. 33, n. 2, April 1998, p. 264.
- O. MOSLEY, Forward in Fascism, in “The Fascist Quarterly”, vol. II, n. 1, Jan. 1936, pp.31-ss.
- S. CULLEN, The Development of the Ideas and Policy of the British Union of Fascists, 1932-40, in “Journal of Contemporary History”, vol. 22, n. 1, Jan. 1987, p.122.
- Vedi par. 2.2.1.
- Pubblicato a partire dal 1933, diventerà mensile a partire dal settembre 1937.
- Pubblicata per la prima volta nel gennaio del 1935, dal 1937 uscirà con il titolo di The British Union Quarterly.
- Non ci è stato purtroppo possibile reperire alcuna copia di Action, il primo organo di propaganda fascista, risalente a quando il movimento era denominato New Party, e che, dal 1936 in poi, diventerà la pubblicazione più venduta della BUF, né abbiamo trovato numeri di The Blackshirt precedenti il 1937. Ci affideremo perciò ai dati raccolti da altri studiosi del fascismo inglese, che citeremo di volta in volta.
- In particolare a S. CULLEN, “The Development…”, cit, p.115-7 e all’articolo (citato da S. Cullen) di N. NUGENT, “The Ideas of the British Union of Fascists”, in N. Nugent & R. King, The British Right, Farnborough, 1977.
- Di questo aspetto tratteremo nel par. 3
- Mosley stesso riconobbe l’influenza dell’andamento economico sul numero di adesioni alla BUF: “A quell’epoca traemmo indubbiamente forza dal peggioramento della situazione economica che si tradusse, nel 1938, in forte aumento della disoccupazione, /…/”, O. MOSLEY, Il fascismo inglese, cit., p. 63.
- “A National Policy” (una politica nazionale) è il titolo di un pamphlet, pubblicato nel gennaio del 1930, nel quale Mosley ed i suoi più stretti collaboratori fornivano i dettagli di una nuova politica economica e invitavano conservatori e laburisti a cooperare per far fronte alla crisi economica nazionale.
- O. MOSLEY, Il fascismo inglese, cit., pp. 18-19.
- È nota la simpatia di Pound per Mussolini e il fascismo. Egli visse per diversi anni ( tra il 1924 e il 1945) a Rapallo e nel 1933 tenne una serie di dieci conferenze storico-economiche all’Università Bocconi di Milano. In quello stesso anno incontrò Mussolini, un incontro per Pound memorabile tant’è che Mussolini sarà soggetto della quarta deca dei Cantos. Del fascismo egli apprezzò soprattutto l’ordine (apparente) che aveva dato all’Italia e che era frutto in primo luogo, secondo Pound, dell’organizzazione corporativa (una valutazione che fu anche di altri, in particolare all’estero, e che denotava una certa incomprensione o una conoscenza parziale della realtà italiana). Conobbe Oswald Mosley nei primi anni Trenta e scrisse saggi ed articoli sia per la Quarterly che per il Blackshirt. Si scagliò contro “i signori dell’oro”, contro “l’usurocrazia e il gold standard” e in questo contesto espresse disprezzo per degli ebrei, non intesi come “razza”, ma piuttosto come “incarnazione dell’usura”. Cfr. G. LEUZZI, Introduzione a E. POUND, ABC dell’economia, Firenze, Shakespeare & C., 1994, pp. 31-42; G. SIGH, Ezra Pound, ne “Il Castoro”, n. 154, ott. 1979, pp. 114-ss.
- E. POUND, A Social Creditor Serves Notice in “The Fascist Quarterly”, vol. II, n. 4, 1936, p. 492-99.
- O. MOSLEY, “Il fascismo inglese“, cit., p. 120.
- A. RAVEN THOMSON, Why Fascism? in “The Fascist Quarterly”, vol. I, n. 2, April 1935, pp. 243-53.
- A.B. GRIGGS, The Real Wealth of the Nation, in “The Fascist Quarterly”, vol. I, n. 4, Oct. 1935, p. 435.
- Speech of Signor Mussolini to the Assembly of the National Council of Corporations in “The Fascist Quarterly”, vol. I, n. 2, April 1935, pp. 126-ss. In questo discorso Mussolini oltre a dare una definizione di capitalismo e un’interpretazione della crisi del sistema capitalistico nonchè ad illustrare il ruolo delle Corporazioni nello stato fascista, esprime la sua convinzione della necessità di introdurre anche altrove questo sistema. Mussolini elenca le condizioni essenziali affinché l’adozione del sistema corporativo sia possibile: partito unico, stato totalitario, periodo di elevata tensione ideale.
