Nella Parashà di Vayigash troviamo scritto: “Il Faraone chiese a Yaakov: ‘Quanti sono i giorni degli anni della tua vita?'”. Yaakov rispose al Faraone: “I giorni degli anni della mia vita sono stati centotrent’anni. Pochi e tristi sono stati i giorni degli anni della mia vita, e non hanno raggiunto la durata della vita dei miei antenati nei giorni della loro vita“. (Bereshit 47:8-9)
Durante l’importantissimo incontro tra Yaakov e il Faraone, il Faraone, ponendo una domanda apparentemente banale, chiede a Yaakov la sua età. Yaakov fornisce una lunga risposta, spiegando di aver sopportato una vita molto difficile, ma di non essere vissuto a lungo quanto i suoi padri. Questo dialogo è difficile da comprendere. È strano infatti che, tra tutte le domande che il Faraone avrebbe potuto rivolgere a Yaakov, abbia scelto di chiedergli la sua età. Altrettanto enigmatica è la lunga e apparentemente pessimistica risposta di Yaakov che arriva a menzionare il dolore che aveva sofferto.
Il Ramban e il Rashbam spiegano che Yaakov sembrava all’apparenza estremamente vecchio, e il suo aspetto colpì così tanto il Faraone che questi si sentì spinto a chiedere quanti anni avesse effettivamente. Yaakov quindi gli rispose che, sebbene fosse molto vecchio, sembrava ancora più anziano a causa delle numerose difficoltà che aveva dovuto affrontare nella sua vita.
Resta ancora da chiarire il motivo per cui Yaakov abbia dato una risposta così apparentemente pessimista.
Indipendentemente dal motivo della sua risposta, i Chachamim sono piuttosto critici nei confronti di questa risposta fornita da Yaakov ed arrivano a commentare che fu egli severamente punito per questo dialogo. Il Da’at Zekeinim cita nel suo commento un Midrash sorprendente: “Quando Yaakov disse: ‘Pochi e cattivi sono stati i giorni della mia vita’, il Santo Benedetto Egli sia gli disse: ‘Ti ho salvato da Esav e Lavan, ti ho restituito Dina e anche Yosef, e tu ti lamenti della tua vita perché gli anni che hai vissuto sono stati pochi e cattivi?! Per la tua vita, il numero di parole che intercorrono tra ‘e [il Faraone] disse, fino a ‘nei giorni della loro vita’, così sarà ridotto anche dai tuoi anni, così che non vivrai fino all’età di tuo padre, Yitzchak’. Questo è il motivo per cui Yitzchak visse 180 anni, e Yaakov solo 147 anni.” Questo Midrash critica aspramente Yaakov per aver descritto i suoi anni come pochi e cattivi. Come punizione, Yaakov perse un anno per ogni parola di quel dialogo, per un totale di 33 parole, e visse solo 147 anni invece dei 180 di suo padre.
Ci sono due punti molto importanti che si possono ricavare da questo Midrash. Il primo parte in realtà da un problema. Rav Chaim Shmuelevitz nota che Yaakov usa in realtà solo 25 parole, mentre le altre 8 costituiscono nei fatti la descrizione che fa la Torà della domanda iniziale del Faraone a Yaakov sulla sua età. Mentre possiamo capire il motivo per cui Yaakov sia stato penalizzato per la sua valutazione negativa della propria vita, risulta più difficile comprendere il motivo per il quale debba essere punito per la domanda del Faraone. Rav Shmuelevitz stesso spiega, come sottolineato anche in altri commenti, che Yaakov sembrava così vecchio a causa del suo atteggiamento nei confronti delle sofferenze. Se non avesse avuto un atteggiamento così negativo nei confronti della sua vita, non sarebbe mai apparso così vecchio e non avrebbe mai spinto il Faraone a chiedergli della sua età. Così, come perse 25 anni per il suo atteggiamento verso il dolore, ne perse 8 aggiuntivi perché quello stesso atteggiamento lo portò ad apparire in modo tale da indurre il Faraone a porre quella domanda. Questo ci insegna che l’atteggiamento interiore di una persona si riflette sul suo aspetto esteriore, e se tale aspetto trasmette un messaggio negativo, allora una persona ne è ritenuta responsabile.
Un secondo punto importante può essere ricavato da un’attenta lettura della critica di D-o a Yaakov come riportato nel Midrash citato precedentemente. D-o non dice in nessun modo che Yaakov non avesse sopportato alcuna difficoltà, e si concentra sulle quattro grandi difficoltà che Yaakov ha dovuto affrontare nella sua vita: La minaccia di Esav, il periodo difficile durante la convivenza con Lavan, l’episodio del rapimento di Dina e la scomparsa di Yaakov. D-o sottolinea che alla fine salva Yaakov dalle minacce di Esav e Lavan e riporta Dina e Yosef a casa. L’enfasi della critica rivolta a Yaakov, quindi, riguarda il fatto che egli si fosse concentrato sul dolore di quegli eventi, quando invece avrebbe dovuto sottolineare il fatto che D-o lo aveva salvato ogni volta, nonostante avesse sopportato sofferenze indicibili in quegli episodi.
Il Shadal porta un ulteriore commento prezioso sulle parole “i giorni degli anni della mia vita” usate da Yaakov: Nel suo commento scrive che si tratta di un’allusione alla permanenza dell’anima su questa terra, come scritto nei Salmi: “poiché sono un pellegrino presso di Te” (Salmi 39:13). Questo non si riferisce alla brevità della vita in questo mondo, ma piuttosto al fatto che l’uomo non ha il controllo degli eventi che accadono e che tutto è nelle mani della Divina Provvidenza, ed è per questo che nei Salmi è scritto “sono un pellegrino presso di Te”, perché D-o è come il proprietario della casa e l’uomo dimora presso di Lui come pellegrino.
Questi commenti ci portano un insegnamento molto importante. e potente. Quando nella nostra vita affrontiamo momenti difficili, come si esce da quei momenti, come ci si rapporta agli eventi passati: Ci si concentra sul dolore e sulla sofferenza, o sul risultato finale, se D-o vuole positivo? Il rimprovero di D-o a Yaakov riportato nel Midrash ci insegna che ogni persona ha l’obbligo di concentrarsi sul finale positivo e di non soffermarsi sul dolore. I commenti di Rav Shmuelevitz e del Shadal ci insegnano inoltre che sì, ci sono momenti che possono essere più o meno difficili nella nostra vita ma, per quanto complicato, quello che fa la differenza è la consapevolezza e il nostro approccio alla difficoltà. La medicina e l’antidoto migliore che possiamo assumere è la tefillà, l’emunà e il bitachon, la fede in D-o, il comportamento corretto, la preghiera e l’osservare le mitzvot.
