Con la discesa di Ya’aqov in Egitto, la Torah ci fornisce l’elenco particolareggiato dei componenti della famiglia. Come tutti gli elenchi, anche questo comprende nomi e cifre. La lettura di questi brani della Torah ci lascia sempre insoddisfatti, soprattutto quando riflettiamo sul fatto che la Torah a volte dedica pochissime parole a numerose mitzwot, che infatti verranno approfondite ampiamente nella tradizione rabbinica.
Ma i freddi numeri, come spesso avviene, trovata la chiave di lettura, celano messaggi molto interessanti. Lo stesso vale per questo brano.
Nel libro di Shemot, nella serie di parashot che saranno dedicate alla costruzione del Mishkan, H. affermerà varie volte di risiedere in mezzo al popolo ebraico: “weshakhantì betokh benè Israel – e risiederò in mezzo ai figli di Israele (Shemot 29,45).
Come avremo modo di vedere ci sono delle sorprendenti analogie fra l’impianto del mishkan e la struttura della famiglia di Ya’aqov.
Iniziamo a vedere alcuni numeri: i discendenti di Leah sono 33. Se tuttavia contiamo i nomi contenuti nel brano, questi saranno solamente 32. Questa circostanza non è sfuggita ai chakhamim, che hanno insegnato che Yocheved figlia di Levì, la madre di Mosheh rabbenu, è nata “fra le mura”, all’ingresso in terra d’Egitto.
I discendenti di Rachel sono invece 14. Siamo quindi a 46. Questo numero in natura e nel mishkan è molto significativo.
I discendenti di Zilpah (16) e Bilhah (7) sono complessivamente 23.
Abbiamo quindi un rapporto di 2/1 fra i discendenti delle mogli (46) e quelli delle ancelle (23).
Passando al Mishkan, gli assi nel lato meridionale e settentrionale sono 20, mentre nel lato occidentale 6, complessivamente 46. Le coperture nel mishkan sono invece in tutto 23: 10 coperture di lino, 11 di pelli di capra, 1 di pelle di montone tinta di rosso, 1 di pelle di tachash.
Il Midrash Tanchuma si confronta con un problema di ordine pratico: come faceva il popolo ebraico ad approvvigionarsi della legna necessaria per gli assi? Si narra che Ya’aqov piantò degli alberi di acacia quando scese in Egitto. Disse ai figli: figli miei! Siete destinati ad essere liberati di qui, ed il Santo Benedetto Egli sia vi dirà “fate un Santuario per Me”. Piantate dei cedri, e quando vi dirà di fare il Mishkan, i cedri saranno pronti in mano vostra!
L’accostamento è sorprendente: 46 assi in corrispondenza dei discendenti di Leah e Rachel, 23 coperture in corrispondenza di quelli di Bilhah e Zilpah.
In ambito scientifico questi numeri rivestono un ruolo altrettanto centrale, in quanto i cromosomi sono 46, e quelli sessuali sono 23. L’unione di due serie di 23 cromosomi danno luogo ad una nuova vita.
I figli di Ya’aqov che scendono in Egitto fungono da modello per il popolo ebraico che sorgerà da loro e per il Mishkan nel quale si poserà la presenza divina.
Nei brani che la Torah dedica al mishkan, questa dedica molto spazio all’idea di unità: “farai cinquanta fermagli d’oro a mezzo dei quali unirai le cortine l’una all’altra cosicché il Tabernacolo formerà un tutto” (Es. 26,6); “farai cinquanta fermagli di rame e introdurrai i fermagli negli occhielli e così riunirai la tenda in un solo corpo.” (Es. 26,11).
Il termine echad-uno compare 23 volte nel libro di Bereshit e 23 nel libro di Shemot. Il senso è che il concetto di unità è legato all’unione di questi due numeri. La prima unione nella storia dell’umanità nasce sotto questo segno: il verso (Gen. 2,22) “Con la costola che aveva preso dall’uomo, il Signore D. costruì una donna e la presentò all’uomo” è formato da 46 lettere, così come il verso in Zaccaria (14,9) “il Signore sarà re su tutta la terra in quel giorno il Signore sarà uno ed il Suo nome uno.” Queste due espressioni – “il Signore sarà uno” ed “il Suo nome uno” – rimandano a due differenti dimensioni, una propria del libro di Bereshit, dove viene narrata la creazione del mondo da parte di H., e l’altra propria del libro di Shemot, nel quale H. diffonde il proprio Nome attraverso i miracoli ed i portenti effettuati in Egitto.
La lista dei discendenti di Ya’aqov discesi in Egitto presenta una stranezza, perché due dei figli di Yehudah, ‘Er e Onan, erano scomparsi nel cap. 38 di Bereshit, perché allora annoverarli nel conteggio? Spiega il Ramban, che è vero che fisicamente erano scomparsi, ma la loro anima era sopravvissuta ed era trasmigrata nei corpi di Perez e Zerach, nati dall’unione fra Yehudah e Tamar. E’ possibile individuare ‘Er e Onan nel Mishkan? Due degli assi, quelli agli angoli posteriori, hanno una caratteristica particolare, perché sono visibili interamente dall’esterno, ma non dall’interno.
All’entrata del Mishkan c’erano cinque pilastri. Chi rappresentano nella famiglia di Ya’aqov? Ya’aqov stesso e le sue 4 mogli. Il parokhet (tenda) nel Mishkan era sostenuto da quattro pilastri, che rappresentano Avraham, Sarah, Ytzchaq e Rivqah. La tenda, che divide fra il Qodesh e il Qodesh ha-qodashim, è invece Yocheved, madre di Moshèh.
Il mishkan è quindi una rappresentazione delle radici di Israele, così come narrato nel libro di Bereshit. Non vi è forse segnale più forte del fatto che, come il Mishkan è destinato ad accogliere al suo interno la Presenza divina, il popolo ebraico assolve la medesima funzione.