- “/…/ il sistema economico corporativo sarebbe un sistema di ‘autogoverno economico’, protetto da scosse interne ed esterne attraverso la subordinazione del capitale finanziario all’interesse nazionale, attraverso il ‘protezionismo scientifico’ e l’autarchia imperiale”. P.M. COUPLAND, op. cit., p. 258.
- W. JOYCE, Britain’s Empire Shall Live Again in “The Fascist Quarterly”, vol. I, n. 1, Jan. 1935, p. 91-ss.
- S. CULLEN, “The Development…”, cit., p. 120.
- Titolo con cui dal 1937 verrà presentata la Fascist Quarterly.
- “Più volte in queste note abbiamo richiamato l’attenzione al grave pericolo di trascurare l’agricoltura nazionale ed abbiamo fatto notare il carattere proditorio di una politica finanziaria che sacrifica la produzione nazionale di alimenti a favore di importazioni a basso costo da paesi stranieri, come pagamento degli interessi sui prestiti concessi dalla City of London.” Notes of the Quarter (par. The Food Front) in “The British Union Quarterly”, vol. IV, n. 1, Spring 1940, pp. 14-15.
- L’argomentazione di chi scrive è significativamente riassunta nella frase: “By the end of the present winter, with high food prices and increasing unemployment, it will be a brave man indeed who will ask a working-class audience /…/ for money for Basque children or Chinese coolies. His audience will want to ask what is to be done for their children, and how they, and not the Chinese coolies are to survive.” (Entro la fine di quest’inverno, con gli elevati prezzi del cibo e la crescente disoccupazione, avrà del coraggio colui che chiederà alla classe operaia /…/ soldi per i bambini baschi o per i facchini cinesi. I suoi ascoltatori gli vorranno chiedere che cosa si intenda fare per i loro bambini e come quei bambini, e non i facchini cinesi, potranno sopravvivere). Notes of the Quarter (par. Back to Home Affaires), in “The British Union Quarterly”, vol. II, n. 4, Oct.- Dec. 1937, pp. 8-9.
- “Noi lottiamo per la libertà e per il pane”. Questo slogan ricorre in più numeri di The Blackshirt pubblicati tra il 1937 e il 1939.
- Vedi par. 2.2.1.
- O. MOSLEY, Domani vivremo. La politica dell’Unione Britannica, (tit. orig. Tomorrow We Live, 1938), Venezia, Edizioni Popolari, 1944, p. 61.
- “La BUF riteneva di impersonare tutti quei valori tipicamente britannici del passato, e allo stesso tempo di possedere tutte le virtù necessarie per un futuro veramente ‘scientifico’ e moderno.” S. CULLEN, “The Development…”, op. cit., p.124.
- Mosley si riferisce qui, probabilmente, a Alexander Raven Thomson, William Joyce e Arthur Keith Chesterton che furono tra i suoi più influenti collaboratori. O. MOSLEY, “Il fascismo inglese.“, cit., p. 62.
- Ibid., p.197. Vedi anche par. 2.2.2.
- C. CROSS, op. cit., p. 67.
- “Badate ai fatti inglesi”.
- Ancora una volta è possibile citare uno slogan per esemplificare, anche dal punto di vista delle scelte linguistiche, l’affinità tra Mosley e Mussolini: “Help us to Establish this Virile Form of Goverment” (corsivo nostro, “Aiutateci a stabilire questa forma di governo virile“). In questo modo i lettori di The Blackshirt vengono sollecitati a sostenere, anche finanziariamente, la BUF. The Blackshirt, n. 207, April 10, 1937, p. 8.
- A.L. GLASFURD, Fascism and the English Tradition in “The Fascist Quarterly”, vol. I, n. 3, July 1935, pp. 360-ss.
- N. BOBBIO, Dizionario di politica, Torino, UTET, 1976, p. 880.
- R. DE FELICE, “Storia degli ebrei…“, cit., p. 70.
- Ibid., p. 324.
- “La BUF è rivoluzionaria oppure non è nulla, perché lo Stato corporativo non riformerebbe il sistema attuale, ma creerebbe una nuova società”. O. MOSLEY, The Greater Britain, 1932, p. 13, citato in P.M. COUPLAND, The Blackshirted Utopians in “Journal of Contemporary History”, vol. 33, n. 2, April 1998, p. 257.
- Vedi par. 2.1.
- P. M. COUPLAND, op. cit., pp. 259-60.
- “Non ci sarà posto in Gran Bretagna per chi non accetta il principio di “tutti per lo Stato e lo Stato per tutti”. O. MOSLEY, The Greater Britain, 1932, p. 124, citato in P.M. COUPLAND, “The Blackshirted …”, cit., p. 262.
- P.M. COUPLAND, op. cit., p. 262.
- E. GALLI DELLA LOGGIA, Introduzione aP. FUSSEL, La Grande Guerra e la memoria moderna, Bologna, Il Mulino, 1984, pp. VIII-XIX.
- Anche Salvemini, sin dal 1922, individuò nella crisi postbellica come una delle cause fondamentali per lo sviluppo del fascismo. Cfr. G. QUAGLIARIELLO, Introduzione a G. SALVEMINI, “La polemica …”, cit. pp. 14-5.
- E. GENTILE, op. cit., pp. 115-6.
- Mosley, aveva combattuto nella prima guerra mondiale, guadagnandosi anche alcune decorazioni al valore, e quell’esperienza l’aveva profondamente segnato, tanto che, lasciato l’esercito e intrapresa la carriera politica, non smise mai di interessarsi della sorte dei combattenti e si impegnò in prima persona affinché ricevessero il giusto trattamento economico da parte del governo.
- I “vecchi partiti” da cui “si sentiva separato dalla barriera della guerra.” C. CROSS, op. cit., p. 15.
- “Combattiamo non solo per la terra che amiamo, ma anche per la Pace dell’Umanità”, O.MOSLEY, The World Alternative, in “The Fascist Quarterly”, vol. II, n. 3, July 1936, pp. 377-ss.
- “una nuova sintesi e una nuova solidarietà europee”, in O. MOSLEY, “The World Alternative”, cit., p. 388. Negli anni Sessanta, coloro che sostennero Mosley nel suo tentativo di ritornare sulla scena politica inglese, lo definirono un precursore dell’unione europea, richiamando l’attenzione proprio su questa sua proposta di collaborazione tra le potenze occidentali.
- O. MOSLEY, “Il fascismo inglese”, cit., p. 157.
- Per maggiori dettagli vedi S.J. WOOLF, op. cit., p. 265-ss.
- Notes of the Quarter (par. Fascism in France) in “The Fascist Quarterly”, vol. I, n. 3, July 1935 p. 261-ss.
- “(Mosley sostiene) /…/ la totale rinuncia di ogni interesse negli affari dell’Europa Orientale. Adolf Hitler si è assunto il compito di eliminare il Comunismo dall’Europa e di formare un baluardo contro qualunque ritorno di questo credo distruttivo dalla barbarica Russia. Lasciamogli dunque mano libera nell’Europa Orientale /…/.” Notes of the Quarter, (par. Mosley’s Foreign Policy), in “The British Union Quarterly”, vol. III, n. 3, April- June 1939, p. 13.
- “/…/ che l’Inghilterra liberi gli stati europei una volta e per sempre dalla stretta mortale dell’usura esercitata da Wall Street, che è dominata dagli ebrei.” Ibid., p. 13.
- O. MOSLEY, Il fascismo inglese, cit., p. 27.
- Ibid., pp. 28; 164-5.
- Ibid., p.157.
- Riportiamo, al proposito, un episodio, narrato da Harold Nicolson, uno dei collaboratori di Mosley, a C. Cross (op. cit. p. 56). Nel gennaio del 1932, Nicolson aveva accompagnato il futuro leader della BUF, nel suo “tour dei movimenti moderni” e sperava che un’osservazione diretta del funzionamento di uno stato fascista avrebbe “guarito” Mosley dalle sue tendenze pro-fasciste. Ma la sua si rivelò una speranza vana. Una volta giunti alla stazione ferroviaria di Milano, Nicolson acquistò una copia di un giornale controllato dal regime (Cross non rivela di quale giornale si tratti). Notando che l’intero giornale era dedicato alle occupazioni di Mussolini, egli lo mostrò (disgustato) a Mosley, perché si rendesse conto di com’era la stampa di regime. Con grande sorpresa di Nicolson, Mosley sogghignò compiaciuto, gli diede una pacca sulla gamba e disse che avrebbe desiderato ricevere lo stesso trattamento dalla stampa inglese. Quando poi, dopo il suo primo colloquio con Mussolini, Mosley si mostrò entusiasta del duce, Nicolson decise di fare le valigie e di lasciare Roma e il New Party.
- O. MOSLEY, “Il fascismo …”,cit., p. 138-41. Mosley considerava un vero e proprio insulto l’accusa di aver ricevuto denaro dall’estero. Colin Cross cita al proposito un brano di My Answer (1946), nel quale Mosley sostiene che i finanziamenti alla BUF provenivano esclusivamente da sostenitori inglesi. C. CROSS, op. cit., p. 93.
- “Within the Movement it was widely assumed, even taken for granted, that subsides were coming from Mussolini”. (All’interno del movimento si dava ormai per scontato che Mussolini lo finanziasse). C. CROSS, op. cit., p. 90.
- Robert Forgan militò con Mosley nelle file del Partito Laburista, poi lo seguì quando egli decise di fondare il New Party. Nel 1932 divenne direttore dell’Organizzazione della BUF e, in seguito, anche vice-capo del movimento. Nel 1934 si oppose alla campagna contro gli ebrei e, dopo alcuni tentativi falliti di condurre fascisti ed ebrei ad un accordo, nell’ottobre del 1934 presentò le sue dimissioni, ufficialmente per motivi di salute.
- Ibid., pp. 90-1
- L. GOGLIA, op. cit., pp. 893-6; vedi anche cap. 1, par. 5.
- Notes of the Quarter, (par. The Abyssinian Debacle), in “The Fascist Quarterly”, vol. I, n. 4, Oct. 1935, pp. 395-ss.; vol. II, n. 2, April 1936, pp. 335-ss. In questo stesso numero del 1936, viene riportata la traduzione di un saggio di Virginio Gayda, nel quale, oltre ad elencare le motivazioni della conquista dell’Etiopia, egli insiste sulla volontà italiana di mantenere buoni rapporti con l’Inghilterra e rende nota la disponibilità del governo italiano a trattare per un patto di comune garanzia nel Mediterraneo. V. GAYDA, Italy and the Empire, (tr. C.F. Wegg Prosser), pp. 353-60.
- ” una razza europea numerosa e prolifica”, Notes of the Quarter, in “The Fascist Quarterly”, vol. I, n. 4, Oct. 1935, pp. 395-403.
- W. JOYCE, Collective Security, in “The Fascist Quarterly”, vol. I, n. 4, Oct. 1935, pp. 422-ss.
- 2 gennaio 1937.
- “L’Italia non solo è disposta a cooperare, ma lo desidera fermamente /…/. L’atteggiamento britannico, però, è molto diverso. È tinto da un rancore estremo, risultato della sua sconfitta diplomatica riguardo alle Sanzioni. /…/ sfoga il proprio malcontento sull’Italia, ed è molto adirata con lei. /…/ è pronta ad attribuire all’Italia ogni sorta di intenzione ostile, che quest’ultima non ha mai nemmeno sognato, e a respingere e a guardare con diffidenza tutti i tentativi di riconciliazione dell’Italia. A. READE, Why Reject Italian Frienship? in “The British Union Quarterly”, vol. I, n. 3, April-June 1937, p. 78.
- “Mussolini potrebbe essere portato a credere, come Napoleone prima di lui, che l’Inghilterra è per lui un nemico implacabile, determinato a distruggerlo ad ogni costo. /…/ Dove – se protratto – condurrà questo sentimento anti-italiano? Quasi certamente alla guerra. A. READE, op. cit., p. 78-9.
- Notes of the Quarter, in “The Fascist Quarterly”, vol. II, n. 1, Jan. 1936, pp. 3-27.
- A. READE, op. cit., pp. 79-83.
- O. MOSLEY, op. cit., pp. 166-7.
- Ibid., op. cit., pp. 166-8.
- Ibid., pp. 169-ss.
- Ibid., p. 173.
- Ibid., p. 182.
- ” Condannai pubblicamente il modo in cui gli ebrei venivano trattati in Germania prima della guerra, ma non trasformai la questione in un casus belli fra le due nazioni. Ritenevo che l’interesse principale del mio Paese e del genere umano fosse il mantenimento della pace.” Ibid., p. 179
- Rinviamo al paragrafo successivo per maggiori dettagli sulle prese di posizione della stampa fascista in merito.
- O. MOSLEY., op. cit., p. 179.
- “Invece di condannare Hitler e Mussolini, dovremmo essere loro grati per il baluardo fascista che hanno eretto in Europa contro il minaccioso pericolo di aggressione da parte della Russia”, Notes of the Quarter (par. The Fascist Bulwark) in “The British Union Quarterly”, vol. I, n. 1, Jan-April 1937.
- A.K. Chesterton era cugino del più noto G.K. Chesterton, il quale, pur non dichiarandosi mai apertamente antisemita e non partecipando al movimento fascista, fu, però, membro della National League for Clean Government dal 1913 al 1923, un’organizzazione che promuoveva riforme sociali, ma che non vedeva affatto di buon occhio la presenza ebraica in Gran Bretagna; inoltre, egli collaborò con Hilaire Belloc alla rivista Weekly, nella quale entrambi gli scrittori pubblicarono saggi in chiaro tono antisemita.
- “Il Sunday Referee che è sotto il controllo degli ebrei”, così lo definisce lo stesso Chesterton. A.K. CHESTERTON, “Jewry’s Bluff Called”, in The Blackshirt, n. 213, 29/5/37, p. 1.
- “La razza britannica non sopporterà più a lungo questi ebrei attaccabrighe” Ibid., p. 2.
- “Ci si rende conto di come il Nazionalsocialismo, ristabilendo la speranza, rianimando la fiducia nel futuro della nazione, ha dato alla gente qualcosa per cui vivere. La vita antica del luogo continua come sempre, con l’aggiunta del Nazionalsocialismo. /…/ si sentono le voci acute delle B.D.M. (le ragazze di Hitler) /…/ o una banda di Hitler Jugend, ragazzoni virili /…/ C’è sempre una canzone di marcia nell’aria.” J. MORGAN, Hitler’s Berchtesgaden. An Idyll of New Germany, in “The British Union Quarterly”, vol. I, n. 1, p. 67.
- “Il capo disse: ‘voglio avere una nazione forte: fate in modo che il tempo di lavoro /…/ sia controbilanciato da parti di tempo d svago’ /…/.” Dr. R. LEY, Strength through Joy in “The Fascist Quarterly”, vol. II, n. 2, April 1936, pp. 111-ss.
- O. MOSLEY, op. cit., p. 31.
- S. CULLEN, “Political Violence …”, cit. p. 247.
- “Frequentava liberamente gli ebrei così come chiunque altro /…/. Non c’era antisemitismo nel New Party né, inizialmente, nella BUF.” C. CROSS, op. cit., p. 119.
- Particolarmente significativi per il loro carattere antisemita furono i discorsi che Mosley tenne all’Albert Hall di Londra, il 28 ottobre 1934, il 24 marzo 1935 e il 22 marzo 1936. C. HOLMES, Anti-Semitism in British Society 1876-1939, London, Edward Arnold, 1979, p. 177-9.
- Proprietario del Daily Mail, che per la prima metà del 1934 sostenne il movimento fascista. Nell’autobiografia Mosley scrisse: “Quando Lord Rothermere mi sosteneva, (gli ebrei) lo dissuasero con la minaccia di cannoni economici”. Per un approfondimento in merito rimandiamo al par. 4 (in particolare 4.2).
- Discorso di Mosley all’Albert Hall, il 28 ottobre 1934, in O. MOSLEY, “Il fascismo inglese”, cit. p.116-17.
- n. 194-261, gennaio 1937- marzo 1939.
- “A causa dello sporco potere del loro oro gli ebrei osano minacciare di distruzione il destino imperiale del popolo inglese. /…/ Noi accettiamo la lotta e giuriamo di non abbandonarla finché non avremo messo al sicuro l’Impero dal pericolo ebraico, /…/.”, A.K. CHESTERTON, “Jews Threaten the British Empire” in The Blackshirt, n. 224, 14/8/37, p. 5.
- “Il nostro infelice Paese è legato mani e piedi agli ebrei. Essi dominano gli affari britannici; il potere del loro denaro è legge. Se i britannici non prenderanno presto coscienza di questo fatto in un numero sufficiente, il risultato sarà troppo orrendo da contemplare.”, A.K. CHESTERTON, “Jews Expose Financial Democracy” in The Blackshirt, n. 225, 21/8/37, p. 5.
- “/…/ dove c’è un ebreo, c’è satana; dove c’è degrado e corruzione, c’è un ebreo.” J.F.C. FULLER, The Cancer of Europe in “The Fascist Quarterly”, vol. I, n. 1, Jan. 1935, p. 72.
- “Ebrei – Ebrei – Ebrei – che invadono diffondendosi ovunque /…/. Ebrei Conservatori, ebrei Liberali, ebrei Socialisti. Solo la British Union resta incontaminata”, R. GORDON CANNING, “Locusts of Humanity” in The Blackshirt, n. 203, 6/3/37, p. 5.
- “L’orda di locuste inondano i deserti, le montagne e scendono sui fertili campi della civiltà, divorando tutte le ricchezze /…/ lasciando dietro di sé la desolazione /…/”, R. GORDON CANNING, ibid.
- “Vanno avanti negli affari perché adottano pratiche così abiette che nessun inglese si abbasserebbe a considerarle. /…/ Questo è il modo in cui gli ebrei “vanno avanti” e prosperano. Non perché lavorino di più o siano più intelligenti, ma perché sono furbi e abietti nelle pratiche dei loro affari”, SAGITTARIUS, “How the Jews Get Their Trade” in The Blackshirt, n. 208, 17/4/37, p. 3.
- “/…/ questo sfruttamento del lavoro altrui ha dato loro ricchezza e con questa ricchezza si sono potuti creare un potere immenso.” J.F.C. FULLER, op. cit., p. 72.
- “L’antisemitismo è inevitabile in quei paesi dove il ‘semitismo’ è enfatizzato dalla sua vistosità e viziosità.Troppo ‘semitismo’ fa sì che nasca antisemitismo”, “Semitism Causes Anti-Semitism” in The Blackshirt, n. 194, 9/1/37, p. 7.
- “/…/ il predominio degli ebrei in Germania non era un mito, e l’esplosione dell’ira e dell’indignazione del popolo tedesco fu pienamente giustificata.”, E. SIMPSON, “The Stranglehold of Jewry” in The Blackshirt, n. 221, 24/7/37, p. 5.
- “Lasciamo che i trasgressori ebrei continuino la loro inutile lotta contro la giusta punizione per i loro crimini contro la comunità in cui vivono /…/. Gli interessi ebraici sembrano destinati a scavarsi la fossa da soli /…/. La paura li guida: paura di un verdetto meritato, alle elezioni, da parte del risvegliato popolo britannico”, A. RAVEN THOMSON, “Jews plot against Blackshirts ‘racial incitement bill’ demanded” in The Blackshirt, n. 207, 10/4/37, p. 1.
- “La British Union non vuole combattere contro alcuna razza, ma vuole liberare la grande maggioranza della popolazione britannica dal giogo di una vasta minoranza straniera.” “The Invasion Continues” in The Blackshirt, n. 256, Nov. 1938, p. 7.
- “Prendiamo posizione e diciamo che non abbiamo spazio per altri che non per noi stessi in Gran Bretagna, /…/. Svegliati, Gran Bretagna, sostieni la British Union, a meno che tu non voglia diventare /…/ schiava della Finanza Internazionale, che è per lo più composta da ebrei.”, “Jewish Influx: Powerful Influences at Work” in The Blackshirt, n. 256, Nov. 1938, p. 3.
- “/…/ perché i governi inglese e francese, che trascurano i loro cittadini per sostenere l’Alta Finanza e che non compiono mai la volontà della maggioranza entro le loro frontiere, dovrebbero precipitarsi nell’arena in difesa degli ottocentomila della minoranza ebraica in Romania, i cui diritti non sono neanche stati violati?”, A.K. CHESTERTON, “£ 500,000,000” in The Blackshirt, n. 244, Jan. 8, 1938, p. 1.
- “Migliaia di lavoratori britannici privati dei semplici beni primari con cui tenere insieme corpo e anima, vengono costretti a pagare questo denaro per i rifugiati ebrei, /…/”, “Labour Leader Demands £500 for each Jewish Refugee Family”, in The Blackshirt, n. 258, Feb. 1939, p. 1.
- “/…/ la verità /…/ è che ogni settimana, ogni giorno, sempre più profughi stranieri (ebrei) vengono assunti dall’industria britannica e sempre più lavoratori inglesi vengono buttati fuori.” “Refugees Do Cause Unemployment” in The Blackshirt, n. 259, March 1939, p. 8.
- C. CROSS, op. cit., pp. 149-168.
- “L’antisemitismo non faceva parte della nostra politica, perché io non mi ero mai scagliato contro gli ebrei in quanto popolo.” O. MOSLEY, op. cit., p. 113.
- Ibid., p. 60-61.
- Ibid., p. 59.
- “The story ran that the idea of Fascism came to Miss Rotha Litorn-Orman one day in 1923 while she was wedding the kitchen garden of her dairy farm at Langford, Somerset. She was grarvely alarmed at the rise of Socialist and Communism and decided to insert a series of six advertisements in the Duke of Nurthumberland’s paper The Patriot. The advertisements asked for recruits for a ‘British Fascisti’ to act as an organized force to combact Red Revolution.” (“Si diceva che l’idea del fascismo fosse venuta alla signorina Rotha Litorn-Orman un giorno del 1923 mentre ripuliva dalle erbacce il suo orto alla fattoria di Langford, nel Somerset. Era allarmata dal progredire del socialismo e del comunismo e decise di pubblicare una serie di sei annunci sul giornale del Duca di Nurthumberland, The Patriot. Gli annunci invitavano a far parte dei ‘British Fascisti’, un corpo organizzato per combattere contro la rivoluzione rossa.”) C. CROSS, op. cit., p. 57
- “Tutti i vecchi partiti hanno speso milioni in avventure straniere mentre privano il nostro popolo del necessario per vivere. /…/ I Conservatori e i Socialisti sono uniti nella politica di guerra all’estero e ‘fame’ all’interno. /…/ Così, il denaro, /…/ necessario per la costruzione di case in Gran Bretagna, deve andare alla Francia per mantenere in sella come Primo Ministro un ebreo Socialista.” O. MOSLEY, “London Starves While Huge Sums of Money Are Being Lent to France and Russia” in The Blackshirt, n. 199, 13/2/37, p. 1.
- “/…/ la crescente ondata di sano nazionalismo spagnolo che sta rapidamente rimpiazzando il sanguinario regime delle ‘scimmie’ Rosse che hanno ucciso e violentato dietro lo schermo della rispettabilità menscevica.”, Notes of the Quarter (par. War to make War) in “The British Union Quarterly”, vol. I, n. 3, July-Sept. 1937, p. 9.
- “Se siamo saggi non dobbiamo far nulla per indebolire questa linea di difesa della civiltà occidentale contro la barbarie orientale. /…/ Solo il fascismo può salvare l’Europa occidentale dal Maresciallo Rosso /…/. Solo l’insorto nazionalismo può sbarragli la strada.” Notes of the Quarter (par. The Fascist Bulwark) in “The British Union Quarterly”, vol. I, n. 1, Jan.-Apr. !937, p. 81.
- O. MOSLEY, “Domani Vivremo”, op. cit., p. 99.
- Approvata nell’ottobre del 1936, questa legge, secondo quanto riferito da Mosley nell’autobiografia, rendeva illegale l’uso di uniformi a scopi politici e vietava la formazione di “eserciti privati”, affidando alla polizia il mantenimento dell’ordine pubblico durante i comizi. Questi provvedimenti avrebbero parzialmente influito sull’andamento del consenso, pur non provocandone una netta diminuzione. L’abolizione delle uniformi rese più difficile l’imposizione di una disciplina ai membri della BUF e inoltre, insieme all’impossibilità di costituire un esercito, rese più vulnerabili i fascisti, perché non potevano essere distinti dalla massa degli aggressori e venivano spesso accusati ingiustamente. Ibid., pp. 65-9.
- O. MOSLEY, op. cit., p. 63.
- Notes of the Quarter in “The Fascist Quarterly”, vol. II, n. 1, Jan. 1936, pp. 3-27.
- C. CROSS, op. cit., pp. 130-31; G.C. WEBBER, Patterns of Membership and Support for the British Union of Fascists in “Journal of Contemporary History”, vol. 19, n. 4, Oct. 1984, pp. 576-7.
- R. SKIDELSKY, Oswald Mosley, 1975, cit. in G.C. WEBBER, pp. 577-80.
- Queste liste sarebbero state recuperate dai Servizi Segreti britannici di informazioni, presumibilmente nel corso delle operazioni che portarono all’arresto di Mosley e dei suoi collaboratori, sulla base del decreto 18B. Tale decreto dava al Ministro degli Interni il potere di arrestare gli iscritti di un’organizzazione se “i dirigenti dell’organizzazione hanno o hanno avuto, rapporti con persone dipendenti dal Governo, o simpatie per il sistema di Governo, di qualsiasi Governo con cui Sua Maestà sia in guerra.” O MOSLEY, “Il fascismo inglese“, op. cit., p. 244.
- Nel Daily Mirror si faceva riferimento all’incremento del sostegno alla BUF; l’inchiesta relativa allo Yorkshire indicava la cifra di 5.000 membri per il 1939; i resoconti sull’adunata a Earl Court riportavano la cifra di 20.000 partecipanti.
- G.C. WEBBER, op. cit., p. 576.
- Vedi nota 15.
- G.C. WEBBER, op. cit., p. 577.
- C. CROSS, op. cit., pp. 96-7; 117.
- “Senza dubbio le nazioni meglio governate nell’Europa di oggi” dal suddetto articolo di Rothermere in C. CROSS, op. cit.,pp. 95-6.
- O. MOSLEY, “Il fascismo inglese”, cit., pp.132-3.
- È ancora Cross sa riferire della speranza di Mosley di ottenere il consenso degli agricoltori. La campagna era da sempre stata la roccaforte dei Conservatori e conquistarla avrebbe significato una vittoria sicura. C. CROSS, op. cit., p. 107.
- S. RAWNLEY, The Membership of the British Union of Fascists in Lunn & Thurlow (eds.), British Fascism. Essays on the Radical Right in Inter-War Britain (1980) cit. in G.C. WEBBER, op. cit., p. 590.
- È questo il caso, citato ancora da Webber (op. cit., p.589), di Frederick Mullally, che nel 1946 descrisse il prototipo del fascista come un giovanotto della piccola borghesia del Sud di Londra, il cui padre era un impiegato statale di religione cattolica. F. MULLALLY, Fascism inside England, 1946.
- Vedi nota 15.
- “I candidati erano, nel complesso, giovani. /…/ ventuno nella fascia d’età tra i ventuno e i trenta, ventidue tra i trentuno e i quaranta e ventuno dai quarant’anni in su. Le loro professioni variavano molto, le categorie maggiori erano quelle delle persone occupate nel ‘commercio’ (dodici), funzionari della BU a tempo pieno (dieci), ufficiali dell’esercito in pensione (otto) e agricoltori, ortolani e allevatori di polli (sei). C’erano due insegnanti, due giornalisti, due impiegati delle ferrovie, due contabili, un avvocato, un dottore, un artigiano, un corriere d’agenzia di viaggi, un conducente d’autobus e un controllore delle agenti elettorali del Daily Mail.“, C. CROSS, op. cit., p. 180.
- “La camicia nera della prima ora era un uomo della piccola borghesia, non particolarmente intelligente, ma leale e votato al sacrificio.” C. CROSS, op. cit., p. 70.
- G.C. WEBBER, op. cit., pp. 589-ss.
- Webber si basa su relazioni presentate dallo Special Branch (Squadra Speciale della polizia) al Ministero dell’Interno britannico. Per maggiori dettagli: G.C. WEBBER, op. cit., pp. 601-5.
- ‘/…/ although the actual membership of the movement dwindled, the amount of sympathetic support – especially from the middle and upper-middle class – increased’ (‘/…/ anche se le adesioni effettive del movimento diminuirono, le dimostrazioni di simpatia – specialmente da parte della medio-alta borghesia – aumentarono.’) Report 9/5/35, Home Office, cit. in G.C. WEBBER, op. cit., p. 591.
- Con l’arresto di Mosley e dei principali esponenti del movimento, il 23 maggio 1940, si chiuse la vicenda politica del fascismo inglese. Mosley fu rilasciato nel novembre del 1943.